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«Non possono pagare tutti per gli sbagli di pochi». Gli allevatori non ci stanno a sostenere come categoria responsabilità che a detta loro sarebbero individuali: il mancato rispetto delle norme di biosicurezza, la movimentazione di suini da allevamenti infetti, le condizioni igieniche non adeguate, così come mostrate da inchieste giornalistiche – tra cui quelle di Report a firma Giulia Innocenzi – e oggetto di accertamento da parte dell’autorità giudiziaria perché potrebbero aver favorito la diffusione della Peste suina africana. Se le indagini e i processi accerteranno omissioni e colpe, i proprietari delle aziende agricole chiedono che i responsabili siano sanzionati di conseguenza, ma allo stesso tempo sottolineano la disponibilità nel seguire le norme e le indicazioni delle autorità.
PAGHI CHI HA SBAGLIATO «Se qualcuno ha sbagliato è lecito che venga punito – precisa Alessandra Ubezio, allevatrice dell’azienda suinicola San Michele di Cassolnovo – ma è molto difficile che qualcuno possa fare il furbo, perché i controlli vengono fatti da Ats in modo scrupoloso. E’ molto improbabile che esistano allevamenti che non siano stati ispezionati dalle autorità competenti. Quando si registra un focolaio in un allevamento Ats provvede a fare un censimento di tutti i suini presenti, per poi procedere con gli abbattimenti. Ditte esterne controllate da Ats si occupano di abbattere i suini: non ce ne occupiamo direttamente noi allevatori». Per capire qual è l’impegno in quest’ambito dei proprietari, L’Araldo ha contattato l’Associazione provinciale allevatori, che tuttavia al momento della pubblicazione non ha risposto alle domande del settimanale. Al contrario delle associazioni di categoria: «Coldiretti Pavia – afferma la presidente Silvia Garavaglia – ha sempre sottolineato l’importanza stringente dell’adozione di rigorosi protocolli di biosicurezza negli allevamenti, come d’altronde la stragrande maggioranza degli allevatori ha sempre fatto fin dall’inizio dell’emergenza. Sul come procedere per prevenire e arginare la diffusione del virus, la nostra posizione è sempre stata chiara: si controlla in primis la popolazione di cinghiali, principale vettore della malattia. Ma non dimentichiamoci il capitolo degli indennizzi, che devono essere rapidi ed efficaci».
Anche se, come raccontato nella seconda puntata dell’inchiesta sulla Psa, i cinghiali potrebbero giocare un ruolo non così centrale come si era pensato in un primo momento, al contrario delle zanzare.
NUOVI AIUTI Tra chi chiede la linea dura c’è invece Cia Pavia: «Non possono pagare tutti per colpa di alcuni – spiega la direttrice Paola Fugagnoli – ma, oltre a quelle degli animali, bisogna tenere conto delle sofferenze degli stessi allevatori. Gli abbattimenti dal punto di vista economico sono le misure che colpiscono maggiormente il lavoro degli allevatori». Riguardo a nuovi aiuti economici Regione Lombardia, tramite la misura “SRD02” della Pac 2023-2027 (si tratta di fondi stanziati dall’Ue), si appresta a mettere a disposizione del settore suinicolo 21 milioni di euro, con un bando che resterà aperto fino al 30 aprile 2025. Altri 3.8 milioni sono stati stanziati per gli interessi bancari sulle spese sostenute. Confagricoltura Pavia, nel frattempo, ha inviato una mozione ai comuni pavesi per invitarli a sopportare le aziende suinicole del territorio attraverso specifiche delibere. Finora il documento è stato approvato da 14 comuni, tra cui Ottobiano, Sartirana, Albonese, Lomello: «Anche le amministrazioni comunali devono sentirsi chiamate in causa, – dichiara Marta Sempio, presidente di Confagricoltura Pavia – devono comprendere l’importanza di sollecitare tutte le istituzioni competenti per risollevare le sorti del comparto suinicolo. Ci sono titolari di ditte suinicole che si sono visti costretti a lasciare a casa diversi loro dipendenti a causa della mancanza di risorse economiche. A causa della peste suina sono in molti a soffrire».
Colpa delle zanzare? Forse, ma intanto i cinghiali continuano a cadere
«Tra un po’ non rimangono più cinghiali da abbattere». La frase è circolata in una delle chat dei cacciatori della Provincia di Pavia. L’animosità nel contenere la peste suina e nell’abbattimento dei cinghiali sembrerebbe essere andata oltre il dovuto. Eppure da parte di Regione Lombardia si continua con la volontà di colpire quello che è considerato il principale vettore della malattia che sta decimando gli allevamenti soprattutto in provincia di Pavia, in attesa che il progetto “Deathboars” dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) chiarisca se invece non siano gli insetti necrofagi i principali responsabili della trasmissione, cosa che consentirebbe di spiegare perché il virus continua a diffondersi anche dove di cinghiali ce ne sono di meno o sono stati abbattuti in massa.
IN ARMI Addirittura il Commissario straordinario ipotizza l’intervento dell’esercito. Qualche cacciatore si chiede con la dotazione di che armi, visto che quelle in forza ai militari certo non sono adatte per la caccia. Nel frattempo si è proceduto ad autorizzare fin dalla fine del 2023 anche le ditte specializzate alla caccia al cinghiale. Mentre venivano imposte restrizioni ai cacciatori, che oggi possono girare con un 1 cane e un massimo di 6 persone a gruppo.
Sono vietate – continua l’ordinanza – le girate condotte in parallelo con altre squadre nella medesima unità di gestione del cinghiale.
A questo si aggiunga che prima i cacciatori percepivano 50 euro per ogni cinghiale abbattuto (che in pochi incassavano visto il tortuoso percorso burocratico) ora, invece, a loro è stato riservato il diritto di portarsi a casa il capo di bestiame, dopo un esame nei centri specializzati. Il mondo della caccia è spaccato a metà.
DITTE SPECIALIZZATE Nei gruppi social e nelle chat private è una levata di scudi contro le restrizioni (e qualcuno si chiede anche se le ditte specializzate siano così necessarie), ma in più dichiarazioni pubbliche il neo eletto presidente di Federcaccia Lombardia Marco Bruni plaude al coinvolgimento dei privati. Del resto Federcaccia è stata fin dal 2017 attiva nell’organizzazione di corsi e seminari (a pagamento) per istruire sulla caccia al cinghiale. Si tratta di corsi nei quali non si viene soltanto istruiti su come cacciare, ma vengono date anche indicazioni sulle patologie e sugli accorgimenti da tenere. Secondo gli organizzatori sono anche molto frequentati. Del resto negli ultimi mesi tra i cacciatori sono molti quelli che hanno deciso di dedicarsi all’abbattimento ungulati, anche perché lo stesso commissario parla di emergenza. I corsi vengono anche organizzati in collaborazione con una delle ditte che cacciano per conto della Regione, cioè l’Armeria Power Gun di Abbiategrasso. L’armeria abbiatense rientra nell’elenco, che non è pubblicato, delle ditte specializzate che hanno il mandato dalla Regione di cacciare i cinghiali. Sul tema però non possono dire molto, perché hanno firmato un accordo a tutela della privacy. Di chi non si è capito, ma sembra che nell’ambito del mondo delle armi ci sia molta attenzione alla riservatezza.
a cura di Ab, Ev.