Un territorio che soffre per la fragilità lavorativa e per quella familiare, con i minori a rischiare un’emarginazione educativa e socio-economica.
Questo è il quadro che emerge dal bilancio sociale 2021 della Caritas diocesana, presentato in occasione della sesta giornata mondiale dei poveri, che si è svolta il 13 novembre.
Il documento della diocesi di Vigevano fa una fotografia ad alta definizione, in cui è possibile cogliere anche le differenze interne, con la città ducale in maggiore sofferenza rispetto al resto della Lomellina, dove le risorse sono minori ma sono minori anche le richieste d’aiuto, e una difficoltà che si rileva anche nel vicariato di Cava Manara, che comprende la zona del Siccomario e rappresenta la cintura periferica di Pavia.

CONTESTO Un “ingrandimento” di questo tipo lo consente la diffusione di strutture e volontari in tutta la Diocesi: «Il bilancio sociale – dichiara don Moreno Locatelli, direttore di Caritas diocesana – è il frutto del lavoro di ascolto e di osservazione di Caritas, possibile in virtù di una presenza capillare. Nel 2021 il focus è stato su famiglie e minori, un territorio come il nostro vede nuclei con al massimo uno o due figli, chi ne ha di più fa molta più fatica, ma si tratta di un dato coerente rispetto alla situazione nazionale. Nel 2022 l’attenzione sarà sulla povertà ereditaria». Al momento non si rileva una grande differenza rispetto al nord-ovest se non per «la mancanza di lavoratori qualificati e l’arretramento dei servizi socio-sanitari». C’è però un campanello d’allarme:
Forse ci discostiamo rispetto ai numeri delle dipendenze – commenta don Locatelli – non avendo grosse prospettive, qui è forse più facile scivolare… uno cerca un mondo che non vede nella realtà
TOCCARE CON MANO A maggior ragione allora giova richiamare il messaggio dedicato alla Giornata di Papa Francesco, il quale ha richiamato l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” e ha ricordato che «nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali […]».
Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale

Il bilancio e l’azione di Caritas diocesana si muovono proprio nella logica di un maggiore coinvolgimento della comunità cristiana e in generale della cittadinanza lomellina, come ha ricordato monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, nel corso del convegno “Il volontariato in Caritas: una questione di stile” che ha fatto da sfondo alla presentazione dei dati del 2021. Oltre ai numeri, mons. Gervasoni ha riflettuto sul valore del volontariato come capacità di donarsi, offrirsi, mettersi allo stesso tempo in gioco per gli altri e in discussione perché «incontrare i poveri non lascia indifferenti».
STRATEGIA Non a caso negli ultimi anni Caritas si è impegnata a favorire sempre di più questo “incontro”. «C’è stato un maggiore radicamento nel territorio – spiega don Locatelli – abbiamo fatto un grande lavoro per potenziare la capillarità», che ha beneficiato della riorganizzazione “amministrativa” della Diocesi in Unità pastorali. «Il punto di forza – conferma il direttore di Caritas – è la presenza sempre più radicata grazie al lavoro delle Unità pastorali e delle parrocchie, un secondo elemento è dato da una competenza e una professionalità che sono cresciute in maniera importante. Siamo un interlocutore qualificato e ricercato».

LE SFIDE Che si confronta sempre più con la richiesta d’aiuto di chi cerca un’occupazione e delle famiglie impoverite da redditi ridotti e inflazione. «Risalta la grande fragilità legata al tema del lavoro. Sul territorio c’è una domanda, ma la nostra utenza spesso non ha le competenze necessarie, mancano spazi di formazione che facciano superare questa disparità. Inoltre c’è una forte fragilità familiare, su cui stiamo facendo un investimento forte anche educativo, per far sì che tu possa essere risposta per te stesso». I nuclei familiari sono «l’anello debole» (titolo del report 2022 di Caritas Italiana) «che dal 2008 a oggi è stato messo in seria difficoltà» e che probabilmente saranno i più toccati dall’emergenza casa: «La fatica più grande che stiamo vedendo è quella abitativa. Noi purtroppo non abbiamo strutture di housing nostro che rispondano alle esigenze di tante persone e famiglie che non possono più sostenere i costi di affitto e utenze. Il forte aumento degli sfratti che attendiamo nel prossimo futuro ci metterà in difficoltà, perché non abbiamo una struttura nostra, che consenta un housing diverso dall’emergenza. Qualcosa che ci consenta non di darti soldi per l’affitto, ma di ospitarti per un anno o due mesi. A Pavia un’esperienza simile c’è e sta funzionando bene».
Giuseppe Del Signore