Un recente studio dell’Ocse (Piaac) ha rivelato che nel sistema scolastico italiano, mentre la scuola primaria ottiene buoni risultati nella comprensione del testo, la scuola secondaria registra un netto peggioramento, con un aumento delle disuguaglianze. In particolare, le scuole superiori vengono descritte come classiste e segregazioniste. Sempre secondo questo studio, meccanismi selettivi precoci indirizzano gli studenti verso percorsi elitari o considerati di serie B, marginalizzando studenti con difficoltà socioeconomiche, immigrati o con bisogni educativi speciali negli istituti meno prestigiosi. Le recenti riforme, focalizzate su educazione civica e valutazione, vengono inoltre viste come un impoverimento del curricolo e della didattica, mentre le scelte sulla formazione dei docenti della scuola secondaria sembrano privilegiare la regolarizzazione rapida del personale piuttosto che lo sviluppo di competenze metodologico-didattiche. Da qui la necessità di una riflessione sull’importanza di un approccio educativo che permetta a ragazze e ragazzi di entrare in contatto con contenuti significativi e stimolanti, promuovendo un apprendimento attivo e coinvolgente.
LA QUESTIONE Ad alcuni dirigenti e insegnanti delle scuole medie del territorio abbiamo chiesto se ritengono che la scuola media sia adeguatamente strutturata per fornire una formazione comune solida prima dell’orientamento verso le scuole superiori. Infine, una domanda d’obbligo: il sistema attuale può essere migliorato, prolungando ad esempio il percorso formativo fino a 16 anni per evitare una selezione prematura degli studenti?
Massimo Sala
1Pietro Chierichetti, dirigente Ic di via Anna Botto
Penso che nella questione ci siano due aspetti da considerare: innanzitutto la scuola secondaria di I grado ha ereditato una dimensione che apparteneva alla vecchia scuola media e che era propedeutica solo ai percorsi liceali. Questa dimensione andrebbe rivista davvero, sul campo, perché non è stata del tutto abbandonata: andrebbe rivista soprattutto nel modo di definire curricoli e metodologie, anche attraverso differenziazioni e personalizzazioni, che di fatto siamo già chiamati a fare, anche se spesso in modo troppo estemporaneo.
IL PERCORSO A mio avviso il percorso della scuola secondaria di I grado dovrebbe certamente fornire quegli strumenti generali e di base per diventare cittadini consapevoli, ma dall’altra parte dovrebbe anche rappresentare un momento di accesso a esperienze che possano orientare veramente gli studenti alla scelta della scuola secondaria di II grado. Non credo che allungare il periodo di un percorso comune e generico sia la strada giusta da intraprendere, anzi, a mio avviso, se la scuola secondaria di I grado non inizia ad accogliere esperienze formative non solo indirizzate all’istruzione, ma anche alla formazione professionale, diventa un periodo già eccessivo e inutile per tanti ragazzi che già al termine della scuola primaria possiamo individuare come predisposti o meno allo studio meramente teorico.
IL FUTURO Ritengo invece che la scuola secondaria di I grado possa investire nella strutturazione di percorsi che consentano agli studenti di scegliere il proprio futuro con maggiore consapevolezza, e quindi con maggior motivazione, aprendosi a nuovi modi di educare e trasmettere conoscenze e competenze, puntando anche sul rapporto con il mondo del lavoro e sulle esperienze formative legate ad esso. D’altra parte anche la scuola secondaria di II grado, sia nei percorsi di istruzione che in quelli di formazione professionale, può comunque garantire una formazione comune di base, aggiornandosi e rivedendo i propri approcci metodologici, all’interno però di un orizzonte professionale già impostato”.
2Gabriele Sonzogni, dirigente istituto comprensivo di Gambolò
Non credo che il segmento triennale della scuola secondaria di primo grado sia in sé il “ventre molle”dell’intero ordinamento scolastico italiano, secondo l’espressione non certo lusinghiera con cui spesso ci si riferisce alla scuola media.
UNA LUNGA CRESCITA Sposterei forse il focus sulle caratteristiche peculiari dei discenti in questi tre anni così particolari della loro vita. Chi lavora in un istituto comprensivo sa che la crescita lineare, armonica e graduale che caratterizza ad esempio i bambini nel percorso più lungo della scuola primaria (cinque anni) diventa invece esplosivo, repentino ed esponenziale proprio in un percorso più breve come quello della scuola secondaria (soli tre anni): entrati praticamente ancora come bambini, gli alunni finiscono il triennio come veri e propri pre-adolescenti.
CRITICITA’ Credo che questa situazione rappresenti un fattore di criticità che rende i processi di insegnamento e apprendimento forse meno efficaci, incisivi e all’apparenza meno proficui in questi tre anni. In un periodo di crisi e di trasformazioni così profonde, a livello fisico e cognitivo, spesso gli apprendimenti disciplinari non sono la priorità per i ragazzi, fragili e ancora alla ricerca di una propria identità ben definita. Si sente quindi il bisogno di apprendimenti meno “astratti” e “nozionistici” e più vicini alle domande di senso degli alunni in questa fase della loro vita: per questo motivo sarebbe opportuno che la formazione culturale dei docenti sia integrata anche da alcune conoscenze relative alla psicologia in particolare dell’età evolutiva. Classi meno numerose, specie alla scuola media, favorirebbero questo processo di più ampio accompagnamento da parte dei docenti nei confronti degli alunni. Si potrebbe così realizzare pienamente la “vocazione orientativa” che caratterizza come importantissimo e delicato percorso scolastico, una vocazione orientativa più ampia rispetto alla semplice consegna del consiglio orientativo in prossimità della compilazione della domanda di iscrizione alla scuola superiore,
BIENNIO DISCUTIBILE L’aggiunta di un ulteriore biennio alla scuola secondaria di primo grado avrebbe senso in funzione di un proficuo potenziamento delle imprescindibili competenze di base e di una individuazione più consapevole del successivo percorso scolastico a patto di integrare e potenziare all’interno del curricolo scolastico della scuola media – come avviene ad esempio nel modello scolastico nordico – attività anche di tipo esperienziale e laboratoriale, al fine di differenziare le proposte formative, intercettare intelligenze anche di tipo “pratico-manuale” e non perdurare nell’offerta solo di saperi nozionistici e astratti, dispensati spesso secondo modalità tipicamente “frontali”. Verrebbero così rimotivati i ragazzi più fragili dal punto di vista prettamente scolastico, e quindi precocemente a rischio di dispersione o di abbandono.
3Giovanna Montagna, dirigente Ic di viale Libertà
La scuola secondaria di primo grado offre opportunità formative a tutti gli alunni, valorizzando le eccellenze e offrendo strategie per supportare gli alunni che incontrano difficoltà nell’apprendimento. Grazie agli importanti finanziamenti del PNRR ANTIDISPERSIONE, che seguono i fondi europei afferrenti ai PON, la scuola sta offrendo percorsi di mentoring e di studio assistito volti a motivare e sostenere gli alunni nel processo formativo.
RIFLETTIAMO SUL BIENNIO Relativamente alla possibilità di prolungare la scuola secondaria di primo grado a 16 anni, al fine di favorire una scelta più consapevole, può essere sicuramente un motivo di riflessione… tuttavia con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è stata avviata un’importante riforma dell’orientamento scolastico che ha l’obiettivo di valorizzare i talenti e le inclinazioni di ciascuno, di promuovere il ruolo del merito nel successo formativo, di dare supporto a studenti e famiglie per consentire loro di fare scelte consapevoli per il futuro, nello studio e nel lavoro.
LE PAROLE DEL MINISTRO Lo scorso 22 dicembre 2022 il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato il decreto con le apposite Linee guida che hanno dato il via a importanti novità in tema di orientamento, inteso come strumento essenziale per il superamento delle diseguaglianze e della dispersione scolastica. La riforma prevede che l’orientamento sia inserito nelle attività formative offerte dalle scuole e nei curricoli scolastici, declinando, già dalla scuola secondaria di primo grado, la didattica in chiave orientativa, organizzandola cioè a partire dalle esperienze degli studenti e dalla personalizzazione dei percorsi, mettendo l’accento sullo sviluppo delle competenze di base e trasversali (responsabilità, spirito di iniziativa, motivazione e creatività, fondamentali anche per promuovere l’imprenditorialità giovanile), superando, in altri termini, il modello della sola dimensione trasmissiva delle conoscenze.
MODULI DI ORIENTAMENTO Sono previsti moduli di orientamento formativo da almeno 30 ore annue che saranno curricolari nelle classi terze, quarte e quinte della scuola secondaria di secondo grado ed anche extracurricolari per il biennio iniziale e la scuola secondaria di primo grado.
Difficile dire se la scelta sia prematura a 14 anni… sicuramente crescendo si cambia, il mondo del lavoro stesso è in continua evoluzione… quindi è importante, al di là della scelta, la formazione continua, il life long learning, che consentirà di aggiornarsi e passare da un settore all’altro di maggior interesse…
4Giulia Monaco, docente di lettere e responsabile d’istituto dell’orientamento
Riuscire a garantire a tutti una solida formazione comune, in soli tre anni di scuola media, è sicuramente una sfida. Le nostre classi si presentano eterogenee al loro interno, sempre più spesso i nostri alunni provengono da contesti di svantaggio linguistico e culturale o presentano bisogni educativi che richiedono stili di apprendimento diversi. In un’ottica inclusiva, il nostro compito è quello di dare a tutti la possibilità di accedere a un sapere comune che, talvolta, in soli tre anni, è difficile da consolidare, nonostante noi insegnanti cerchiamo di fare del nostro meglio per lavorare in questa direzione. Occupandomi di orientamento da alcuni anni, con il passare del tempo sto notando sempre di più che, al momento della scelta della scuola superiore, i ragazzi si sentono molto fragili e vulnerabili, come se mancasse anche una certa consapevolezza delle proprie capacità in rapporto alla formazione che hanno ricevuto. Sicuramente il sistema può essere migliorato, ma non credo che prolungare il percorso formativo della scuola media fino ai 16 anni possa apportare cambiamenti positivi per tutti. Senza dubbio, una maggiore maturità consentirebbe di ricevere una formazione più consapevole, ma ogni segmento scolastico è bene che segua i diversi momenti dell’età evolutiva e sia quindi testimone, anche in termini di formazione, di quelle che sono le possibilità di ciascuno.
5Miriam Cupertino, docente di lingua inglese
Sarei favorevole a prolungare di due anni, ossia fino al termine dell’obbligo formativo, la durata dell’attuale scuola secondaria di primo grado, per consentire agli studenti da un lato una scelta più consapevole del percorso successivo, e dall’altro l’acquisizione di una formazione di base auspicabilmente più solida perché più diluita nel tempo. Inoltre mi piacerebbe pensare ad una crescente differenziazione e/o personalizzazione del percorso di “scuola media”. Provo a spiegarmi meglio: negli anni successivi alla scuola primaria, in base al profitto di ciascuno studente, si potrebbe valutare la possibilità di redigere un vero e proprio piano di studi annuale, con discipline obbligatorie ed altre a scelta, in base alle attitudini individuali, includendo anche attività pratiche e laboratoriali per i ragazzi che intendano terminare gli studi al compimento del sedicesimo anno di età.
ORE MODULATE Anche le ore di lezione verrebbero modulate in base alle esigenze formative manifestate dagli studenti, a condizione che si lavori su “classi aperte”, in modo da consolidare le competenze di base degli alunni con difficoltà di apprendimento certificate e non, e potenziare le competenze degli alunni dal rendimento migliore. Potrei apparire in controtendenza rispetto alle ben consolidate teorie pedagogiche di inclusione, non discuto il sacrosanto criterio dell’eterogeneità nella formazione delle classi, anzi credo nell’enorme potere di arricchimento reciproco offerto dalla diversità e mi impegno a trasmetterne il valore agli studenti, anche in qualità di docente di lingua inglese. Le classi in cui operiamo quotidianamente sono sempre più complesse ed eterogenee, con esigenze formative e livelli di competenze molto variegati. A mio modesto parere, per ottimizzare l’efficacia degli interventi didattici e colmare il gap con i best performers europei, si potrebbe provare ad introdurre progressivamente l’approccio metodologico della didattica per fasce di livello a classi aperte, che potrebbe garantire opportunità di apprendimento senza dubbio più eque, perché consentirebbe di adattare i ritmi, le attività e i contenuti delle lezioni alle effettive competenze di tutti e di ciascuno. Secondo me sarebbe una delle strategie più efficaci per attuare una vera personalizzazione dell’apprendimento, rendendo i nostri alunni gli effettivi protagonisti del processo di acquisizione dei saperi e delle competenze necessari per il loro (ed il nostro) futuro. Offrirebbe anche l’opportunità di valorizzare le eccellenze, oltre che incrementare il successo formativo degli studenti in difficoltà, con ricadute positive sulla motivazione, che è un fattore di cruciale importanza nel processo del lifelong learning.
IL SISTEMA ANGLOSASSONE Inoltre, per offrire agli studenti un ulteriore supporto ad individuare e coltivare i propri “talenti”, mi piacerebbe anche immaginare una scuola che, come nel sistema anglosassone, offra laboratori pomeridiani obbligatori per tutti gli studenti, ma scelti da loro in base a interessi e inclinazioni personali, a differenza di quanto già avviene ora che, per questioni organizzative, le attività pomeridiane non coinvolgono l’intera utenza e si svolgono per periodi limitati. Ovviamente sarebbe necessario reclutare personale esterno, oppure attribuire incarichi a tempo determinato, magari attingendo dalle graduatorie d’istituto.
Non so quanto tutto ciò sia fattibile, forse è utopistico o difficilmente realizzabile, ma di certo un qualche cambiamento è necessario ed apprezzo molto che venga data l’opportunità di parlarne a chi vive quotidianamente la scuola e ne sperimenta, giorno dopo giorno, le molteplici problematiche.
6Stefano Travaglino, docente di matematica e scienze
Ritengo che, nella sua articolazione attuale, la scuola secondaria di primo grado non sia strutturalmente adeguata per offrire una formazione comune e assolvere la sua funzione orientativa. La principale mancanza, a mio parere, resta il fatto che gli interventi a contrasto all’insuccesso scolastico e alla dispersione rimangano sporadici e legati a progetti e fondi esterni, come sta avvenendo in questi anni con il PNRR e non invece strutturati nel percorso scolastico stesso, come potrebbe essere ad esempio con l’adozione di un funzionamento a tempo pieno simile a quello della scuola primaria. Questo ricade sui ragazzi più fragili, le cui famiglie non riescono a seguirli adeguatamente e magari non possono permettersi un aiuto esterno in forma privata, aumentando la sfiducia nella scuola e alimentando un circolo vizioso.Quanto detto ha rilevanti conseguenze anche sull’inadeguatezza di molti edifici scolastici, ormai obsoleti per le necessità dell’educazione attuale, e sulla formazione professionale dei docenti, anche questa poco strutturata e spesso lasciata all’iniziativa personale.Sono anche d’accordo sul fatto che, soprattutto riguardo la tematica dell’orientamento, l’attuale ciclo triennale risulti scarso, con alunni che arrivano alla scelta del percorso di secondo grado ancora molto acerbi, anche a fronte della scelta molto più ampia e alla crescente complessità delle specializzazioni rispetto al periodo storico in cui la “scuola media” è entrata in vigore. La mia opinione è che sarebbe sufficiente anche un solo anno in più rispetto ai tre attuali, per dar modo di lavorare con più tranquillità sulle competenze di base e nel frattempo sviluppare le inclinazioni personali.