Addio a don Stefano Cerri, protagonista della vita della Diocesi

E’ venuto a mancare Mons. Stefano Cerri, figura molto nota tra il clero vigevanese. Dopo essere stato colpito da ictus, due mesi fa, la situazione medica si è sempre più aggravata ed è deceduto il 18 settembre scorso. I funerali si sono svolti lunedì scorso a Scaldasole, presieduti dal Vescovo di Vigevano, mons. Maurizio Gervasoni, alla presenza di numerosi sacerdoti e fedeli, in particolare dalle parrocchie di San Pietro Martire, dall’Associazione “Fileremo” e dagli amici della Comunità di Valgrisanche. Con il Sindaco di Scaldasole erano presenti anche i sindaci di Vigevano e di Bonne in Valgrisanche.

Don Stefano Cerri era nato ottantadue anni fa a Lomello, nella casa canonica di San Michele presso lo zio parroco don Pietro Cerri, un sacerdote d’altri tempi, severo ma caritatevole. Conservò sempre un ricordo affettuoso e fiero del suo paese natale, senza dimenticare Dorno, da dove proveniva la sua famiglia e nel cui cimitero riposa insieme ai suoi cari. A dieci anni entrò in Seminario e fu ordinato sacerdote nella chiesa di San Martino Siccomario il 18 giugno 1961 con don Giuseppe Bressanelli e don Giorgio Mangano, compagni e amici sempre.

DIO Scaldasole - don Cerri 2
don Cerri

Qualche anno dopo sarebbe stato ordinato il fratello, don Pietro, che il Signore chiamò a ricevere il premio per i servi fedeli prematuramente, una sera di fine inverno di diciotto anni fa. Don Stefano e don Pietro erano una cosa sola, pur diversi nel temperamento ma accomunati da una intelligenza superiore, un carattere schietto e da una carità pastorale ferma e generosa.

Dopo l’ordinazione fu destinato al convitto ecclesiastico eretto dal vescovo Barbero presso il Santuario della Madonna di Pompei in Vigevano, formando con altri dinamici e giovani confratelli un gruppo di sacerdoti a disposizione della Diocesi, con la presenza saggia di don Giovanni Tamburelli. Don Stefano proseguì gli studi teologici presso la Facoltà Teologica a Venegono, e nel frattempo si iscrisse alla facoltà di filosofia all’Università Cattolica di Milano conseguendo in tempi brevi la laurea. La celebre Sofia Vanni Rovighi lo ascoltò all’esame e lo trattenne come suo Assistente.

In questi anni approfondì pure gli studi di musica sacra e di pianoforte, frequentando il conservatorio e l’istituto ambrosiano di Milano. La passione per la musica classica e la competenza per il gregoriano e la polifonia erano in lui invidiabili, e ne volle dare un saggio istruendo il coro parrocchiale in occasione della mia prima Messa. Aveva perso il fratello prete da pochi mesi, ma mi disse all’orecchio, imponendomi la casula all’ordinazione, di avere ora un “figlio” prete.

Oltre a studiare con risultati brillanti, don Cerri insegnò religione al Liceo Cairoli, filosofia e teologia nei Seminari di Vigevano e più lungamente di Pavia. Fu collaboratore stretto – ma sempre schietto e corretto – di mons. Barbero che lo scelse nel 1969 per la direzione del Seminario Vescovile, negli anni difficili della contestazione. In quel ruolo espresse le sue doti di esigente formatore, attento alle qualità umane dei candidati, e spirituali e intellettuali, senza sconti e compromessi, sì dannosi per la Chiesa. Nel 1975 fu nominato parroco di San Pietro martire a Vigevano, dedicando interamente il suo tempo alla parrocchia, abbandonando la carriera accademica (senza rimpianti), ma conservando la passione per lo studio appassionato e metodico.

Ebbe una predicazione brillante, come la conversazione educata e ironica, sempre colta e sincera: sapeva rapportarsi con persone di tutte le categorie e idee senza preclusioni, essendo dotato di perspicacia e di acume. Saldo nelle proprie convinzioni (era pur sempre un durnin…) era uomo di ascolto e di dialogo: il confronto appassionava lui e coloro che ne prendevano parte. Come dimenticare «quei bisticci che non erano mai litigi» tra lui e don Bellazzi, nella penombra della sagrestia di San Pietro martire, sugli argomenti più vari, ma sempre alti e mai scadenti. E’ stato amato ed apprezzato da molti; qualcuno non l’ha capito, forse perché impedito a comprenderne la singolare intelligenza e la sincera dedizione.

Volle essere parroco fino alla fine, per 33 anni a San Pietro martire e 14 a Scaldasole, quasi a prendere il posto lasciato da suo fratello. A Vigevano zelò il culto del Beato Matteo promuovendone la conoscenza e lo studio scientifico del Protettore della nostra città. Ideò il palio delle contrade, e ne accompagnò l’evoluzione con signorile discrezione. Nella dimensione di parroco riconosceva la collocazione ideale del sacerdote, e nella fedeltà ad un ministero ordinario aveva voluto restare fino alla fine.

DIO Scaldasole - don Cerri
don Cerri

Con don Pietro iniziò fin dal 1975 il progetto di una “casa alpina” iniziata in modo audace e spartano (era il loro stile) e realizzata con due strutture a Bonne di Valgrisenche (AO). Generazioni di ragazzi hanno imparato non solo a conoscere la montagna, ma anche a crescere nella responsabilità e maturare in un clima sereno, esigente ed essenziale, realizzando uno stile pastorale di grande valore educativo.

Espresse in tante realtà di volontariato la sua generosità, e tra queste come non ricordare il “Fileremo”, la cui prima intuizione accolse in parrocchia e che con intelligenza e versatilità ha guidato fino a diventare una struttura all’avanguardia per la cura di disabili e delle loro famiglie, con una sede moderna e una struttura professionale. Avremmo tutti tante altre cose da dire, da occupare molte pagine, su don Stefano e il vuoto che lascia nella comunità religiosa e civile. Nell’ultima malattia ebbe a sussurrare più volte che offriva tutto per la diocesi e il vescovo; l’ ultima parola da me udita in quel letto di sofferenza stringendoci la mano per l’ultima volta fu: «offro». Credo sia questo il culmine dell’esistenza sacerdotale di don Stefano e il più alto insegnamento di un uomo di fede.

don Cesare Silva

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