Le casotte del Ticino tra memoria e rinascita

Chi si dà da fare per iniziare qualche piccolo intervento di restauro. Chi inizia a ritrovarsi in gruppo con gli amici, ascoltando musica e facendo giochi da tavolo. Si avvicina la Pasqua, e nel weekend i vigevanesi tornano a darsi appuntamento alle casotte, piccole case usate dai “tisinàt”, costruite lungo il corso d’acqua dal Ramo delle streghe al Taraplino, dalla darsena del Boschetto fino alla Conca azzurra, avanti fino alla lanca Ayala. Tradizione forse non così forte e presente come negli anni Ottanta o Novanta, ma comunque ancora in vigore. E la storia raccontata a L’Araldo da Giovanni Manzini, conosciuto da tutti come “Gianni”, lo dimostra. È il vicepresidente dell’associazione “Amici del Ticino”, ma ancor prima ha fatto parte degli “Amici della Casotta” e insieme ai suoi amici di un tempo restaura e cura casotte in zona Darsena.

TEMPI CHE CAMBIANO «Per noi le casotte sono sempre state un centro di ritrovo – racconta – ci venivamo sempre per divertirci e stare in compagnia. Il nostro gruppo fino ai primi anni Duemila andava a caccia e a pesca, e quando eravamo giovani eravamo soliti venire in casotta in bicicletta e in motorino, portavamo qui le nostre fidanzate. Per noi era un’opportunità di relax, ora i tempi sono cambiati. Le grigliate si fanno ancora a Ferragosto, ma la festa più importante rimane la Pasqua, anche perché rappresenta e simboleggia l’arrivo della bella stagione. Ricordo che facevamo il bagno nel Ticino, anche in primavera e in autunno. Sono tutte tradizioni che purtroppo stanno andando in disuso nel tempo. Molte casotte attualmente sono state e sono abbandonate».

LEGAME CHE RESTA Eppure, nonostante la consapevolezza di un periodo, di una fase che non tornerà, “Gianni” è tra coloro che continuano a «vedere nelle casotte un collegamento tra passato e futuro». Ecco, futuro: perché non mancano ragazzi già al lavoro con scope e attrezzi di vario genere per rendere le proprie casotte nuovamente pronte ad ospitare feste, serate di ritrovo e altro ancora.

Sicuramente per me e il mio gruppo – racconta Luca Passarella, socio di una casotta in zona Darsena – questo spazio è essenziale è vitale. Quando avevo 14 anni la mia famiglia ne aveva una e quello era un punto di ritrovo per tutti.

A oggi la casotta «è ancora un luogo di ritrovo per i giovani, visto che in città mancano spazi di ritrovo. Consiglio a tutti di averne una per tanti motivi. Oltre a essere, come già detto, un luogo per trovarsi con gli amici, insegna anche come gestire un qualcosa fai-da-te. In questo momento noi stiamo ristrutturando questa casotta, cercando di tenerla pulita e sistemare eventuali problemi presenti». È facile che lo sguardo torni ai tempi passati: «Quando eravamo ragazzini, ricordo che tutti i sabato eravamo qui a mangiare, ci ritrovavamo prima e dopo i giri in Piazza Ducale. Oggi qui del nostro gruppo c’è chi si rilassa, chi studia, chi si diverte, mangiamo e beviamo. Insomma, ancora oggi come tanti anni fa, la casotta va di moda, almeno secondo quello che ho potuto notare e sto notando con il mio gruppo».

Edoardo Varese
Edoardo Zanichelli

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