Osservatorio 26-11 / Seconde linee

Nella tradizionale catechesi di mercoledì scorso, Papa Francesco ha proposto la figura di San Giuseppe, definendolo “uomo di seconda linea” non per sminuirne il suo ruolo nella storia della salvezza, anzi, per esaltarlo nella dimensione del servizio e della docilità alla volontà del Signore. Parlare di “seconda linea” nella società di oggi, la società dell’apparire, dove vengono esaltati gli arrampicatori e dove prevale la cultura dell’immagine, francamente pare fuori luogo, un concetto lontano dalla cultura del nostro tempo.

Eppure ci rendiamo conto che la nostra società viene sostenuta e fatta crescere proprio dalle numerose “seconde linee” che la compongono. Proprio il Papa ha indicato alcune di queste figure… padri, madri, nonni e nonne, insegnanti, lavoratori, che non salgono i gradini della notorietà o dell’arrivismo, ma che sostengono culturalmente e come servizio la crescita della società. “Se ci pensiamo – ha osservato il Papa – le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste”.

Cogliendo queste sottolineature profetiche di Papa Francesco, siamo chiamati a “rivalutare” proprio le “seconde linee” della quotidianità, spesso eroi nascosti, che con le loro fatiche e il loro servizio silenzioso fanno molto più di tanti arrivisti o di manager di lungo corso. Questa “fotografia” vale per i cosiddetti “mondi di eccellenza” di oggi, da quello della finanza a quello dei grandi progetti, da quello della comunicazione a quello dei cammini pedagogici. Vale anche (e in questo siamo certi di interpretare il pensiero di Papa Francesco) all’interno della Chiesa, dove spesso le nostre strutture pastorali rischiano di lasciarsi abbagliare dalle logiche manageriali piuttosto che abbandonarsi un po’ ai disegni di Dio, certamente emarginati dalle mentalità culturali di oggi, ma che il più delle volte fanno emergere ricchezze, sorprese, cammini che nemmeno il più grande manager del nostro tempo riuscirebbe a ipotizzare. Quante “seconda linee” ci sono anche nelle nostre strutture pastorali, a cominciare da chi si offre per pulire la chiesa o per garantire ogni giorno un piatto caldo ai poveri.

E ben vengano queste “seconde linee”, alle quali magari non piacciono molto le programmazioni, ma sono sempre pronte a dire “si” per un servizio alla comunità. Anche San Giuseppe aveva “programmato” la sua vita, pensando di sposare una bella e brava ragazza del suo tempo…il disegno di Dio lo ha sconvolto, ma non solo ha accettato, ha scelto di essere una “seconda linea”, perché al fronte, diciamolo, c’è sempre Lui, il Signore!

Dep

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