Donald Trump, da poco più di un mese insediato come 47º presidente degli Stati Uniti, ha già messo in atto una serie di provocazioni che stanno scuotendo la politica globale. Le sue azioni sembrano seguire una strategia ben definita, volta a consolidare la sua visione di un’America forte e indipendente.
TRUMP GAZA Trump ha subito preso di mira i paesi confinanti, annunciando l’intenzione di imporre dazi commerciali al Messico e al Canada. Ha poi riacceso il conflitto economico con la Cina, ereditato dal suo primo mandato, e ha esteso le sue critiche all’Unione Europea, definendola un progetto concepito per danneggiare gli interessi americani. La sua retorica aggressiva sembra mirata a rafforzare l’immagine di un’America che non tollera compromessi. In politica estera, Trump ha avanzato una proposta tanto singolare quanto provocatoria per risolvere il conflitto tra palestinesi e israeliani nella Striscia di Gaza. La sua idea prevede l’evacuazione dell’area, la sua ristrutturazione e la trasformazione di Gaza in un resort turistico. Per promuovere questa visione, ha pubblicato un video sulla sua piattaforma Truth Social, mostrando un rendering del progetto: un lussuoso luogo di villeggiatura dove lui stesso sorseggia un cocktail accanto a Benjamin Netanyahu a bordo piscina. Questa proposta appare surreale se si considera che Gaza è una delle regioni più martoriate al mondo, con oltre 45.000 vittime causate dal conflitto. Un’altra provocazione significativa è stata rivolta al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Pochi giorni prima del loro incontro alla Casa Bianca, Trump ha definito Zelensky «un dittatore», un epiteto discutibile considerando che l’Ucraina è sotto attacco quotidiano da parte dell’esercito russo.

POKER FACE L’incontro tra i due leader è stato molto teso. Zelensky si è presentato in una sorta di uniforme militare nera, abbandonando la consueta divisa verde ma senza adottare l’abito formale previsto dal protocollo di Stato. Trump ha colto l’occasione per commentare sarcasticamente il suo abbigliamento, sottolineando implicitamente la distanza tra i due leader. Il momento culminante si è verificato nello Studio Ovale, dove Trump, di fronte ai giornalisti, ha rimproverato Zelensky con tono veemente, sottolineando la vulnerabilità militare del suo paese senza gli aiuti degli Stati Uniti: «Ti sei messo in una posizione molto brutta, non sei in una buona posizione. Non hai le carte. Con noi inizi ad avere le carte. Stai giocando a carte, stai giocando con milioni di persone, stai giocando con la Terza guerra mondiale. Stai giocando con la Terza guerra mondiale». E ancora:
Se non aveste avuto il nostro equipaggiamento militare, questa guerra sarebbe finita in due settimane.
Zelensky è caduto nella provocazione, evidenziando ulteriormente le tensioni tra i due, sia rispondendo al vice presidente Vance, che gli aveva rimproverato i problemi dell’Ucraina, replicando «durante la guerra, tutti hanno problemi, anche voi. Ma avete un bell’oceano e non ve ne accorgete ora, ma ve ne accorgerete in futuro. A Dio piacendo, non avrete una guerra…», sia rispondendo a Trump «in tre giorni, l’ho sentito da Putin in tre giorni. In due settimane, ovviamente». Proprio il presidente ha chiuso un confronto più unico che raro affermando che «il problema è che io ti ho dato la possibilità di fare il duro. Ma non penso che saresti un duro senza gli Stati Uniti. La tua gente è molto coraggiosa, ma o facciamo un accordo o noi siamo fuori. E se siamo fuori, dovete lottare da soli. Non credo che sarà bello, ma dovrete lottare da soli. Non hai le carte in mano. Ma se firmiamo l’accordo, la tua posizione migliora molto. Però non ti stai comportando in maniera riconoscente e a essere sinceri questo non è bello. Penso che abbiamo visto abbastanza, che ne dite? Sarà ottima televisione»
DISRUPTIVE Le provocazioni di Trump sembrano seguire un disegno strategico che punta a ridefinire il ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Da una parte emerge una volontà di distaccarsi dai conflitti globali; dall’altra si nota la tendenza a imporre soluzioni unilaterali che riflettono gli interessi americani. Secondo la visione di Trump, il cessare dei conflitti armati è essenziale per concentrare gli sforzi su nuovi equilibri commerciali e geopolitici.
Matteo Re