Il messaggio del Vescovo per il Duomo rinnovato

“Percorsi storico-artistici integrati” era il titolo del progetto presentato nel bando emblematico della Fondazione Cariplo nel 2016. Finalmente tali percorsi sono giunti all’ultima tappa, la più impegnativa a livello artistico e liturgico, quella che riguarda la Cattedrale di Vigevano. Le altre due hanno riguardato la ristrutturazione e l’ampliamento del Museo della Cattedrale, e la risistemazione globale dell’Archivio Diocesano e della Biblioteca nell’edificio del Seminario. Gli interventi nella Cattedrale hanno riguardato il restauro conservativo delle cappelle laterali, la realizzazione di un impianto di riscaldamento efficace, ma anche in linea con gli orientamenti legati alle linee di transizione ecologica e l’adeguamento liturgico degli spazi della cappella del Crocifisso e del presbiterio. Contestualmente a questi interventi, si è proceduto a realizzare il restauro anche del Battistero e l’istallazione di un nuovo impianto di illuminazione con risparmio energetico e con valorizzazione artistica dell’edificio e dell’uso culturale e liturgico dello stesso. Del resto, la frase famosa per Milano dell’eternità della Fabbrica del Duomo, sembra comunque valere, benché in modo minore, per ogni cattedrale e comunque per ogni edificio importante e grande. Cose da fare ne restano ancora. Il tema centrale dell’evento odierno riguarda la sistemazione liturgica del presbiterio. Con essa il progetto emblematico finisce. Due sono state le motivazioni che hanno sorretto l’idea di un intervento così significativo. La prima motivazione, più semplice e debole, era legata al fatto che l’istallazione del riscaldamento a pavimento chiedeva lo smantellamento del pavimento esistente anche sul presbiterio e quindi la rimozione dell’altare precedente. Di fatto, però, esso era costituito da una specie di supporto adattato dignitosamente al paliotto che faceva bella mostra di sé e che dava dignità artistica al manufatto che non presentava particolare valore artistico. La seconda motivazione era quella di volere assumere l’occasione del rifacimento dell’impianto di riscaldamento per produrre un evento artistico e liturgico di rilievo per l’oggi della Chiesa. Chiesa cattolica e arte contemporanea non sembrano avere un rapporto idilliaco, tuttavia la fede cristiana da sempre, vista la sua dimensione liturgica oltre che catechistica, da sempre ha espresso nell’arte queste sue dimensioni, valide anche per l’uomo di oggi. Così si è pensato di affidare agli artisti che hanno accolto l’invito, un’idea teologica e liturgica, affidando a loro il compito di esprimerla in un evento di arte che aiutasse l’assemblea cristiana a incontrare il Signore nella Liturgia. Per la cappella del Crocifisso, l’idea teologica è quella che la Chiesa nella Pasqua di resurrezione annuncia al mondo il crocifisso. La speranza cristiana non elimina la croce, ma trova in essa il suo fondamento. Per il presbiterio, l’idea teologica è quella legata al racconto evangelico dell’episodio di Emmaus. Il Risorto si affianca ai due discepoli, delusi e senza speranza, per accendere il loro cuore al mistero del crocifisso, grazie alla rilettura delle Scritture. Il riconoscimento del Risorto avvia una nuova vita che si concreta nell’annuncio al mondo di Cristo risorto per la salvezza di tutti. Tale annuncio è quello che parte da Gerusalemme. L’altare, l’ambone e la cattedra diventano così i luoghi in cui oggi l’evento della fede pasquale, ossia del riconoscimento e dell’annuncio del risorto, accade. Questo tema si colloca in un contesto storico e culturale che si esprime innanzi tutto proprio nel linguaggio architettonico di questa cattedrale. L’altare è stato ricentrato spazialmente e collocato sotto l’arco della gloria di S. Ambrogio: il cielo azzurro e l’oro della gloria dialogano con il blu e l’oro dei luoghi liturgici. Cielo e terra si incontrano. Lo spazio del presbiterio ora accoglie naturalmente il presbiterio diocesano attorno al vescovo che nella celebrazione credente diventa espressione e causa della comunione con tutta l’assemblea del popolo di Dio radunato per la Parola e per il Sacramento. Lo sforzo di integrare l’anima architettonica dell’edificio espressa nel tempo pare si integri felicemente con il desiderio di revisione liturgica. Questa è comunque la speranza sottesa allo sforzo intrapreso. Sarà il tempo a dire l’ultima parola. L’importante è che questo luogo comunichi a chiunque lo frequenti il desiderio di interiorizzazione e di elevazione dello spirito davanti a un annuncio incredibilmente forte e sconvolgente: Gesù di Nazareth, che voi avete ucciso è risorto e vive per sempre. Di questo la comunità cristiana è testimone.

Mons. Maurizio Gervasoni

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