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La Chiesa vigevanese ha 62 anni. Questa almeno è l’età media del clero della Diocesi di Vigevano, che secondo l’annuario diocesano nel 2023 conta 87 membri tra parroci o amministratori parrocchiali (43), vicari (12), altra mansione (23), sacerdoti in servizio fuori Diocesi (7), quiescenti (2), a cui si aggiungono i consacrati extradiocesani qui in servizio (2), i sacerdoti religiosi (10) e i diaconi laici (12). Nello stesso anno non c’è stata nessuna ordinazione ed è la quarta volta che accade negli ultimi sette anni (escludendo il 2020, anno della pandemia), durante i quali i nuovi presbiteri sono stati 5. Anche Vigevano e la Lomellina insomma sperimentano il calo di vocazioni che caratterizza non solo la Chiesa italiana, ma tutto il cosiddetto Occidente.
IL CONTESTO In Italia nel 2020 – ultimo anno per cui sono disponibili dati – si contavano 1804 seminaristi nei 120 seminari maggiori, di cui 266 (il 14.7%) in Lombardia – anche se in rapporto alla popolazione primeggiavano Calabria e Basilicata – e il 10% proveniente dall’estero. Rispetto al 1970 erano più del 60% in meno, con un’accelerazione del calo negli anni Dieci del XXI secolo. In tutto i sacerdoti erano invece 31793, sempre meno e sempre più vecchi, tanto da spingere alcune realtà a fare proiezioni di medio termine: il seminario dell’arcidiocesi di Milano nel 2023 ha pubblicato uno studio di due docenti di demografia e statistica dell’Università Cattolica secondo cui da qui al 2040 la Chiesa di Milano avrà sempre meno giovani (il 10% under40, il 30% over75), passando da 1694 preti a 1147 (scenario ottimistico), 958 (pessimistico) o 1050 (mediano) per 1107 parrocchie. Una prospettiva che richiederà sempre di più il ricorso a formule come le Unità pastorali, introdotte nella Diocesi di Vigevano col XVII Sinodo del 2018-2019, e a figure laicali per la gestione ordinaria.
LOMELLINA Del resto in ambito diocesano i sacerdoti under40 sono il 5.6% a fronte di un 21.3% di over75, un rapporto destinato a sbilanciarsi ulteriormente visto che nel 2023 c’era un solo alunno presso il seminario vescovile (in “preseminario”). Nel 2000 i presbiteri erano 126, in poco meno di un quarto di secolo sono diminuiti di quasi un terzo (31%), scendendo per la prima volta in doppia cifra nel 2017.
Del resto se nel decennio 2000-2010 le ordinazioni erano state 20, in quello successivo sono state 11, quasi la metà. Si è assistito invece a una crescita lenta dei diaconi, passati da 8 a inizio millennio ai 12 del 2023.
GASSOSI Nondimeno, più che di una specificità della vita consacrata o del territorio diocesano, è il mondo a essere cambiato. Forse non è casuale che in una “modernità liquida” – e chissà se Baumann a distanza di un quarto di secolo non sceglierebbe “gassosa” – tutte le scelte definitive (ordinazione, matrimonio, battesimo, genitorialità) siano in calo. Già nel 2013 papa Francesco esortava i volontari della GMG di Rio a «essere rivoluzionari, vi chiedo di andare contro corrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente […] abbiate il coraggio di “andare contro corrente”. E abbiate anche il coraggio di essere felici».
DALL’INTERNO L’esigenza di un ripensamento è avvertita all’interno della Chiesa, intervistato da “Il Foglio” nel 2022, il vice presidente Cei monsignor Erio Castellucci ha dichiarato che «oggi spesso i giovani candidati devono fare i conti con parecchi timori: la paura di vedersi spesi in soffocanti incombenze organizzative piuttosto che nell’annuncio del Vangelo, il rischio di sentirsi impantanati in una pastorale tradizionale, senza novità e senza entusiasmo, il rischio di un iperattivismo che condiziona il tempo della preghiera e della riflessione, i dubbi sulla qualità del proprio celibato che è oggi assai meno protetto che in passato. E, soprattutto, il timore di non essere in grado di mantenere negli anni una coerenza di vita, nel raffronto inevitabile con i preti che coerenti non sono, o che lasciano il ministero: benché pochi, la loro situazione fa parecchio rumore. Mi sembra che l’attuale strutturazione del Seminario non sia più sufficiente ad attrezzare i futuri presbiteri». In questa direzione la Cei lo scorso dicembre ha adottato la nuova “Ratio formationis sacerdotalis” ovvero l’itinerario che i candidati al sacerdozio devono seguire, che ora comprende una fase spirituale, umana e comunitaria (tre anni) e una fase pastorale (un anno di esperienza caritativa o missionaria, fuori dal seminario).
Giuseppe Del Signore