Vigevano, Palazzo Riberia: lavori entro l’anno

Palazzo Riberia, stretto tra la strada omonima e via della Costa, dall’alto delle sue finestre ha visto Vigevano mutare attorno a sé: dal ‘600, secolo della sua edificazione, la campagna è diventata città, le fabbriche palazzi, le botteghe di quartiere bar bistrot e macellerie halal. Su una delle sue facciate campeggia ancora la scritta “orfanotrofio”: una delle prime destinazioni d’uso di uno stabile che dalla sua edificazione ha ospitato tante cose (una residenza nobiliare, un convento di monache, alloggi di edilizia popolare, una chiesa ortodossa, per citarne alcune) e che nel 2025, dopo anni di incertezze e incuria, sembra pronto a riaprire i battenti nel segno del sociale. Lontano, però, dai propositi di donna Agnese Riberia y Castiglia, tra le prime “filantrope” della città ducale che lì, nel 1630 istituì un istituto per quelle che definiva “povere figlie”: orfanelle, giovani donne sole alle quali venivano insegnati mestieri e maniere per stare al mondo. Una “legacy” che, a oggi, sembra trascurata dai propositi per l’utilizzo del palazzo.

APPALTO Oggi (10 gennaio, ndr) dopo una severa selezione da parte degli uffici, il comune affiderà al raggruppamento di Davide e Massimo Buscaglia l’appalto per i servizi tecnici di progettazione ed esecuzione della riqualificazione di palazzo Riberia. Su un investimento complessivo di oltre 17 milioni di euro, fra quelli legati a Vigevano Inc il progetto dedicato all’edificio seicentesco è quello più oneroso: 7 milioni e 225mila euro, che serviranno per rigenerare l’ex orfanotrofio in un nuovo “Community Skill Center”, polo multifunzionale con servizi sociali, educativi e residenziali. Un progetto solo all’apparenza simile a quello proposto nel 2018 dall’allora assessore Antonietta Moreschi, del quale eredita la vocazione sociale, ma incentrata perlopiù sul fronte dell’assistenza alla disabilità. Nel corso del 2025 saranno avviate le opere di ristrutturazione ed efficientamento energetico della struttura, che ospiterà un centro diurno per persone con disabilità, affiancato da laboratori con attività di ristorazione, e da una sala multimediale, oltre che da spazi per l’Università del tempo libero.

Per quanto riguarda i nuclei residenziali, saranno ricavati alcuni alloggi per soggetti fragili e altri a canone moderato nell’area affacciata su via Riberia.

IL POLO Nel luglio 2019, l’amministrazione ducale all’epoca guidata da Andrea Sala presentò quello che all’epoca era chiamato Polo di via Riberia, destinato a diventare «luogo di accoglienza» e «integrazione sociale». Il progetto, proposto dall’assessore Moreschi (ora direttore sanitario della Cittadella sociale di Pieve del Cairo) era ambizioso e interessante, con spazi per l’assistenza sociale, la realizzazione di alloggi per famiglie in difficoltà, comunità educativa per minori, comunità per mamma e bambino, un centro diurno e un ristorante sociale. Un punto d’incontro, insomma, per prendere in carico le persone con fragilità e consentir loro di ricostruirsi un percorso di vita. A gestire il tutto avrebbe dovuto essere la Multiservizi e il costo stimato della riqualificazione era di circa 3 milioni e mezzo di euro. Il progetto, che sembrava ben avviato, fu stoppato dall’insorgere della pandemia. Nel 2021, con la nuova amministrazione, il destino di palazzo Riberia era già mutato: non più minori e mamme sole, ma persone con disabilità e anziani. Scelta, sembrerebbe, dettata dai mutamenti sociali causati dalla pandemia e, forse, anche da un più prosaico lievitare dei costi.

Alessio Facciolo

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