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L’Italia ottiene complessivamente 60.3 punti (-0.5 rispetto al 2023) nel Gai e guadagna una posizione perché ha retto il nuovo scenario economico e internazionale meglio di altre nazioni europee quali ad esempio Germania, Francia e Spagna.
GRADUATORIA In cima alla graduatoria restano Stati Uniti (100 punti), Cina (89.6) e la stessa Germania (85.0), gli unici che si inseriscono nella fascia di “Alta attrattività”, mentre tra i primi dieci figurano anche Singapore (78.3), Giappone (76.8), Emirati Arabi (75.6), Hong Kong (75.2), Corea (70.8), Svizzera (69.6). Nell’area Ue l’Italia è settima, preceduta anche da Francia, Pasi Bassi, Austria, Irlanda e Belgio (che ha lo stesso punteggio). «All’interno del rallentamento europeo – ha scritto il Ceo di Teha Valerio De Molli – l’Italia, che perde solo 0.5 punti di score, fa meglio di molti altri […] Buone notizie, certo, in buona parte trainate dalla crescita degli investimenti (in primis PNRR) e dalle prime ricadute osservabili, come ad esempio i miglioramenti in ambito digitale. Manteniamo inoltre il posizionamento nella fascia alta dell’Indice di sostenibilità, nonostante qualche elemento a cui prestare attenzione (siamo il 103esimo Paese al mondo per emissioni di CO2 e il 96esimo per morti da inquinamento)».
Non c’è bisogno di rimarcare la necessità di costante attenzione e prolungati investimenti nei cantieri legati alla transizione energetica e sostenibile, in un 2024 che ha visto il Nord Italia colpito dalle alluvioni e un Mezzogiorno in preda alla siccità.
ALTI E BASSI La penisola ha guadagnato terreno rispetto a 12 dei primi 20 Paesi del Gai, giovandosi dei risultati negli ambiti dell’innovazione – ha incrementato in maniera significativa gli asset tecnologici – della dotazione, della sostenibilità, mentre è stata frenata dalle prestazioni negative a livello di efficienza (performance peggiore), Apertura, dinamicità (perse 13 posizioni in un anno), orientamento al futuro. Più nel dettaglio, l’Italia è al 29° posto per Apertura, grazie alla somma di export e import e agli investimenti dall’estero e verso l’estero (che sono tuttavia in contrazione rispetto al 2023 e infatti hanno fatto perdere cinque posizioni in un anno), al 9° per Innovazione, per l’ingresso nella top-10 mondiale determinanti il balzo in avanti nella connettività e l’eterogeneità delle esportazioni che denotano «una forte capacità dell’Italia e del suo sistema produttivo di riconfigurare la logistica, le catene di vendita, l’interlocuzione con partner commerciali e i piani di sviluppo all’estero in differenti aree geografiche», al 64° per Efficienza, pesano tasso di disoccupazione, produttività totale e livello di tassazione, al 19° per Dotazione. Nonostante la buona tenuta «si conferma il Paese meno attrattivo» del G7, che ha un punteggio medio di 76.6 contro il 60.3 italiano.
Giuseppe Del Signore