Carenze infrastrutturali, mancanza di collegamenti nel territorio, servizi inadeguati a soddisfare le esigenze di una popolazione sempre più anziana e aziende che faticano a investire nell’innovazione. Le carenze del territorio lomellino, con 43 comuni che fanno parte dell’Area interna individuata dalla Regione, sono state fotografate dall’analisi “Un’agenda strategica per la Lomellina” condotta dal gruppo di lavoro DAStU del Politecnico di Milano; per poter essere risolte o quanto meno ridotte al massimo, richiedono interventi e una programmazione strategica da portare avanti a medio-lungo termine.
DIALOGO «Un primo passo da compiere sarebbe quello di individuare un organo sovracomunale che favorisca un dialogo attivo tra gli attori sul territorio che risulta quasi del tutto assente – evidenzia Sara Caramaschi, ricercatrice e docente che ha fatto parte del gruppo di lavoro del DAStU impegnato sull’Agenda – anche in considerazione delle carenze in cui verte il territorio lomellino. Pur trovandosi nelle vicinanze dei poli di Milano e Pavia, l’area verte in uno stallo socio-demografico ed economico, rischia dunque forme di isolamento che vanno ben oltre quello fisico e infrastrutturale. I fondi per risolvere le carenze infrastrutturali sono pochi, ecco perché è importante lavorare sul resto». La mancanza di investimenti, tanto sulle infrastrutture quanto sul quotidiano, non ha fatto altro che aumentare, insieme a cambiamenti socioeconomici, l’abbandono del territorio stesso, per fisionomia agricolo:
«Ciò ha un impatto su chi vive in Lomellina, in quanto ci sono tante abitazioni abbandonate o comunque inutilizzate. Lo spopolamento conduce a un circolo vizioso che prevede la carenza di servizi di prima necessità, come trasporti pubblici, istruzione e sanità, ma anche servizi a supporto dell’abitare. Questo induce diversi residenti a spostarsi in aree in cui le mancanze sono più contenute».
REALTA’ IMMOBILIARE Una Lomellina che fa sempre più i conti con una realtà edilizia che non risponde più alle necessità della popolazione: un patrimonio immobiliare che non è riuscito a rimanere al passo coi tempi. «Si tratta di un patrimonio nato durante un’epoca edilizia distante dalla nostra, a supporto dell’agricoltura. Bisogna portare avanti un importante lavoro di recupero dove possibile o di ripristino ambientale. A Mortara e Sannazzaro è presente, se così si può dire, il problema opposto ovvero quello dell’eccessivo consumo di suolo. Nonostante il calo demografico in questi comuni si continua a costruire case su porzioni di territori che invece potrebbero essere lasciati liberi».
SENZA FUTURO Un altro problema è la mancanza di prospettiva per ragazzi che hanno completato il proprio percorso di formazione, ma che non riescono a trovare un’occupazione stabile in Lomellina: «Mortara offre lavoro, ma il punto è che tipo di lavoro – si domanda Caramaschi – Nel settore della logistica è spesso a tempo determinato, a chiamata, quindi mansioni che non garantiscono continuità su questo territorio. L’Hinterland milanese offre molte più opportunità, ma quello che in Lomellina si potrebbe fare è investire su start-up e imprese che aprano posizioni per assumere personale altamente qualificato e con un buon numero di skills già acquisite. Si tratta di innovazioni necessarie nella realtà lavorativa di oggi, ma che in Lomellina continuano a mancare».
ANZIANI Insomma intervenire per migliorare la qualità della vita di chi abita in Lomellina non è impossibile, anche per gli anziani, che hanno bisogno di trasporti pubblici, assistenza sanitaria e figure che possano garantire loro di assumere maggiore competenza informatica e digitale, riducendo il cosiddetto «analfabetismo digitale: durante tutti gli incontri che abbiamo tenuto nei comuni lomellini non abbiamo mai trovato riscontro di attività rivolte alla popolazione con un’età compresa dai 65 anni in poi. Mancano associazioni che offrano sostegno nel quotidiano, anche solo per aiutare gli anziani ad accedere al loro fascicolo sanitario per scaricare ricette mediche, che li aiutino a effettuare pagamenti di ogni tipo. Si tratta di piccoli interventi che porterebbero inevitabilmente a un miglioramento della qualità della loro vita». Se non altro per farsi trovare pronti a rispondere alle esigenze di una popolazione destinata a invecchiare. «Questo lavoro lo stiamo portando avanti anche in territori vicini, come l’Oltrepò Pavese, dove i tassi di invecchiamento sono elevatissimi e anche lì ci si sta ponendo il problema di proporre e studiare idee che migliorino la qualità della vita di chi risiede nel territorio da tanti anni. Se rispondiamo alle esigenze degli anziani di oggi, potremo rispondere anche alle esigenze di quelli di domani, che non si vedrebbero quindi più costretti a spostarsi dalla Lomellina per insufficienza di servizi. E’ un lavoro che richiede del tempo e il coinvolgimento di tutti gli attori e le istituzioni che operano sul territorio».
Edoardo Varese