25 aprile / Dialogo tra generazioni

La festa della Liberazione mantiene il suo importante significato e le nuove generazioni non ne sono escluse. Sono tanti i giovani che si rispecchiano nei valori del 25 aprile, anche se vorrebbero saperne di più. Sara Brasca, degli “Amici del Teatro Cagnoni”, ha dato la sua testimonianza: «E’ sentita in modo diverso rispetto agli anni precedenti. C’è forse meno memoria del fatto storico, si sa meno di ciò che è stata la guerra partigiana e di cosa è successo il 25 aprile, ma credo che i giovani siano molto attivi sui temi della libertà in generale». Cosa si potrebbe quindi fare per ampliare ancora di più le conoscenze sul 25 aprile? «Un fatto che personalmente mi ha colpito molto quando ero al liceo è stato leggere le lettere dei partigiani, scritte da ragazzi giovani e vicini a noi, che trasmettono il significato di ciò che stavano vivendo in prima persona. Questi documenti hanno una immediatezza incredibile. Ci dicono la motivazione per cui hanno messo a rischio la propria vita e si sono sacrificati. Rimangono più in mente piuttosto che ascoltare la solita lezione di storia». Ma a questo punto quali sono i valori che dovrebbe trasmettere la festa della Liberazione?

E’ una giornata in cui ricordare i valori della democrazia, la libertà e quanto questa sia preziosa.

CONOSCENZA Anche Gabriele Becciolini, della Società Storica Vigevanese, ha espresso un suo parere a riguardo. «E’ a parere mio una festa ancora attuale e, soprattutto, necessaria. E’ la festa della libertà e serve per ricordare, fa da memoria, soprattutto per i giorni nostri. E’ chiaro che il sentimento giovanile c’è, ma la scuola deve portare avanti gli ideali della festa della Liberazione. Così che i ragazzi che non hanno mai approfondito la loro conoscenza riguardo questo argomento abbiano la possibilità di farlo». Infine Sara Brasca ha concluso facendo un appello ai giovani e specificando l’importanza del pensiero critico. «Credo che si dovrebbero dare ai giovani gli strumenti per valutare le situazioni criticamente invece che inculcare un pensiero altrui ed elaborarne quindi uno proprio. In qualsiasi forma il pensiero critico impedisce il ritorno del fascismo. Spero inoltre che i ragazzi della mia età abbiano voglia di assumersi le responsabilità che i giovani del passato si sono presi. Non bisogna escludersi da certe dinamiche. Non bisogna avere paura, bisogna combattere per ciò in cui si crede».

Ramazzina: «La Liberazione ha cambiato il mondo»

Giovanni Ramazzina

Ha sempre partecipato alle commemorazioni del 25 aprile col suo completo beige e la cravatta rossa, ma questa volta dovrà restare a casa per motivi di salute. Giovanni Ramazzina è orgoglioso di essere figlio di un partigiano, e a 90 anni suonati ricorda ancora di quando ne aveva 10 e vide suo padre correre verso la stazione ferroviaria di Vigevano col mitra in spalla per fermare il convoglio dell’esercito tedesco che trasportava verso Milano un grosso cannone. «Ricordo benissimo tutto – racconta l’anziano testimone – anche che dall’anno successivo il papà partecipava sempre alle celebrazioni del 25 aprile in piazza Ducale con la sua moto Guzzi. L’antifascismo è importante perché rappresenta la contrapposizione tra i bene e il male, e su questo abbiamo la testimonianza del beato Teresio Olivelli, che é stato un buon cristiano fino all’ultimo. La Liberazione ha cambiato il mondo, ma purtroppo adesso i partiti si scagliano uno contro l’altro, litigano e combinano pasticci. Volevamo un mondo più accogliente, invece la politica non capisce che bisogna impegnarsi per migliorare il mondo del lavoro e per contrastare il cambiamento climatico. I parlamentari di gruppi avversari non si guardano in faccia, ma non capiscono che ci vogliono più asili nido e un maggior aiuto alle donne. Bisogna guardare alle cose buone che si possono fare per il futuro».

NUOVA RESISTENZA Ramazzina è cresciuto in una famiglia con quattro fratelli, ha fatto il panettiere fino a 19 anni, poi ha lavorato come operaio alla Ursus Gomma. Ha quattro figli e due nipoti, e nel 2021 è rimasto vedovo. «Da quando ho perso mia moglie mi dedico di più alla famiglia e alla pittura. Ho dipinto un quadro che raffigura un contadino con una vanga e l’ho intitolato “La grande madre terra”. É dalla terra che viene tutto, e abbiamo un solo pianeta su cui vivere, non due. Speriamo che questo valga per tutti». Giovanni Ramazzina per molti anni è stato iscritto all’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani italiani. «Non dobbiamo dimenticare i campi di concentramento e le torture, che dobbiamo eliminare in tutto il mondo. Il problema è che siamo sull’orlo di una terza guerra mondiale, e stiamo andando verso la rovina. Bisogna fare le cose giuste e sane, io ci penso sempre. Volevamo un mondo migliore, dove la gente si vuole bene. Per questo non dobbiamo dimenticare la festa della Liberazione, non con odio ma con la bontà».

Gd; Dz.

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