Concorso presepi: come partecipare

Nuova edizione completamente rinnovata per il tradizionale “Concorso presepi” proposto da “L’Araldo Lomellino”. In occasione degli 800 anni dall’invenzione del presepe a opera di san Francesco d’Assisi, infatti, anche il settimanale diocesano ha deciso di aderire all’iniziativa Cei “Un presepe in ogni famiglia”, che intende incentivare la ripresa di questa bella usanza in tutte le case.

IL CONCORSO Si passa così dalla classica partecipazione “per parrocchia” o “per confraternita” a un coinvolgimento più diretto delle Comunità parrocchiali in tutte le loro componenti. A ogni partecipante sarà chiesto di fotografare la rappresentazione della Natività preparata con tutta la famiglia e di inviare la foto in parrocchia entro il 30 dicembre. A questo primo passaggio seguirà una selezione delle tre migliori opere di ciascuna parrocchia che saranno inoltrate alla redazione de “L’Araldo” per l’individuazione di quelle che saranno poi premiate nel mese di gennaio.

IL SEGNO Al di là dell’aspetto della competizione, l’iniziativa vuole aiutare a riscoprire il valore di un segno che ha una profonda radice spirituale. Ricorda Papa Francesco come «comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme. Naturalmente, i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’Avvenimento; tuttavia, la sua rappresentazione nel presepe aiuta ad immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali».

SEMPRE VIVO Inteso in questo senso, come ancora ricorda il Pontefice, «il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità». Proprio alla sua lettera “Admirabile signum”, pubblica nel 2019, gli organizzatori hanno affidato il saluto conclusivo dell’invito ai partecipanti, ossia l’auspicio che essi possano contribuire a far sì che «questa pratica non venga mai meno» e «là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata».

don Carlo Cattaneo

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