Scuola, il voto in condotta ritorna al centro

Le nuove disposizioni ministeriali sul voto in condotta, soprattutto per le superiori, sono un cambio di rotta significativo: il mero calcolo aritmetico dei voti disciplinari è superato ora dal comportamento degli studenti, che avrà un peso specifico e autonomo nella valutazione. L’obiettivo è valorizzare il rispetto delle regole.

PROMOZIONE A RISCHIO Un voto in condotta inferiore a sei può ora significare la non ammissione all’anno successivo, anche con sufficienze nelle altre materie. Anche i crediti formativi per l’esame di Stato risentiranno del voto in condotta rafforzandone ulteriormente l’importanza.

VALUTAZIONI A 360° La lente di ingrandimento sulla condotta non si fermerà alle sole infrazioni disciplinari. La maggiore discrezionalità lasciata ai docenti nella valutazione della condotta solleva però interrogativi sulla potenziale soggettività. Sarà cruciale garantire criteri chiari trasparenti e condivisi per evitare valutazioni arbitrarie o eccessivamente punitive. Un aumento dei ricorsi da parte delle famiglie non è da escludere. Soprattutto in caso di valutazioni negative con un impatto significativo sul percorso scolastico, le scuole dovranno fornire motivazioni dettagliate e ben documentate

CDC PROTAGONISTI Il consiglio di classe assume un ruolo ancora più centrale nella definizione dei criteri e nell’attribuzione del voto finale. L’obiettivo è fare in modo che la valutazione della condotta mantenga una finalità educativa, senza ridursi a una mera sanzione. Per gli studenti, deve essere un’opportunità per riflettere sul comportamento comprendere l’importanza del rispetto delle regole e crescere come individui responsabili. 

A SCUOLA CHE SI DICE Matteo Loria, dirigente dell’Is Carmuel-Roncalli: «Abbiamo adeguato la griglia di valutazione della condotta cercando di non penalizzare troppo i ragazzi, perché l’anno scolastico era già iniziato. Cambia l’attribuzione dei crediti, la cosa più importante per gli studenti dalla terza alla quinta. Chi non avrà almeno nove in condanna, prenderà il minimo dei crediti della fascia corrispondente. Questo è in assoluto l’aspetto al quale gli studenti devono prestare maggiore attenzione». Elda Frojo, dirigente Itc Casale:

Il voto in condotta c’è sempre stato. Sinceramente mi sembra un pochino rigido vincolare il massimo del punteggio del credito fin dalla terza. Magari un ragazzo che in terza prende otto in condotta ed è bravissimo ma un po’ vivace, poi cresce e matura. Togliergli già punti per la maturità, in vista dell’esame di Stato a me sembra francamente eccessivo.

«A parte questo, speriamo almeno che serva. Un’altra cosa su cui ho qualche perplessità è, nel caso del sei in condotta, il dover fare un elaborato di cittadinanza attiva. Non so quanto possa essere utile, anche se in effetti può essere una forma di incentivo a cercare di avere comportamenti più corretti». Chiara Brindisi, rappresentante degli studenti al liceo Cairoli: «Nella nostra scuola, soprattutto al triennio, problemi particolari di comportamento non ce ne sono. Credo però che al posto di far lavorare i ragazzi sui libri, le disposizioni normative andavano forse più orientate ad una collaborazione a progetti, anche esterni alla scuola, magari di utilità sociale, dove è possibili vedere meglio oggettivi riscontri». Margherita Giuberchio, docente di Filosofia al Caramuel e Tecniche di comunicazione al Castoldi, sostiene che «qualcosa bisognava trovare, per limitare un po’ di più. rispetto al passato, chi non si comporta in modo corretto. Secondo me non è stata una scelta sbagliata anche se forse andavano usati criteri diversi. I ragazzi devono avere dei paletti ed è un punto di partenza utile per fa riflettere i ragazzi. La scuola non deve infatti trasmettere solo sconoscenza ma anche modelli di comportamento».

Ig, Ms.

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