L’Intervista / Antonio Siviero, una vita sul tatami

Antonio Siviero, per molti anni hai lavorato in una concessionaria automobilistica, ma la tua vera passione è il Judo, che ti ha portato a diventare uno dei tecnici e arbitri più affermati a livello nazionale e mondiale, facendo crescere questo movimento anche a Mede e in Lomellina. Partiamo dal principio: da quanto pratichi questa disciplina?

«Da 63 anni, allora ne avevo 16 ed era il 1961. Ho iniziato tardi, perché si dovrebbe cominciare a 6 anni, da bambini. Le avevo prese da uno studente universitario, uno più grande di me, e volevo imparare a difendermi. Ma mi hanno subito insegnato che un buon judoka non litiga mai, perché possiede la sicurezza interiore. Questo sport richiede una grande preparazione motoria, è una disciplina che insegna la gentilezza personale: è quella che eleva il campione. I ragazzi si rieducano quando acquisiscono la disciplina motoria. Anche la musica e il teatro sono importanti in questo senso».

Se si diffondono queste attività nelle scuole, si tengono lontani i bambini dalla strada.

Come ti sei avvicinato a questa disciplina? Insomma, tra le tante arti marziali, perché proprio il Judo?

«Un amico che smetteva mi aveva regalato un judogi, il vestiario di chi pratica questo sport, che consiste in una giacca aperta (uwagi), pantaloni (zubon) e una cintura colorata (obi). Ho iniziato ufficialmente nel 1962 ed è stata la mia fortuna, perché ho imparato la determinazione. Il Judo mi ha insegnato tanto e in seguito ho avuto successo come dirigente tecnico e come arbitro, potendo contare sull’assistenza dei migliori tecnici del mondo. Il “top” tra questi è rappresentato dai francesi, soprattutto quelli dell’Università di Digione. Ma anche in Italia sono bravissimi per la formazione. Ho partecipato a 4 Accademie olimpiche: la prima è stata nel 1984, e ogni anno il Comitato internazionale olimpico (Cio) seleziona 25 partecipanti per categoria, soprattutto provenienti dalle scuole militari».

Qual è il tuo livello, il colore della cintura?

«Sono cintura nera di Aikido, 1° dan; maestro federale benemerito di Judo per la Fijikam, 6° dan. Sono inoltre arbitro nazionale benemerito di Judo di prima categoria, e ho ricevuto diverse onorificenze: stella di bronzo al merito sportivo nel 2001, d’argento nel 2007 e d’oro nel 2018; medaglia d’argento ai campionati europei nella categoria Master nel 2019 come coach. Ho collaborato a Scienze motorie all’Università di Pavia dal 1999 al 2001, e poi nelle scuole superiori, medie, primarie e d’infanzia. Da quest’anno mi occupo anche dei bambini di 3 anni».

Tra i tuoi allievi c’è il medese Fabio Brocchieri, che si è distinto a livello internazionale.

«Fabio è ammirevole perché trova il modo di alternare sport e lavoro. È socio di uno studio di progettazione, lavora tutto il giorno stando anche nei cantieri e poi si alleno non meno di cinque volte a settimana. Il suo è un grandissimo impegno, che nel 2023 lo ha portato a diventare il miglior atleta nazionale nella categoria Master, quella per gli over 35. non ha mai mollato e ha sposato l’esempio del Judo Amisaniano. Poi è per metà meridionale da parte della mamma, che lo ha incoraggiato molto, e questo per lui è stato determinante».

Ecco, le donne. Quante praticano il Judo?

Pochissime, adesso. Abbiamo avuto atlete come Costanza Magni, Greta Barisio, Elisa Volpi, Luisa Sacchi che è stata la prima campionessa italiana. Tutte personalità forti.

Quali sono stati i tuoi maestri?

«Ho avuto come insegnante Tomomasa Okamoto, che è stato anche attore in “Tora! Tora! Tora!” dove interpretava il co-pilota di Toshiro Mifune. Sua moglie, anche lei attrice, ha recitato in diversi film anche con Bruce Lee dal 1977 al 1981. Il fratello, Yugi Jachiro, è stato l’ultimo allievo del medico personale dell’imperatore del Giappone, ha diffuso nel mondo il massaggio Shiatsu e l’agopuntura, e mi ha fatto conoscere il maestro Katsuyoshi Takata, uno dei più importanti tecnici mondiali di Judo, che è stato anche qui da noi. Per farti accettare dai maestri giapponesi devi essere credibile, e lui una volta mi ha fatto l’onore di attraversare il Palazzetto per salutare me…».

antonio siviero
Antonio Siviero

Questo è il 59º anno di fondazione del Judo Amisaniano, società che dirigi e che è presieduta da Mattia Fantelli Annaratone.

«A quasi sei decenni dalla sua fondazione, la palestra Judo Amisaniano di Mede continua a rappresentare un punto di riferimento per lo sport e la formazione marziale nel territorio. Nata nel 1963 con il nome di Judo Club Jigoro Kano, la società ha attraversato un’evoluzione significativa, aderendo alla federazione e trasformandosi nel tempo in Judo Amisaniano Ugo Fantelli, consolidando la sua identità e tradizione. Come tutte le Asd, anche il Judo Amisaniano opera in un contesto no profit, con l’obiettivo di offrire a chiunque la possibilità di praticare sport, crescere e migliorarsi, indipendentemente dall’età, dal livello di esperienza o dalle condizioni economiche. La palestra si impegna a rendere accessibile il Judo e le altre attività sportive, garantendo un ambiente accogliente, inclusivo e formativo. Per avvicinarsi alla comunicazione moderna e digitale, nell’ultimo anno è stata potenziata la presenza online della palestra attraverso la pagina Instagram Judo Amisaniano, dove è possibile seguire tutti gli aggiornamenti sui corsi, eventi e attività».

Questo strumento ha permesso di creare un contatto più diretto con la comunità, informando in tempo reale gli atleti, le famiglie e tutti gli appassionati di Judo sulle novità e sulle opportunità offerte dalla palestra.

«È un fiore all’occhiello per Mede, è stata terminata nel gennaio 2024 grazie anche alla sponsorizzazione di riso Flora, che sulla scia dell’esito ai mondiali 2023 con un argento ad Abu Dhabi di Brocchieri, ha elargito un contributo importante per mettere in sicurezza la struttura. Abbiamo avuto poi il sostegno della famiglia Fantelli, della società Brocchieri Costruzioni, dell’Ottica Faita, del Comune. È stato fatto un lavoro elegante, pulito. Gli spogliatoi sono divisi a norma di legge tra adulti e ragazzi, non sono ammessi telefoni; abbiamo pesi per il potenziamento atletico, strumentazione per la geromotricità, un doppio “tatami” (il tappeto) perché i più piccoli non si facciano male, attrezzature montate su rack, attrezzi ad aria così si evitano infortuni. Grazie ad Euroedil di Casale Monferrato abbiamo aumentato la temperatura di 5°con una nuova pavimentazione, con una verniciatura anti-polvere per le pareti, composta dallo stesso materiale di quella usata per gli ospedali. Grazie alla lungimiranza dell’amministrazione di Mede il Judo è diventato una risorsa, perché il Comune sostiene le associazioni e dà contributi utili per la formazione. Inoltre abbiamo un assessore allo sport che è molto attento, e una convenzione con le scuole per attività multimediali supportate da tecnici formati dall’Accademia olimpica».

Vuoi lanciare un appello ai giovani?

«Certo. Praticate sport, non importa quale, basta solo che stiate attenti a essere tutelati da una società sportiva. Chi segue una disciplina tutti i giorni mette una monetina nel salvadanaio, e quando ne avrà bisogno la ritroverà in salute».

Davide Zardo

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