Caritas: affitti da pagare, formazione a distanza e aiuto ad ex carcerati tra le maggiori emergenze

L’emergenza Covid vede in prima linea la Caritas diocesana di Vigevano, impegnata a fronteggiare povertà vecchie e nuove. Tra i tanti ambiti di intervento dell’associazione, spiccano 74 nuclei familiari di persone che non hanno mai avuto necessità di chiedere aiuto e che si rivolgono al Centro di ascolto diocesano a causa della perdita del lavoro o in attesa di cassa integrazione, o con contratti terminati e non rinnovati, con una crescita di soggetti che prima della pandemia svolgevano lavori saltuari o in nero, e un aumento delle richieste di cibo e spese alimentari.

In questo momento – commenta il direttore della Caritas diocesana vigevanese, don Moreno Locatelli – la voce più importante nella panoramica della nuova fase è l’impossibilità o la difficoltà di pagare affitti e utenze per poter mangiare. In apparenza non sembra un gran numero, ma in realtà è molto alto se pensiamo che è passato già un mese e mezzo. Pensiamo a tutte quelle persone che non hanno più un impiego, e che si affidavano alle agenzie interinali per lavorare in bar e ristoranti, che tra poco riapriranno ma non con le stesse possibilità di prima. Non si erano mai rivolti prima alla Caritas, e adesso cercano di starci dentro salvaguardando la dignità. Sono persone che adesso meritano maggiore attenzione e una forte risposta del territorio, non solo da parte della Caritas. Secondo me (e spero di sbagliarmi ma non credo) la prospettiva sarà quella di aiutarli a pagare le bollette, e sarà una cosa che ci porteremo dietro per un bel po’. Quando si ripartirà a pieno regime questa sarà la fatica più grossa.

Un’altra emergenza è quella educativa, con una trentina di bambini e ragazzi seguiti quotidianamente per attività ludico-ricreative e didattica a distanza. «Avevamo iniziato già prima dell’emergenza a coinvolgere i ragazzi per i compiti, lavoretti manuali, giochi e ginnastica. Adesso è un’attività che ha due obiettivi: primo, aiutare i più piccoli a un utilizzo degli strumenti informatici in modo intelligente; secondo, dare sollievo alle famiglie che non possono seguirli nemmeno lavorando da casa, o che non sanno a chi affidarli». C’è poi un aumento delle persone sul territorio provenienti soprattutto dal carcere: affidati, detenuti a fine pena, ma soprattutto detenuti ai domiciliari e familiari di carcerati.

Era in previsione, e ci siamo messi a disposizione come tutte le Caritas per questa realtà, che è una delle più grandi povertà. È un servizio importante, che si affianca a tanti altri interventi, come l’accompagnamento psicologico alla dimensione del lutto per chi ha avuto morti per Covid in famiglia, o la sistemazione in case sfitte per chi è uscito dall’ospedale e adesso è in quarantena e non può tornare nella propria abitazione. Sono tanti strumenti per far sì che da parte delle persone si rinnovi e si sviluppi la dimensione dell’accoglienza. Questa è la prospettiva: da un lato la povertà, dall’altro il tentativo di qualcosa di intelligente ed educativo.

Davide Zardo

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