Sartirana, l’istituto Adelina Nigra si rinnova

Ambienti che riproducono un ristorante, un cinema, un giardino interno e una caffetteria. È la novità del nuovo nucleo Alzheimer della residenza sanitario-assistenziale Pio istituto Adelina Nigra di Sartirana, che sarà inaugurato sabato 11 maggio alle 15, alla presenza del vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, e delle autorità civili, militari e religiose e di tutta la popolazione. «I lavori di ammodernamento del nucleo Alzheimer – spiega don Pietro Nardi, ex parroco di Sartirana e membro del consiglio d’amministrazione della Rsa – sono iniziati nel 2023 e prevedono un rinnovamento delle stanze con letti elettrici e nuovi arredi terapeutici per le zone comuni, che riproducono ambienti esterni, rientranti nella definizione di “cure non farmacologiche”. Poi un nuovo impianto di aria primaria, l’isolamento termico del tetto, nuovi impianti idro-sanitari e pavimentazione».

LA RSA L’istituto, fondato nel 1888 dopo l’apertura del testamento dell’ingegner Vincenzo Nigra, è operativo dal 1904, e dispone di 75 posti letto. I criteri che hanno guidato le scelte del Cda presieduto da Claudio Pirrone sono strettamente connessi al migliore connubio tra la qualità degli ambienti di vita, ossia l’arredo terapeutico, e le attività occupazionali. «Di fatto – prosegue don Nardi – per gli ospiti affetti da patologia di Alzheimer o da altri decadimenti cognitivi, vivere in un ambiente protetto, in completa sicurezza e senza la possibilità di allontanarsi in autonomia, può sembrare una costrizione».

Se l’ambiente invece è accogliente e fornisce dal punto di vista emozionale la sensazione di essere all’esterno, in un vicolo, una piazza o un giardino, questo aspetto può diventare, oltre che gradevole, anche terapeutico.

PREPARAZIONE L’investimento porterà cambiamenti anche nell’approccio esistenziale e vedrà i suoi risultati con il tempo e con la preparazione del personale che dovrà essere formato per poter stimolare nel giusto modo gli ospiti tramite attività e progetti mirati, rendendo nel tempo sempre più sicura la limitazione delle contenzioni e libero il movimento all’interno del nuovo nucleo. «E’ stato anche sperimentato – conclude don Nardi – che questo tipo di approccio alla patologia porta a un minor uso di farmaci e spesso a un rallentamento nella progressione della malattia».

Davide Zardo

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