La festa della Liberazione, una delle tappe più importanti della storia italiana e del secolo scorso, non trova più spazio tra le nuove generazioni. Le cause sono più di una: da chi ha raccontato di non aver mai avuto modo di approfondire a livello didattico il valore della Resistenza e della lotta al nazifascismo, a chi lo considera un evento, una manifestazione ormai superata, dato che dal 25 aprile 1945 sono trascorsi 80 anni. Eppure qualche voce fuori dal coro c’è, si trova, esistono ragazzi che se messi nella possibilità, vorrebbero capire il perché ha ancora senso festeggiare la liberazione d’Italia dal regime fascista.
UN GIORNO COME UN ALTRO «Per me è un giorno come un altro – racconta Mike Iarelli – ho diciannove anni, sogno di entrare nell’esercito ma ammetto che mi manca quella componente educativa della scuola, visto che mi sono fermato alla licenza media. Non ho ancora avuto modo di capire cosa rappresenti il 25 aprile, spero di poter conoscere qualcuno capace di spiegarmelo, anche se non sono un particolare amante della storia». Giulia Ciancimmino e Luca Vitale hanno da poco terminato la scuola. Giulia è in cerca di occupazione, mentre Luca lavora in una ditta elettrica. Per entrambi spetta alle istituzioni, ai docenti «spiegare agli studenti e ai ragazzi perché a distanza di anni bisogna festeggiare il 25 aprile. Soprattutto perché, parlando per noi, non essendo una cosa che abbiamo vissuto di persona, la percepiamo come lontana dalla nostra quotidianità e dalla nostra vita». Anche secondo una ragazza 19enne, sta nelle mani delle istituzioni continuare a condividere l’eredità di questa giornata:
Il 25 aprile è una giornata importante – afferma – andrebbe fatta molta più sensibilizzazione. Ho notato che molte persone della nostra età con cui ho avuto a che fare non hanno idea di quale sia tutta la storia dietro, ed è un po’ triste come cosa onestamente. Le istituzioni dovrebbero dare più importanza a questa giornata.
SOLO QUIETA RIVERENZA L’opinione di una sua amica 20enne, invece, si trova più nel mezzo: «Personalmente non ho forti opinioni sul 25 aprile. So perché festeggiamo e sono consapevole del fatto che sia una data importante. Il mio approccio al 25 aprile è sempre stato uno di quieta riverenza: passo la giornata come ogni altra giornata di stacco dallo studio, apprezzando sia la pausa alle lezioni universitarie che la ragione per cui suddetta pausa esiste». Un ragazzo 17enne, d’altro canto, non nasconde la sua frustrazione riguardo la situazione attuale: «Penso che sia una data decisamente importante, ma alla generazione di oggi non importa. Molti miei coetanei la vedono come una semplice scusa per restare a casa, e così anno dopo anno stiamo perdendo il significato, dimenticandoci poco alla volta di chi ha dato la vita per rendere l’Italia un paese libero».
Edoardo Varese, Edoardo Zanichelli