Solo due calzaturifici garlaschesi tra gli espositori presenti al Micam 2024 di Milano. La manifestazione di settore, giunta alla sua 97esima edizione, si è svolta dal 15 al 17 settembre, presentando quelle che sono le nuove tendenze per la moda primavera-estate 2025. Secondo appuntamento di quest’anno, dopo quello dello scorso febbraio, che ha visto una grande partecipazione di visitatori ed espositori da tutto il mondo, eccetto Vigevano. Non una novità né una sorpresa, ma il dato porta a riflettere su quello che è lo stato attuale della manifattura calzaturiera ducale e lomellina, un tempo (remoto) capitale della scarpa.
LA PROFESSIONE «La crisi nel settore dura ormai da quindici anni – spiega Gianlodovico Lecchi, titolare del calzaturificio Ester di Garlasco – bisognava mettere dei paletti anni fa, quando c’è stato l’avvento della Cina». Incentivi a sostenere la categoria che sono stati pressoché nulli da parte delle istituzioni, tanto che «ormai siamo rimasti solo in due qui in fiera».
Quindici anni fa si sarebbe potuta istituire una scuola della calzatura a Vigevano mantenendo vive professioni come quella delle orlatrici, tagliatrici e modellisti. Mano a mano invece è andato tutto a sparire.
FIERA Nonostante tutto, il Micam rimane un appuntamento fisso a cui non si può mancare. «Qui si ha la possibilità di farsi notare da professionisti e acquirenti di tutto il mondo – spiega il titolare del calzaturificio Ester – chi è interessato alla calzatura viene qui e per questo è importante esserci. Noi non abbiamo mai mancato un appuntamento del Micam, ogni anno siamo qui da quasi sessant’anni». Anche se i guadagni sono diversi rispetto a quelli di qualche anno fa, la fiera meneghina rimane un punto di riferimento per la visibilità. «Una volta c’erano molti più ordini – continua Lecchi – ora la cosa più importante è coltivare i contatti con tutta la filiera del calzaturiero, fidelizzando i clienti, soprattutto quelli dall’estero. Il Micam resta la vetrina più importante per noi».
INNOVAZIONE Uno sguardo al futuro che vede l’introduzione di nuove tecniche e materiali così come il coinvolgimento delle nuove generazioni. «A seguire le mie orme in azienda anche mia figlia – racconta Lecchi – un po’ come ho fatto anche io con mio padre trent’anni fa. È emozionante perché riusciamo a unire tradizione ed esperienza in settore, con innovazione e nuove tecnologie». Puntare sulle nuove leve e sulla tradizione è quindi il segreto per portare avanti l’eredità della fu capitale della calzatura. «Alcune aziende si sono spostate all’estero perché la manodopera costa molto meno rispetto all’Italia – dichiara Gianluca Pisati, titolare del calzaturificio Lusar di Garlasco – andando principalmente in Cina, in Romania o in Portogallo». Una difficoltà che si riscontra anche per i rifornitori. «Prima Vigevano era un punto di riferimento – continua Pisati – ma oggi bisogna spostarsi nel padovano o nel bresciano per cercare aziende fornitrici».
TENDENZE Sebbene le difficoltà nel settore non siano poche, la qualità del made in Italy rimane sempre una garanzia in fatto di vendite, incentivando i calzaturifici locali a farsi conoscere dai tanti buyers in fiera, confrontandosi con firme di tutto il mondo.
Per la prossima primavera-estate saranno sicuramente protagoniste le ballerine e, in generale, il mondo flat assenti dopo un lungo periodo – racconta Pisati – così come i colori pastello che torneranno a farla da padrone.
Un’attenzione che gli espositori riservano anche alla scelta dei materiali, guardando alla sostenibilità, ma senza rinunciare a qualità e tradizione. «È bene stuzzicare la voglia d’acquisto dei clienti puntando su creatività, materiali e modelli – aggiunge in chiosa Lecchi – in particolare con materiali come camosci, nappe, rigorosamente italiane, raso, ma anche broccati con stampe animalier. Punto forte di questa primavera-estate il denim, non solo materiale di recupero, ma tessuto che dà nuova vita».
Rossana Zorzato
(ha collaborato Giulia Drago)