Obesità infantile, Sos in Italia

In Italia, quasi un terzo dei bambini e delle bambine di 8-9 anni presenta un eccesso di peso, con il 19% in sovrappeso, il 9.8% obeso, inclusi casi di obesità grave (il 2.6%). Questi i dati relativi al 2023 di “OKkio alla Salute”, il sistema di sorveglianza coordinato dall’Istituto superiore di sanità, che mostra un quadro allarmante dell’obesità infantile in Italia.  

CRITERI «L’obesità è stata riconosciuta recentemente come patologia vera e propria nei Lea, ma da un punto di vista di definizione, quella infantile è diversa rispetto all’obesità degli adulti – spiega Laura Zambruno, biologa nutrizionista – L’obesità nei più piccoli è molto più complessa in quanto è definita come eccesso di massa grassa rispetto ai valori normativi per età-sesso». Tutta una serie di fattori da confrontare con la crescita del bambino, oltre che al peso. «Con riferimento alle curve di crescita, quindi ai percentili di crescita, si va a confrontare l’indice di massa corporea, peso fratto l’altezza al quadrato – continua Zambruno – Per indice di massa corporea, soffrono di sovrappeso i bambini che stanno dal novantesimo percentile in su; mentre di obesità si parla dal novantasettesimo percentile in su». Criteri molto precisi che differiscono dall’indice di massa corporeo degli adulti.  

FATTORI Cambiamento del peso che deve essere tenuto sotto controllo per ridurre le ripercussioni del futuro. «È una patologia che ha cause multifattoriali – racconta – per cui sia la scienza sia il campo medico riconoscono per primi dei fattori genetici che influiscono sull’individuo, ma non solo.

Questi fattori vengono “innescati” da fattori ambientali che prevalgono nel caso una persona abbia una predisposizione genetica al sovrappeso e all’obesità.

Fattori ambientali che riguardano aspetti come «l’alimentazione all’interno della famiglia e con tutte le persone con cui il bambino ha uno stretto rapporto, ma anche attività fisica, aspetti psicosociali come stress e disturbi del sonno e sfera psicoemotiva».  

La biologa nutrizionista, Laura Zambruno

COMPLICANZE Rivolgersi a un pediatra è quindi una delle prime cose da fare per prendere in mano la situazione ed evitare future ripercussioni nel bambino. «Sappiamo che anche nei più piccoli c’è un maggiore rischio di sviluppare le stesse patologie che verrebbero da adulti – continua la biologa nutrizionista – tra queste le dislipidemie, l’insulino resistenza, il diabete di tipo due, ma anche complicanze cardiovascolari come ipertensione e alterazione dell’endotelio precoce». Problemi che riguardano anche l’apparato scheletrico. «C’è da ricordare che l’aumento di peso porta anche a problemi a carico delle articolazioni, ad esempio a carico delle ginocchia e della colonna vertebrale, senza tener conto dei problemi a carico dell’apparato respiratorio, quindi con lo sviluppo di apnee notturne».  

SOLUZIONI Il pediatra in questo riveste un ruolo fondamentale. «Se necessario, il pediatra può richiedere una valutazione auxologica – spiega – con un’analisi personale e familiare con una serie di esami ematici. In seguito il professionista può monitorare a distanza di mesi l’accrescimento sia in termini di altezza sia di peso per controllare i percentili ed eventualmente indirizzare il bambino verso altri specialisti». Per contrastare il diffondersi dell’obesità è fondamentale un approccio “culturale”, da un lato per curare le buone pratiche “a tavola” e dall’altro per adottare comportamenti e stili di vita sani già dall’infanzia. «È necessario puntare sull’educazione alimentare fin dai primissimi giorni di vita – conclude Zambruno – coinvolgendo le famiglie, promuovendo l’attività fisica e limitando il tempo dei più piccoli davanti agli schermi». 

Rossana Zorzato 

 

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