Siccità / Qualche goccia estiva, ma la vera pioggia tornerà a ottobre

La siccità durerà fino a ottobre. Quelle di Arpa Lombardia sono previsioni,

ma sono basate su modelli affidabili, sono quanto mai nefaste e delineano un’estate con precipitazioni inferiori e temperature superiori alla norma,

uno scenario che era stato in parte anticipato dai bollettini idrogeologici mensili e che mette nero su bianco mesi con pochi o nessun evento piovoso e un termometro quasi ogni giorno sopra le medie stagionali. A luglio meno pioggia del solito e quasi un grado in più del consueto, ma soprattutto ad agosto «la carenza di precipitazioni risulterà maggiore e le temperature superiori alla norma in modo generalmente più marcato, con un’anomalia media fino a 2°C», condizioni siccitose che caratterizzeranno anche settembre per poi allinearsi alle tendenze storiche con ottobre.

CONGIUNTURA Una situazione non di emergenza, ma di crisi che avrà impatti a livello ambientale, economico, sociale, come ha chiarito Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, in cui rientra anche la Lomellina, intervenendo al convegno “Siccità: la situazione e le soluzioni” organizzato dalla Camera dei deputati: «Territori come il nostro rischiano di rompere la coesione sociale. Lunedì – il 20, ndr – avremo un Osservatorio»,

noi dovremo dire ad alcuni territori fermatevi, non prelevate l’acqua. Quando si dice una cosa del genere scoppia la guerra

E l’Osservatorio di lunedì è giunto a conclusioni impietose: «La siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga a un cosiddetto “semaforo rosso” che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile». Per salvare almeno una parte dei raccolti l’Autorità propone non un blocco totale, ma una riduzione del 20% dei prelievi per irrigazione, da adottare tempestivamente, ma gli agricoltori sottolineano che equivarrebbe al blocco dell’attività.

PP Siccità Lomellina - Agogna
il fiume Agogna in secca

SENZA RISERVE Del resto le stime e i dati sono inquietanti. Il Consorzio Est Sesia ha spiegato che la superficie di oltre 334mila ettari di cui ha la competenza, oltre metà in Lombardia e quindi soprattutto in area pavese, sconta una riduzione dell’apporto idrico superiore all’85%. Vuol dire che, senza precipitazioni e senza afflusso maggiore di acqua dai bacini in cui c’è entro inizio luglio, l’intero raccolto del riso è a rischio e anche quello cerealicolo è fortemente compromesso. Ovunque si cerchi il conforto dei numeri la risposta è negativa, al ponte della Becca il livello idrometrico del Po è il più basso da 70 anni.

La neve sulle Alpi è totalmente esaurita in Piemonte e Lombardia – scrive in un comunicato l’Autorità di bacino – i laghi, a partire dal Lago Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (eccetto il Garda); la temperatura è più alta fino a due gradi sopra la media

«la produzione di energia elettrica è in stallo – prosegue – le colture, nonostante l’avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell’irrigazione (esempio in Lombardia), sono tuttora in sofferenza; così come si accentua, con inevitabili danni ambientali a biodiversità e habitat, la risalita del cuneo salino» arrivata intorno ai 20 chilometri dal delta del fiume. Un problema che riguarda un terzo degli italiani e il 40% del Pil agricolo.

PP Siccità Lomellina - Siccità campo
i campi lomellini assetati d’acqua

PROBLEMI STRUTTURALI C’è anche un problema di dati che mancano, come ha rilevato l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nella relazione alla Camera di Martina Bussettini, responsabile dell’area idrologia, che invita a distinguere tra siccità e scarsità ovvero insufficienza delle risorse in funzione dei bisogni. Occorre capire se questa può essere in qualche modo contenuta, un’analisi che si può fare – e si fa in tempo reale in Spagna piuttosto che in Svezia, ricorda Bussettini – solo se si monitorano tutti i punti d’accesso alla risorsa idrica, una cosa che non si fa più. «Non sappiamo – commenta – nei punti di prelievo quanta acqua si preleva nel tempo, non possiamo sapere se quel tipo di prelievo è sostenibile e se, a livello cumulato, lo è nello spazio e nel tempo. Quello che riusciamo a fare è un rapporto tra i volumi prelevati, circa 35 miliardi di metri cubi, e quelli disponibili; abbiamo uno stress sulla risorsa del 25%, che è abbastanza alto». Ma è una misurazione parziale se si pensa che «su 7500 corpi idrici fluviali, solo 747 hanno stazioni di misura e meno di queste hanno una scala di deflusso aggiornata. Questo è insufficiente». E diventa un grido d’accusa:

Senza monitoraggio, se questo Paese non si dota di un sistema conoscitivo e di un sistema di professionalità dei tecnici negli enti preposti, non si va da nessuna parte.

«E’ imbarazzante non avere una valutazione d’insieme su queste cose. Ogni volta che ci arriva una valutazione d’impatto ambientale sulle grandi opere e andiamo a vedere su cosa sono state progettate queste opere, abbiamo i dati per vedere se sono state dimensionate correttamente e qual è l’effetto cumulativo? No».

Giuseppe Del Signore

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