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Gli adolescenti di quest’epoca sono stati oggetto di una transizione che li ha scaraventati in un mondo nuovo senza aver potuto godere appieno di ciò che per gli altri era normalità: non abbiamo fatto in tempo a scoprire gli Mp3 che hanno preso piede i primi smartphone e ricordo ancora la mia collezione di cassette e dvd iniziare a prendere polvere.
Queste novità seppur emozionanti hanno influenzato i nostri genitori, che, visto il territorio inesplorato in cui si sono ritrovati, sono diventati più cauti e prudenti. Certo, questo non significa che io non abbia una lunga lista di ginocchia sbucciate e cadute alle mie spalle. Rispetto ai racconti di ragazzi più grandi però eravamo molto più controllati, così come i nostri giochi erano più sicuri.
Sono sempre stata spronata a esplorare e giocare anche senza sapere esattamente come farlo eppure spesso mi pietrifico davanti a ostacoli che possono sembrare banali e, quando sono costretta ad affrontarli, cerco prima di evitarli a tutti i costi. Il carattere gioca però un ruolo fondamentale nella risposta al “nuovo”.
Mi rendo conto infatti di essere un po’ restia ai cambiamenti e che preferisco osservare le reazioni altrui per poi decidere se ne vale davvero la pena. Così come non sento la necessità di rischiare solo per provare di esserne capace.
Un altro tassello di cui si compone la reazione dei giovani al rischio è la tecnologia, oggi parte della nostra quotidianità. Realtà aumentata e Intelligenza Artificiale permettono di correre tutti quei rischi che una volta potevi provare solo uscendo di casa, comodamente dalla propria cameretta. Ciò che ci può essere d’aiuto in molti campi sta pian piano eliminando il brivido della scoperta e dell’esperienza per lasciar spazio a una visione della vita offuscata dallo schermo.
È vero, a volte abbiamo bisogno di un po’ più di incoraggiamento e guida rispetto ai nostri coetanei per acquisire la sicurezza che si può ottenere solo con l’esperienza. Serve quindi un buon rapporto con gli adulti (che siano essi genitori o educatori) per poterci confrontare senza paura di essere giudicati, ma anche per sapere che i nostri problemi non verranno minimizzati. Soprattutto è essenziale permetterci di sbagliare e imparare ad accettare l’esistenza del fallimento non come qualcosa di cui vergognarsi ma come conseguenza neutrale del rischio preso.
Giorgia E.