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Gli over65 sono in media un quarto o un quinto dei lomellini a seconda del comune di residenza. Una quota crescente della popolazione che ha esigenze peculiari e necessita di servizi specifici: il territorio li offre ed è in grado di erogarli?
NUMERI A Vigevano sono il 23.6% del totale dei cittadini (dati Istat a gennaio 2023, gli ultranovantenni sono l’1.3%), come a Mortara (gli over90 sono l’1.4%), a Gambolò sono il 22% (0.8%), a Garlasco il 25.4% (1.1%), a Cava Manara il 23.5% (1.4%), a Mede addirittura arrivano al 27.2% (1.3%), superando ampiamente la proporzione di uno ogni quattro medesi e iniziando l’ascesa a uno ogni tre. Del resto i dati demografici nazionali indicano che già oggi gli anziani sono il 23.2% del totale e che da qui al 2050 ce ne saranno tre per ogni giovane, con una riduzione della popolazione che, nello scenario mediano tra quelli esaminati da Istat, scenderà a 58 milioni nel 2030 e a 47.6 nel 2070. In Lomellina si è a metà strada, circa 1.6 over65 ogni under18, mentre la popolazione attiva (fascia 18-65) si aggira intorno al 60%; anno dopo anno, con l’uscita dalla popolazione attiva della baby boom generation, più numerosa delle successive, gli over65 saranno una fetta via via più ampia.
ESIGENZE Con quali necessità? Innanzitutto occorre precisare che in ambito gerontologico è invalsa ormai la suddivisione in fasce distinte, i “giovani anziani” tra 65 e 74 anni, gli “anziani anziani” tra 75 e 84, i “longevi” oltre questa soglia. Già nel 2003 un’analisi comparata di diversi studi condotta dall’Istituto superiore di sanità rilevava che il 3% delle donne e il 2% degli uomini nella fascia 65-69 aveva bisogno di assistenza quotidiana, percentuale che saliva al 25% e 18% sopra gli 80 anni, con un progressivo aumento anche delle patologie croniche e del decadimento cognitivo. Per Vigevano e la Lomellina nel 2022 il direttore generale di Ats Lorella Cecconami aveva spiegato a L’Araldo che «i dati epidemiologici ci suggeriscono che la diagnosi di Demenza e di malattia di Alzheimer potrebbe essere sottostimata nell’ambito territoriale della Lomellina» e che
i residenti in Lomellina usufruiscono meno delle prestazioni specialistiche ambulatoriali sanitarie e di riabilitazione sociosanitarie.
STRUTTURE AD HOC Ecco allora che ci sarà bisogno dell’apertura di un centro neuropsicologico come quello che è stato attivo per alcuni anni fino alla pandemia, gestito da fondazione Mondino presso il De Rodolfi. Proprio Mondino ha vinto un nuovo bando regionale e dovrebbe riattivarlo in via del Carmine, ma a livello di strutture non basterà sia perché è difficile che un unico punto possa assorbire la domanda del territorio sia perché servirebbero anche un’Unità di valutazione Alzheimer e centri riabilitativi sia perché con l’aumentare della pressione sui servizi socio-sanitari serviranno altre strutture. Nuove case di riposo – intese non solo come nuovi edifici, ma soprattutto come nuovi modelli assistenziali – un nuovo ospedale come hub lomellino, forme di co-housing sociale, assistenza socio-sanitaria di prossimità per chi continuerà a vivere presso la propria abitazione (col calo della popolazione anche i nuclei familiari diventeranno sempre più piccoli e le famiglie non potranno più farsene carico).
Giuseppe Del Signore