Vigevano avrà il suo ecomuseo: un museo senza pareti, le cui opere d’arte non sono quadri o antichi vasi, ma i paesaggi e il patrimonio culturale della città ducale. E’ stato ufficialmente avviato dal Comune il progetto per la creazione dell’Ecomuseo Sforzesco, iniziativa volta, nelle intenzioni dell’amministrazione, a valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale della città.
L’Ecomuseo Sforzesco – spiegano dagli uffici del municipio – ha l’obiettivo di diventare il punto di riferimento per residenti e visitatori, strutturando una rete coinvolgente attraverso la storia e le tradizioni del territorio, di cui l’eredità lasciataci dal periodo sforzesco è il nostro segno distintivo.
DI CHE SI TRATTA Un ecomuseo non è un edificio vero e proprio, né un’esposizione di oggetti: secondo la definizione di Hugues De Varine, storico francese che per primo lo teorizzò negli anni ‘70, «un ecomuseo è un’istituzione che gestisce, studia, esplora con fini scientifici, educativi e culturali in genere, il patrimonio globale di una certa comunità, comprendente la totalità dell’ambiente naturale e culturale di questa comunità». Gli ecomusei non sono tutti uguali: benché esistano delle norme stabilite da un ente apposito, l’Ires (Istituto per le ricerche Sociali e Economiche) è importante soprattutto che la comunità, e le forze che ne fanno parte (associazioni, enti, cittadini) si impegnino e preservare il patrimonio culturale del territorio, che rappresenta il vero “tesoro” dell’ecomuseo di stanza nella città ducale.
IL PROFESSORE Il Comune ha dato l’incarico del progetto al professor Edo Bricchetti, umanista e architetto: il suo lavoro consisterà nell’organizzare tavoli di lavoro con associazioni, istituti culturali, circuiti bibliotecari, operatori economici per delineare una strategia; raccogliere i loro suggerimenti; prendere conoscenza del territorio con sopralluoghi e incontri operativi e, infine, redigere lo statuto e il regolamento di quello che sarà l’ecomuseo. «L’Ecomuseo Sforzesco rappresenta un’opportunità straordinaria per valorizzare il territorio attraverso un approccio innovativo e sostenibile – spiega Bricchetti – coinvolgendo la comunità e i visitatori in un dialogo affascinante con la storia e la cultura locale».
NARRAZIONI Forse per Vigevano sarà anche l’occasione per riflettere su come raccontare sé stessa, una questione meno filosofica di quanto potrebbe sembrare. Decidere se puntare sul suo recente passato industriale di ex capitale della scarpa (ma non solo), sul fatto di essere l’anticamera di un territorio a forte vocazione agricola, sulla sua anima da “middle town” o sul suo retaggio rinascimentale di borgo degli Sforza, giusto per fare qualche esempio, potrebbe aiutare gli amministratori a delineare una visione più nitida del futuro della città e su quelle che, fra tanti fronti critici (collegamenti, lavoro, sanità, istruzione, poli culturali) sono le sue priorità.
Alessio Facciolo