Un’indagine rivela che metà degli studenti non parte. Colpa dei prezzi, della burocrazia e della mancanza di insegnanti disposti ad accompagnare. Le scuole cercano soluzioni alternative, ma il divario tra chi può e chi non può viaggiare si allarga.

UNO SU DUE A CASA Le gite scolastiche, da sempre un rito di passaggio per generazioni di studenti, stanno diventando un lusso per pochi. Secondo l’Osservatorio 2025 di Skuola.net, che ha coinvolto 3.000 alunni, quasi il 50% non parte. Le cause? Costi proibitivi (la spesa media è di 424 euro, +5% rispetto al 2024) e la crescente indisponibilità dei professori (40% dei casi). Tra chi rinuncia, il 29% ha già ricevuto comunicazione ufficiale della cancellazione, mentre l’11% aspetta ancora notizie, con poche speranze a stagione inoltrata. C’è anche chi sceglie di non partecipare: il 50% per mancanza di interesse, un terzo per difficoltà economiche.

I PROF DICONO NO Se una volta accompagnare gli studenti in gita era quasi un obbligo morale, oggi sempre più insegnanti rifiutano. Le ragioni sono molteplici: abolizione delle diarie (i rimborsi sono spesso simbolici), responsabilità aumentate (vigilanza 24 ore su 24, controlli su autisti e mezzi), pressioni dei genitori, sempre connessi con i figli e pronti a intervenire per ogni minimo imprevisto, e l’età media avanzata del corpo docente, che rende faticoso gestire gruppi di ragazzi fuori sede.

Le procedure sono complesse e faticose, e spesso le segreterie sono sotto organico, spiega Tiziana Sallusti, preside del liceo Mamiani di Roma.

TROPPA BUROCRAZIA Dal 2023, il nuovo codice degli appalti obbliga le scuole a bandire gare pubbliche per viaggi superiori a 140.000 euro, un processo lungo e complesso per istituti già in affanno. L’Anac ha concesso deroghe fino a maggio 2025, ma dal prossimo anno le scuole dovranno adeguarsi. Per sostenerle, la Legge di Bilancio 2025 ha previsto l’assunzione di 101 funzionari dedicati, ma intanto molte gite saltano.

E LE SCUOLE? Alcuni istituti hanno trovato soluzioni creative: crociere didattiche in bassa stagione, con prezzi più accessibili, gite brevi (due giorni invece di quattro), tour virtuali e collaborazioni con scuole estere, accordi con alberghi per tariffe scontate. Ma il divario resta marcato: nelle scuole di aree benestanti si viaggia ancora, mentre in quelle periferiche o con famiglie in difficoltà le rinunce sono all’ordine del giorno. Solo il 15% degli istituti può contare su borse di studio o contributi regionali.

BONUS Per aiutare le famiglie, il Ministero dell’Istruzione ha stanziato 50 milioni di euro in bonus per chi ha un ISEE sotto i 15.000 euro. Ma non basta. Servirebbero più risorse, meno burocrazia e modelli flessibili per salvare un’esperienza che, come ricorda un esperto, «resta fondamentale per la crescita degli studenti». Intanto, tra chi parte, le mete preferite sono Firenze, Napoli e Palermo, mentre all’estero spopolano Atene, Barcellona e Praga. Il pullman rimane il mezzo più usato (53%), seguito da aereo (25%) e treno (13%). La sfida ora è chiara: ripensare le gite senza escludere nessuno. Prima che diventino un ricordo del passato.

Ms, Ig

1Elda Frojo dirigente all’Itc Casale

VIG Casale dirigente Frojo
Elda Frojo (Casale)

Per l’istituto che dirigo, che accoglie l’indirizzo ,turistico, è particolarmente importante, per i ragazzi, fare viaggi. Uscite didattiche, viaggi di istruzione, stage, scambi grazie all’Erasmus, continuano ma non posso non ammettere che rispetto al passato qualche problema c’è. Le famiglie stanno attente anche alle spese minime; è chiaro che in questa ottica è difficile pensare che possano affrontare viaggi onerosi. Come istituto, stiamo da sempre molto attenti, cerchiamo di trovare una soluzione possibile che permetta agli studenti di effettuare viaggi importanti per la loro formazione scolastica e personale. I docenti dimostrano disponibilità, soprattutto quelli del triennio, mentre al biennio la situazione è diversa: i ragazzi, talvolta, non sono molto gestibili e questo condiziona anche la risposta degli insegnanti. Un un tavolo di confronto per trovare strategie condivise? No so fino a che punto possa essere utile; secondo il mio punto di vista, occorre scegliere opzioni più concrete, pratiche, meno fumose di tavoli di confronto, che portano a poco. Ad esempio, creerei dei progetti coinvolgendo le agenzie di viaggio, agevolazioni, pacchetti speciali, incentivi e convenzioni che vengano incontro alle esigenze delle scuole.

2Giovanna Montagna, dirigente Ic viale Libertà

La dirigente Giovanna Montagna
Giovanna Montagna

Ritengo utile differenziare tra scuola primaria e secondaria di I grado; nel primo caso la partecipazione è molto elevata poiché le famiglie aderiscono e i costi sono più accessibili, trattandosi di visite guidate di un giorno. Inoltre le insegnanti sono sempre propositive, motivate e disponibili ad accompagnare.

Nella secondaria, anche la visita guidata di un giorno vede una partecipazione ridotta dovuta in parte a una scarsa motivazione… Si fanno strada tra i ragazzi altri interessi e altre scelte economiche. Inoltre la disponibilità dei docenti si riduce, forse anche per la maggiore difficoltà a gestire le classi e le crescenti responsabilità.

Se si tratta di stage linguistici o di settimana bianca, la motivazione è elevata ma i costi spesso sono la discriminante. Sicuramente, individuare mete interessanti e saper coinvolgere e motivare gli alunni è il presupposto da cui partire, naturalmente contenendo i costi.

Per essere utile un confronto e uno scambio di idee, tuttavia l’offerta visite guidate è molto varia e ogni istituto deve guardare alla propria utenza per calibrare e ottimizzare le proposte formative.

3Pietro Chierichetti, dirigente Ic Anna Botto

Il dirigente Pietro Chierichetti
Pietro Chierichetti

Le uscite didattiche sono sempre più costose e complesse da gestire. Oltre a definire un’organizzazione interna abbiamo provato a incentivare percorsi di scoperta del territorio che sono più economici in relazione ai trasporti e consentono ai nostri alunni di scoprire meraviglie che spesso non conoscono. Sicuramente va aperto un tavolo di confronto con tutti gli attori per trovare soluzioni praticabili, ma personalmente ritengo che in questa fase le uscite vadano commisurate alla situazione economica e sociale: l’uscita va fatta sempre in modo inclusivo e quando una parte consistente della classe non può partecipare allora va ripensata a monte. Nel nostro regolamento delle uscite abbiamo infatti pensato a una percentuale minima di partecipazione, senza la quale l’uscita non può essere considerata inclusiva e quindi va rimodulata.

4Gabriele Sonzogni, dirigente Ic di Gambolò

L’ideazione e poi la concreta organizzazione delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione rappresenta davvero un passaggio sempre più complesso nell’ambito della vita scolastica. Partendo dall’esperienza comune a tutti per cui la partecipazione alla “gita” rimane forse uno dei ricordi in assoluto più vivi del proprio percorso scolastico, nel nostro istituto comprensivo cerchiamo di garantire agli studenti durante l’anno l’organizzazione dei viaggi di istruzione, nella consapevolezza del loro valore dal punto di vista formativo e relazionale. Per contenere i costi, cerchiamo di avvalerci anche di iniziative scolastiche di “crowdfunding” (saggi, mercatini, “vendita” di lavoretti) per avere a disposizione qualche tesoretto utile per alleggerire le spese di qualche famiglia e garantire la partecipazione di alunni “meritevoli” sulla base di una attenta valutazione da parte dei docenti. Anche l’avvio il più possibile anticipato delle procedure organizzative (già a settembre-ottobre) può da una parte contenere i costi e anche permettere di affrontare in modo più disteso le aumentate complessità di tipo amministrativo, dovute al rispetto degli obblighi di trasparenza e di corretta attuazione quanto previsto dal nuovo codice degli appalti.

Certamente quanto viene riconosciuto ai docenti (dal punto di vista economico o come recupero orario), spesso stabilito su base “forfetaria”, ha un valore quasi meramente simbolico e in generale non può essere proporzionato all’impegno orario richiesto (assistenza 24 ore su 24) e soprattutto alle gravose responsabilità connesse. Tuttavia, la mia percezione è quella comunque che i docenti facciano prevalere il desiderio e la volontà di garantire una esperienza formativa particolarmente attesa da parte degli alunni, specie se – in un’ottica di serena alleanza educativa – viene percepita la piena fiducia da parte delle famiglie, come potrebbe dimostrare l’adesione da parte di pressoché tutti gli alunni della classe. Sicuramente l’organizzazione di un tavolo di confronto istituzionale potrebbe essere utile, eventualmente per “centralizzare” (e quindi rendere più efficienti ed economiche) le procedure amministrative più complesse o comunque comuni all’iter organizzativo attuato da tutte le scuole.