Sapersi destreggiare nel sistema fiscale italiano non è così semplice come sembra, viste le diverse tasse e imposte che i cittadini sono tenuti a versare. Contributi che, nonostante risultino “scomodi” agli italiani, permettono il corretto funzionamento della macchina dello Stato. Tra i prelievi che attanagliano il portafoglio dei cittadini, uno su tutti è sicuramente l’Irpef, ma di cosa si tratta nello specifico?
IRPEF NAZIONALE Irpef è un acronimo che sta per Imposta sul reddito delle persone fisiche e rappresenta uno dei fondamenti del sistema tributario italiano. Si tratta di un’imposta dovuta da tutte quelle persone fisiche che producono un reddito dal proprio lavoro, dai capitali posseduti, ma anche dal possesso di terreni o fabbricati. Un’imposta che riguarda non solo i cittadini residenti in Italia, ma anche tutti coloro che risiedono al di fuori del Belpaese. Entrata in vigore nel 1973, l’Irpef è un’imposta diretta e progressiva che prevede il versamento da parte di tutti i cittadini con introito e che varia in base al reddito complessivo annuale di ognuno. Progressività che viene garantita dalle tre aliquote e dagli scaglioni, che permettono al cittadino di versare i contributi in base a quanto guadagnato.
ADDIZIONALI Per quanto riguarda le amministrazioni locali, Comuni e Regioni, a sostenerne le spese sono le addizionali Irpef. A differenza della versione “nazionale” dell’imposta, le addizionali finiscono direttamente nelle casse delle amministrazioni di appartenenza del contribuente. Si tratta quindi di una tassazione locale, il cui calcolo è simile a quello dell’Irpef nazionale, sebbene in questi ultimi due casi le aliquote siano inferiori. Si va da un minimo dell’1.23% a un massimo del 3.33% per le addizionali regionali, mentre la comunale è fissata dal singolo Comune e il massimo è lo 0.8%.
BILANCIO COMUNALE Ma dove finiscono i soldi ricavati dalle tasse e come funziona la gestione nei comuni? Tutte le spese comunali sono rendicontate all’interno del bilancio comunale. Un documento all’interno del quale l’amministrazione inserisce le somme relative agli importi sostenuti dall’ente per l’erogazione dei servizi e le entrate necessarie a sostegno di quella spesa. Guardando nello specifico i Comuni, le amministrazioni hanno una serie di spese necessarie legate ai servizi di prossimità, come il funzionamento degli organi esecutivi e legislativi, così come la gestione del personale, la pianificazione economica e il funzionamento di comparti come anagrafe e ufficio tecnico. Spese che si rendono necessarie per il miglioramento dei servizi e che, dai dati forniti dal portale Openpolis.it, a livello italiano si attestano su una media di 483€ pro capite, valore maggiore rispetto ai 191.8€ pro capite spesi dal comune di Mortara e ai 170.4€ impegnati da Vigevano.
EVASIONE Nonostante il ruolo di tasse e imposte per il funzionamento della pubblica amministrazione (comprese istruzione, sanità, infrastrutture), l’Italia resta un paese ad alto tasso di evasione fiscale. Dall’ultima “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione” del ministero dell’Economia si stima che nel 2020 l’imposta più evasa sia stata l’Irpef da lavoro autonomo (68.7%), seguita da Imu-Tasi (25.1%) e dall’Iva (19.3%). Per questo già a partire dai Comuni sono messe in atto attività di controllo e sistemi efficienti di riscossione per mettere i bastoni tra le ruote all’evasione fiscale. Sempre secondo il portale di Openpolis, anche a Vigevano e in Lomellina si investe per la gestione delle entrate tributarie, in particolare a Mortara si ha una spesa pari a 16.03 euro pro capite per contrastare l’evasione, mentre è di 22.61 euro a Vigevano, quest’ultima di poco superiore alla spesa di Pavia, pari a 21.86 euro pro capite.
Rossana Zorzato