Contenuto riservato ai sostenitori de L'Araldo
Da fuori sembrano anonimi impianti grigi, come quelli che chiunque viva in pianura Padana è abituato a vedere fin dall’infanzia, dai finestrini dell’auto lungo autostrade e tangenziali. Lì dentro, in quei casermoni, ci sono i dati di tutto quello che passa sull’internet: foto, ricerche, mail, servizi. La Lombardia è la regione con più data center in Italia: un business che, partendo dalle grandi aree industriali di Milano, si sta allargando alla provincia di Pavia, nonostante una normativa nazionale non esista. E soprattutto non sia ancora chiaro l’impatto che possono avere sul territorio strutture che con l’insorgere dell’intelligenza artificiale minacciano di essere ancor più energivore.
CONSUMI Dei consumi di energia dell’intelligenza artificiale si discute già da tempo. Un report del gennaio 2024 (aggiornato poi al luglio dello stesso anno) dell’Agenzia internazionale dell’energia con sede a Parigi stima che i programmi di Ia siano il principale motore dell’aumento della domanda di elettricità al mondo, con una crescita del 4% solo nello scorso anno. Cifre destinate ad aumentare: se i data center globali hanno consumato circa 460 TWh di elettricità nel 2022, con l’espansione delle applicazioni di intelligenza artificiale si prevede che nel 2026 possano raggiungere un consumo tra i 620 e i 1.050 Twh. In pratica, il consumo totale di elettricità che ha oggi una nazione avanzata come il Giappone. I data center consumano tanto: i server funzionano 24 ore su 24, senza giorni di stop, e necessitano di impianti di raffreddamento anch’essi costantemente in funzione, con un relativo massiccio impiego di acqua.
Aumentano le emissioni, l’uso di suolo: e il territorio che ricadute ne ha? È un tema, questo, su cui ci si interroga anche in Lombardia.
LEGGE Milano e il suo hinterland sono il territorio che per primo in Italia ha saputo organizzarsi per ospitare data center, andando a “rattoppare” con disposizioni locali una normativa che, a livello nazionale, ancora non esiste (il codice Ateco dedicato è attivo solo da gennaio 2025). Siziano è uno dei comuni del Pavese dove già esistono tali strutture, ai quali a breve si aggiungerà anche Zibido San Giacomo, dove Amazon ha in previsione la realizzazione di uno stabilimento. Per la Lomellina al momento tutto tace: ma se un domani arrivasse una proposta, non sarebbe facile dire no a quella che è a conti fatti un’opportunità economica. E se la Lombardia è la prima regione ad aver cercato di cavalcare l’onda dei data center, forse è ora che provi a dettare la linea con un occhio sia allo sviluppo economico sia a quello ambientale, come propone il consiglier regionale del Pd Matteo Piloni: «Diventa importante una normativa uniforme e chiara e che preveda anche incentivi soprattutto per la sostenibilità, con l’obiettivo di far diventare la Lombardia un polo tecnologico europeo, conciliando progresso economico e tutela ambientale».
Alessio Facciolo