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Sono 6.5 milioni le persone che in tutta Europa soffrono di gravi disturbi cronici del sonno. Non un fattore legato all’ansia, ma causato dal sempre maggiore inquinamento acustico che attanaglia la vita di tutti i giorni nelle città.
PROBLEMA SOTTOVALUTATO Secondo solo all’inquinamento atmosferico, quello acustico è un problema sempre più presente nei paesi sviluppati e con un alto tasso di urbanizzazione, i cui effetti sulla salute potrebbero non essere chiari e spesso sottovalutati. Secondo un’indagine Istat del 2021, l’Italia ha contato più di duemila esposti per inquinamento acustico ovvero 12.8 ogni 100mila abitanti, la maggior parte dei casi riscontrati proprio nel nord Italia e soprattutto nel nord-est. Tuttavia, stando al report della Agenzia europea dell’ambiente, è improbabile che in futuro diminuisca il numero di persone esposte al rumore. Una ragione legata al conseguente aumento dell’urbanizzazione e della continua domanda di mobilità nelle grandi e piccole città. Trend poco incoraggiante legato anche agli obiettivi politici in materia di inquinamento acustico non ancora raggiunti:
secondo il piano “Zero pollution” dell’Unione Europea l’obiettivo è ridurre del 30% il numero di persone che risultano cronicamente esposte al rumore entro il 2030.
SALUTE Ma se la continua frenesia di città tra clacson e continui schiamazzi può effettivamente innervosire chi ci vive, come può impattare sulla salute? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esposizione a lungo termine al rumore può provocare una serie di effetti avversi sulla salute delle persone. Tra questi vi sono irritabilità, disturbi del sonno, problemi al sistema cardiovascolare e metabolico, così come morti premature, nel peggiore dei casi. Sempre stando ai dati presentati nel report dell’Eea, ogni anno si presentano 48mila nuovi casi di cardiopatie ischemiche, oltre a 12mila decessi prematuri, che si stima siano fono-correlati. Un problema che non riguarda solo le persone, ma reca danni anche al mondo animale.
PROVVEDIMENTI Se combattere l’inquinamento atmosferico è una causa che sta a cuore delle istituzioni, è necessario prendere posizione anche per quanto riguarda quello acustico. Promuovere una mobilità attiva, prediligendo spostamenti a piedi o in bicicletta, promuovere la pedonalizzazione delle strade, le zone 30, così come asfalti a bassa rumorosità possono essere delle soluzioni iniziali per poter affrontare il problema. La continua crescita urbana e la conseguente domanda di mobilità non deve scoraggiare, bensì spronare a spingersi su politiche sempre più ambiziose. Tra queste l’introduzione di maggiori aree verdi che, oltre a regolare la temperatura nelle città, possono trasformarsi in delle vere e proprie “zone silenziose”. Ma anche una migliore pianificazione urbana e infrastrutturale può dare innesco al cambiamento nei comportamenti delle persone. Non solo singoli provvedimenti, ma una vera e propria sinergia tra misure e nuovi atteggiamenti.
Rossana Zorzato