Caso Ast Vigevano, assolti i vertici e l’ex sindaco ducale Andrea Sala

Tutti assolti, dalla  bancarotta perché non costituisce reato e dal peculato perché il fatto non sussiste l’ex sindaco di Vigevano Andrea Sala e tutti i vertici di Ast Vigevano. La sentenza di primo grado del tribunale di Pavia è arrivata alle 13 di oggi pomeriggio. Erano bancarotta fraudolenta e peculato per distrazione i reati contestati ai vertici di Ast Vigevano, il consorzio che gestiva una scuola e alcune attività culturali per conto del Comune. Il pubblico ministero Roberto Valli aveva chiesto per l’ex presidente Massimo Boccalari 2 anni e 9 mesi, per il direttore Alessandro Mazzoli e per l’ex presidente di Fondazione Roncalli Carlo Cavigliani 3 anni e per l’ex sindaco di Vigevano Andrea Sala 3 anni e 4 mesi.

IL CONSORZIO Tutto è partito da un consorzio pubblico (Ast Vigevano), che aveva una scuola che produceva utili. Era l’unico ramo con un valore che è stato ceduto alla Fondazione Roncalli, che è un ente privato anche se controllato dal comune. Questa cessione ha concorso al fallimento del consorzio. Il valore della cessione era attorno ai 300mila euro. Pur avendo chiarito in più occasioni che le condotte oggetto del processo non sono state messe in campo per arricchimento personale, il pubblico ministero ha voluto chiedere per ognuno degli imputati circa 3 anni di condanna, perché comunque intercettazioni e testimonianze per l’accusa rendevano evidente come sarebbero stati a conoscenza dello stato di dissesto di Ast e come la cessione a Fondazione Roncalli del Ramo sano avrebbe comportato il fallimento.

Inoltre secondo l’accusa ognuno degli imputati avrebbe tratto giovamento o a livello lavorativo (Mazzoli) o a livello politico (Sala) o a livello di prestigio (Cavigliani) o a livello di incarichi (Boccalari) dalla cessione. Per tutti sono state chieste le attenuanti generiche. La posizione di Boccalari è stata alleggerita dalla sua testimonianza.

INDAGINI ARTICOLATE La richiesta di condanna è arrivata dopo sei anni di processi e un’indagine articolata che è stata svolta dalla Guardia di Finanza e che è partita proprio da notizie di giornali, attraverso intercettazioni ambientali, ma anche sentendo diversi testimoni tra i dipendenti di Ast. Di fronte all’esposizione debitoria, i vertici di Ast e del Comune decisero di cedere la parte più produttiva dell’ente (la scuola di formazione professionale) alla Fondazione Roncalli (che comunque si è sempre occupata formazione professionale). Assieme alla scuola vennero conferiti 300mila euro. Sulle richieste del pm ha pesato il fatto che Fondazione Roncalli non avesse l’accreditamento, in possesso di 7 enti in zona.

Andrea Ballone

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