Sono passati quasi nove mesi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. L’Araldo lo scorso 4 marzo aveva intervistato Aleks Kabancha, 20enne in Italia dal 2015 e studente alle superiori di Vigevano, per chiedergli di raccontare come il popolo ucraino stesse vivendo la guerra. Aleks, nove mesi fa, all’inizio della guerra, ti eri detto stranito, provando un mix di rabbia, smarrimento, tristezza. Oggi quali sono i sentimenti prevalenti?
«Questo mix rimane, però è aumentata la rabbia, legata più che altro alla differenza tra quello che si fa e che si dice. Mi riferisco alla pace: la Russia si è detta disposta a trattare, ma nello stesso momento ha iniziato a bombardare le infrastrutture civili»
Sei in contatto con parenti e amici in Ucraina? Loro che guerra ti raccontano?
«La situazione è difficile, la capitale e gran parte dello Stato sono al buio»
A Kiev stanno chiedendo ai cittadini di trovare qualche posto fuori città in cui trasferirsi, perché probabilmente non sarà possibile rimanere in assenza di luce e riscaldamento
«A chi può si chiede di andare all’estero e a chi già si trova fuori dall’Ucraina di restare dov’è»

Che inverno attende il popolo ucraino?
«Un inverno molto difficile. In alcuni posti, che potrebbero rimanere isolati, si mettono delle coperte pesanti e dei pacchi con acqua e cibo. Tuttavia vedo il popolo ucraino molto più sicuro di se stesso rispetto a nove mesi fa; all’inizio eravamo spaventati, ma ora i continui bombardamenti aumentano solo la rabbia. Sono uno svantaggio per la Russia, incoraggiano a resistere»
Ritieni che il bombardamento delle infrastrutture civili sia una conseguenza dell’attacco al ponte di Kerch – non rivendicato, ma attribuito da più parti agli ucraini – e che questo sia stato incauto?
«Sì, ma è stato giusto farlo, quel ponte è stato un simbolo del governo russo e di Putin, costruito proprio per celebrare l’invasione della Crimea. Veniva presentato come l’infrastruttura più sicura al mondo, indistruttibile, invece proprio durante il compleanno di Putin – in realtà il giorno dopo, ndr – il ponte è stato colpito senza particolari difficoltà»
Quest’estate non sei tornato in Ucraina, perché?
«Con la mobilitazione generale sarei stato chiamato a combattere. Inoltre la situazione è difficile»
Hai cambiato idea rispetto a quando ti eri dichiarato pronto a partire?
«No, il mio problema resta la scuola. Sono all’ultimo anno e voglio finire. Al termine del percorso ci penserò, già quest’estate avevo in mente di tornare e di arruolarmi»
Hai paura di dover combattere?
Sì, ho paura. È una guerra, si può morire. Però c’è un senso di difesa della patria e dei nostri ideali
Ti spaventa pensare di ammazzare i soldati nemici?
«Sì, perché non so cosa si prova a uccidere qualcuno»
Cosa pensi dei russi?
«Da sempre è un popolo che si è disinteressato alla politica, anche per paura di manifestare il dissenso. Ora però sta diventando indifferenza: chi ha capito è scappato, chi resta accetta le decisioni del governo senza fare nulla. In alcune regioni hanno iniziato a protestare, ma sono territori molto lontani dalle città»
Credi che sia ora di trattare la pace? A quali condizioni?
«La parte Ucraina pochi giorni fa si è detta pronta a considerarla, ma con un altro governo russo, tornando ai confini precedenti al 2014, e con un risarcimento per la ricostruzione. Lo ritengo giusto, sono stati loro ad aggredire, ma sono consapevole che la Russia non accetterà mai queste condizioni»
Gli ucraini con cui sei in contatto, dai tuoi genitori ai parenti e amici che sono ancora nel paese, cosa pensano della pace?
«La maggior parte, da quel che vedo, vuole ritornare al 2014, senza concessioni»
Pensi che il tuo paese potrà accettare dei compromessi pur di raggiungere la pace?
«Nessuno vuole cedere la Crimea alla Russia, perfino il popolo della Crimea non vuole più rimanere sotto occupazione russa, si è reso conto che si vive peggio»
Di fronte al rischio di una guerra nucleare pensi che il popolo ucraino potrebbe cedere?
«Fino a questo punto non credo si arriverà. Dovesse succedere, molti stati dell’Onu reagirebbero, penso che potrebbe esserci anche una risposta preventiva. Non so se dovremmo cedere in questo caso, ma non penso che saremmo disposti a farlo»
Credi che il governo ucraino potrebbe essere intenzionato a spingere la controffensiva fino in territorio russo?
«Giustamente hanno chiarito che si fermeranno ai confini, assolutamente noi ucraini non vogliamo invadere, sarebbe un controsenso»
L’Ucraina ha potuto resistere col contributo economico e militare degli Stati Uniti, dell’Ue e e della Nato. Qualora da questi soggetti dovesse arrivare l’imposizione di un “cessate il fuoco” con la richiesta di rinunciare alla Crimea e ai territori annessi prima del 24 febbraio, per evitare l’inasprirsi della guerra e ridurne gli effetti collaterali, come lo vivreste?
«Sarebbe difficile da accettare, la parte russa non riesce ad avanzare e neppure a mantenere certe posizioni»
Sarebbe anche inutile quel che si è fatto finora, tutti i sacrifici, il popolo lo vedrebbe come una cosa negativa; non un tradimento, ma un abbandono al nostro destino
Giuseppe Del Signore