Storie di vita / Piera Davalle

Si chiamava Piera Davalle, ma a Vigevano era conosciuta da tutti come “la signora Conterno” (dal nome del marito). Inizierei con questi brevi e scarni dati anagrafici il ricordo, pieno di affetto e di riconoscenza per una persona speciale, mia madre, alla quale debbo non solo la vita fisica ma anche e soprattutto gran parte di ciò che sono oggi e di ciò che ho costruito.
Fisserei un primo capitolo della sua “storia di vita” agli inizi degli anni 70, gli anni del boom edilizio a Vigevano, quando lei, ragioniera presso una famosa ditta cittadina (la ditta della famiglia Firpo, che la ricorda ancora con tanto affetto per la sua dedizione al lavoro) si mette in proprio, partendo da zero nell’attività di amministrazione di condomini. Con una tenacia straordinaria, affiancata da mio padre, per oltre 30 anni porta avanti un’avventura nella quale, per un breve periodo, anch’io sono stata coinvolta, e che ancora adesso continua, grazie all’opera di chi ha saputo raccoglierne il testimone.

Era una donna forte, determinata, una forza nata forse dalle intemperie della vita, attraverso le quali è dovuto passare. Figlia di una famiglia umile, riuscì a diplomarsi (impresa non scontata all’epoca per una ragazza), ma prima dei trent’anni venne colpita da una malattia rara agli occhi che le fece perdere buona parte della vista e la sottopose ad un lungo andirivieni dagli ospedali. Ma non si fermò e riprese a lavorare (indelebile il ricordo di lei con occhiali spessi e la lente d’ingrandimento). Si sposa e, dopo 5 anni nasco io. Il matrimonio non è dei più felici; mio padre era un uomo complicato, difficile, scontroso, molto problematico con una personalità molto disturbata e non adeguatamente curato. Lei nonostante tutto gli sta vicino, tiene insieme la famiglia e si occupa con affetto speciale della madre anziana, che vuole in casa accanto a sé. Io sono stata testimone di una vita difficile, senza affetto e amore da parte di un marito incapace, (poverino anche lui) di darne sia alla moglie che alla figlia.

Una costante per lei è sempre stata quella di aiutare tutti coloro che glielo chiedevano. Una volta in pensione si è data da fare in parrocchia, volendo un bene speciale ai sacerdoti incontrati nel cammino, impegnandosi nel gruppo del cucito e in mille altri servizi, senza mai stancarsi.
Io, presa dal lavoro, dalla mia famiglia, da una figlia che purtroppo ha sviluppato una patologia simile a quella del nonno (e forse in forma ancor più grave) negli ultimi anni della sua vita non sono riuscita a stare starle vicino come avrei voluto, non ho potuto passare più tempo con lei, pur avendola ospitata in casa mia per diversi periodi in occasione di convalescenza post interventi o fratture.
Le cose cambiano nell’agosto 2018 quando, a seguito di una caduta e un successivo intervento, si è reso necessario un ricovero presso una RSA. Lì, per quanto possibile nonostante il decadimento fisico e cognitivo, ha potuto lentamente riprendersi. La mia visita frequente era per lei un appuntamento atteso e desiderato con tutto il cuore.
Il tentativo di avvicinarla in una struttura più prossima alla mia dimora, proprio per rendere ancora più quotidiani i nostri incontri, ha dovuto però fare i conti con questa “guerra” che ci è piovuta addosso improvvisa. Una tempesta che ha prima interrotto le visite, poi contingentate di un quarto d’ora e poi interrotte ancora. E’ forse questo il mio vero e solo rimpianto: la solitudine che ha avvolto le sue ultime ore, una solitudine forse più pesante della polmonite che ne ha interrotto il cammino sulla terra.

Antonella Conterno

Le ultime

Parona, rinasce la piazza antistante San Siro

Adesso Parona ha una nuova piazza che è stata...

Gravellona, richiesto l’aiuto del Comune per sterilizzare una colonia felina

«Il comune intervenga per consentire la sterilizzazione di una...

Vigevano, a Palazzo Merula la scuola di Mastronardi

Con “La scuola di un tempo” il Lions club...

A lezione per riconoscere l’ictus

Riconoscere i sintomi dell’ictus per salvare vite. Questo lo...

Login

spot_img
araldo
araldo
L'Araldo Lomellino da 120 anni racconta la Diocesi di Vigevano e la Lomellina, attraversando la storia di questo territorio al fianco delle persone che lo vivono.