Osservatorio 25-2 / Quel mappamondo

La “famosa” immagine di Charlie Chaplin (nel personaggio di Hitler) che giocava, nel famoso film “Il grande dittatore” con il mappamondo, esaltandosi in un turbinio di conquiste, non sembra si sia affievolita con il passare dei tempi… anzi! Proprio i “venti di guerra” di questi giorni confermano questa triste realtà, che porta ad unico sbocco: la guerra. Trattative, diplomazie in campo, minacce o atteggiamenti più accomodanti… in realtà portano ad unico scenario, quello della guerra!

E’ sbagliato, infatti, il punto di partenza, in quanto si parte già dalla guerra… casomai poi si tratta per ricercare spiragli per un conflitto il meno dannoso possibile, ma sempre di conflitto si tratta. La vera pace, infatti, lo sappiamo, non è semplicemente una “assenza di guerra”, ma è il frutto di un cammino che parte da lontano e che coinvolge il concetto stesso di persona e dei valori che la rendono tale. Da una parte, quel “mappamondo” ci ricorda che ancora oggi la bramosia di conquista è presente nelle logiche terrene, che non necessariamente si riferisce a conquiste territoriali o militari, ma che, oggi più che mai, percorre i binari dell’economia o quelli della cultura o ancora delle manipolazioni di idee e di valori… l’uomo può essere “conquistato” in tanti modi e (scusate il concetto forte) forse il meno dannoso è proprio quello delle conquiste di territori.

Allora la vera pace non potrà mai essere davvero il frutto di uno scambio di territori o aggiustamenti di confini, ma unicamente di un cammino che coinvolge tutte le realtà e gli aspetti di una persona. Non per “portare acqua al nostro mulino” ma se, ad esempio noi leggiamo anche solo i titoli dei temi che sono stati trattati nelle “giornate mondiali della pace” proposte dai diversi Pontefici, da Paolo VI in poi, vediamo che alla parola pace è sempre collocato un altro termine, che indica un valore o uno stile di vita… dai diritti umani alla giustizia, dalla vita alla solidarietà, dalla libertà religiosa ai poveri… Tutto questo ci dice che il valore della pace non può mai stare da solo e soprattutto è sempre il frutto di un cammino e di una consapevolezza educativa.

Se, ad esempio, parliamo di aborto o di eutanasia… con quale autorevolezza possiamo “pretendere” la pace? Se parliamo di una giustizia “fai da te” come possiamo costruire la vera pace? Se non accettiamo la libertà religiosa e il diritto di ogni uomo a credere in un unico Dio, come possiamo chiedere a questo di testimoniare la pace? Certamente, lasciamo il campo a tutte le diplomazie e trattative possibili, ma sappiamo che la vera pace non potrà mai esserci se non scaturisce da come si costruisce la vita, altrimenti quel “mappamondo” da conquistare salterà sempre fuori!

Dep

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