«Chiamatemi Ismaele»: il professionista della PA per il Parco del Ticino

Un nome ebraico che richiama più il mare aperto che un fiume, una formazione classica, una laurea in divenire e una vita da funzionario pubblico. Ismaele Rognoni è il nuovo presidente del Parco del Ticino. Classe 1992, diploma al liceo classico (tra le lingue parlate c’è anche il greco, oltre all’inglese «eccellente» e al francese) e una laurea da raggiungere, è il primo vigevanese a guidare il Parco, dopo Luciano Saino. Tra i due passa qualche differenza. Leghista doc Rognoni, socialista Saino. Il primo è gentile, cortese e con alle spalle una vita da uomo dalla specchiata fedeltà alla Lega nel solco dell’ex sindaco e consigliere regionale Andrea Sala. Il secondo era ruvido, diretto e irregolare nel suo aderire al socialismo. Entrambi amano il parco del Ticino, con due approcci completamente diversi.

Quale sarà la sua prima azione come presidente del Parco?

«Voglio incentivare la parte turistica, so che il parco ha già un ampio numero di visitatori e che un progetto importante dovrebbe essere portato termine nel corso dell’anno. La prima cosa che faremo sarà proprio cercare di aumentare la visibilità e il flusso di persone».

Sui social alla sua nomina ci sono state critiche al curriculum. Alcuni esponenti politici rivali hanno parlato di mancanza di titoli adeguati. L’hanno scoraggiata?

«Mi fa piacere che i miei avversari politici dopo dieci anni siano usciti dall’armadio togliendosi un po’ di naftalina, perché fondamentalmente sono le persone che già mi criticavano dieci anni fa. Il mio curriculum denota una preparazione e una conoscenza della pubblica amministrazione che sinceramente a 32 anni non penso siano tanti ad avere. Ho ricoperto un ruolo istituzionale come consigliere. Sono stato amministratore unico di una società che si occupa di gas (Vigevano Distribuzione Gas, ndr). Lavoro nella pubblica amministrazione, comparto sanità da cinque anni. L’anno prossimo in primavera mi laureo in giurisprudenza (presso l’università telematica Pegaso, ndr): ho terminato gli esami e sto scrivendo la tesi. Mi sono così arricchito di una preparazione giuridica. L’incarico di presidente del Consiglio di gestione è un ruolo politico, individuato dagli enti».

Qualcosa di strano nel curriculum c’è. È uno dei rari casi di diplomato al classico che va a lavorare subito dopo. Come mai?

Avevo iniziato gli studi in scienze giuridiche all’università di Pavia, però era un periodo un po’ complicato nella mia vita. Per motivi personali poi non ho proseguito, dopodiché quando è scoppiata la pandemia, nel 2020, mi sono detto perché non ricominciare a completare un percorso di studi che sentivo dentro di me un po’ incompiuto.

Il Parco del Ticino deve affrontare il nodo della Vigevano-Magenta, che ha riscosso pareri contrari nei comuni del milanese. Quando lei ha parlato di essere contro “l’ambientalismo cieco” qualcuno ci ha visto un’accettazione senza discussione del progetto. Come si comporterà?

«Diciamo che l’ambientalismo che ho definito cieco, come quello dei No Tav e dei No Tap, rappresenta quella parte estremista di un qualcosa che è fondamentalmente giusto, perché io penso che un po’ tutti siamo ambientalisti e un po’ tutti amiamo la natura, però questo non può incidere poi sullo sviluppo infrastrutturale di una zona. Se noi parliamo con i pendolari che quotidianamente fanno la tratta Vigevano-Milano, probabilmente potrebbero spiegare meglio di me quanto sia vitale avere un collegamento diverso. Potrebbe portare solo un beneficio anche al Parco stesso, che potrebbe essere più visitato».

Nel parco ci sono però comuni i cui sindaci sono contrari?

«Uno solo ed è l’unico che si è astenuto durante la mia elezione a presidente. Non credo che un solo comune possa danneggiare gli altri. Si inizi a ragionare sulle opportunità e sui problemi delle altre città. E ad agire con un po’ meno di egoismo».

Andrea Ballone

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