L’Intervista / Paolo Salvadeo, un laser per pulire Notre-Dame

Con i laser che produce il gruppo Elen per il quale lavora e nel quale ricopre importanti incarichi dirigenziali (è amministratore delegato della controllata Quanta System) Paolo Salvadeo ha ripulito i principali monumenti al mondo con la società di cui è dirigente.

Dal Colosseo alla porta di Brandeburgo fino a Notre Dame dopo l’incendio, la tecnologia fotonica all’avanguardia è riuscita a restituire le opere d’arte all’antico splendore, grazie anche all’expertise dell’ingegnere vigevanese, che ha mosso i primi passi all’università di Pavia, dove si è laureato in ingegneria elettronica nel 1994.

«Ho iniziato proprio nel laboratorio di Pavia, all’epoca all’avanguardia – le prime sperimentazioni con il professor Marco Malvezzi, ma poi la mia carriera è progredita. Il laser all’epoca consentiva di intercettare le particelle che arrivavano dallo spazio addirittura».

L’impiego di questa tecnologia nata negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘70 e che ha trovato il proprio perfezionamento in Italia è sia nell’arte sia nel mondo della medicina e della sanità. La scelta di questo campo le ha dato la possibilità di girare il mondo e anche di portare il nome della città ducale all’estero. In un certo senso possiamo dire che lei è un precursore per questa tecnologia?

«In realtà questa tecnologia è stata inventata alla fine degli anni ‘70 negli Usa. Pur avendo origini americane è stato sperimentato soprattutto in Europa, anche perché si tratta del continente con il maggior numero di monumenti. La nostra società ha avuto modo di lavorare sui principali monumenti al mondo e di portare il proprio contributo con una tecnologia che consente di ripulire la patina che con il tempo viene a ricoprirli. L’intervento non tocca soltanto le chiese e i monumenti del cattolicesimo, ma anche quelli di altre religioni. In India ad esempio la religione non consente di toccare i monumenti all’uomo, così il laser interviene a sistemarli senza incorrere in nessun peccato o trasgressione. Spesso gli interventi tolgono una patina di sporco che si è depositata nel corso dei secoli e non solo negli ultimi anni in cui l’inquinamento è cresciuto in maniera consistente».

Quindi anche in tempi antichi c’era l’inquinamento?

«A Notre Dame lo sporco si è depositato nel corso di molti anni. Siamo intervenuti dopo l’incendio. Ma abbiamo pulito anche delle parti che non erano state intaccate dalle fiamme. Abbiamo tolto una patina che era depositata da secoli e sono usciti marmi in policromia. All’interno della chiesa, che rappresenta comunque un settore sensibile quanto l’esterno. Si pensa di norma che il settore più toccato sia quello esterno, perché è sottoposto alle intemperie e all’inquinamento. Nei secoli gli esterni sono senza dubbio peggiorati, a causa dello smog prodotto dai riscaldamenti e dalle automobili, ma anche all’interno si deposita la patina. Questa è originata in prevalenza dal fumo delle candele e delle lampade a olio che un tempo i fedeli portavano all’interno delle chiese quando pregavano».

Non sono in molti a valutare la necessità di ripulire i monumenti. Anche se negli ultimi anni la società per la quale lavoro ha visto crescere in modo consistente il numero dei clienti.

Questo tipo di intervento a edifici storici reca con sé qualche difficoltà?

«In generale no, almeno se si considera dal punto di vista della tecnologia che viene impiegata. Veniamo chiamati per svolgere questo tipo di lavoro. Può capitare di doversi relazionare con gli uffici della sovrintendenza dei beni culturali. Non tutti si muovono nello stesso modo. Quindi capita di doversi gestire in modo diverso. In generale possiamo dire, però, che non abbiamo riscontrato problemi di alcun tipo, perché comunque stiamo parlando di una tecnologia che non è per nulla invasiva e che non comporta alcun tipo di problema per le superfici che ci troviamo a ripulire, che comunque spesso sono esposte non soltanto all’inquinamento, ma anche alle intemperie e, purtroppo può capitare, persino ai vandalismi. Il nostro tipo di intervento riesce a restituire l’antico splendore ai monumenti, anche a quelli molto antichi. Il nostro orgoglio è quello di aver lavorato non soltanto in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo dove abbiamo sistemato anche monumenti molto antichi, come i tempi indiani. Questi tipi di intervento ci rendono davvero orgogliosi».

Come è iniziata la sua carriera?

«Nella mia formazione ha giocato un ruolo chiave senza dubbio lo studio all’università di Pavia, ma non solo, perché nel corso della mia carriera ha voluto aggiungere anche altre qualità alla conoscenza ingegneristica. Dopo aver iniziato a lavorare in Quanta System ed essere passato a una multinazionale scozzese, sono ritornato in Quanta come amministratore delegato, dopo aver però acquisito una maggiore conoscenza manageriale, per avere frequentato il Master of Business Administration (Mba) alla Scuola di Direzione Aziendale (Sda) Bocconi, di Milano, nel 2002. La mia carriera mi ha portato anche a lavorare negli Usa e ho avuto la possibilità di girare il mondo».

La pulizia dei monumenti è l’unico impiego del laser?

I laser in realtà, non vengono utilizzati soltanto per la tutela del patrimonio artistico, ma anche in ambito medicale. La pulizia dei monumenti è solo una parte limitata del nostro business quello riservato all’arte. Noi in prevalenza ci occupiamo dell’utilizzo medico dei laser. Ci piace pensare che la stessa delicatezza che usiamo sulla pelle umana la utilizziamo sulle opere d’arte.

Negli ultimi anni non sono mancati una serie di riconoscimenti al suo operato anche in ambito internazionale per il lavoro svolto.

«Sì, sono stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, con Decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in data 27 dicembre 2019. Da poco inoltre sono stato nominato commendatore a San Marino».

La sua storia è diventata anche lo spunto per un libro, scritto con il giornalista Luciano Landoni. Il titolo è “Manager non per caso. Una bella storia tutta italiana” ed è uscito per Bonfirraro Editore. Negli ultimi mesi ci risulta essere stato parecchio impegnato anche nelle presentazioni del suo volume e nei molti incontri avuti con i lettori…

«Nel libro si forniscono una serie di consigli su come muoversi in contesti o situazioni difficili e borderline. Si tratta di una serie di informazioni che di solito non si trovano nei manuali di management. Sempre all’interno del volume vengono raccontati i valori che caratterizzano la mia vita e la mia famiglia e in modo particolare quanto di questo mi è stato trasmesso dal padre. Nel volume edito da Bonfirraro si sottolinea la solitudine del manager, la necessità di prendere decisioni a volte difficili e si punta molto sul concetto di resilienza».

Andrea Ballone

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