Cronache dalla pandemia / La mia “quarantena” spagnola

«Resta a casa», dice Elisa, che a casa sua non può tornare.
Elisa Marra è una 25enne di Vigevano laureata a Milano all’Università Cattolica a pieni voti in Scienze linguistiche per le Relazioni internazionali. Ha deciso poi di proseguire gli studi a Barcellona dove ha conseguito il master in Studi arabi contemporanei.
Ma la sua ambizione l’ha spinta oltre, è volata a Tunisi per frequentare la Bourguiba, per ottenere la certificazione di lingua madre in Arabo.
«Avevo in progetto di tornare in Italia l’11 marzo per iniziare finalmente a cercare lavoro», racconta. Si stava godendo gli ultimi giorni africani con i suoi amici quando in Italia è stato emanato il primo decreto.
Aveva paura di rimanere bloccata in Tunisia, un paese bellissimo ma arretrato per quanto riguarda le norme igienico-sanitarie, per questo non ha aspettato a lungo per fare i bagagli e si è diretta subito all’aeroporto, ma purtroppo i voli per Milano erano già stati cancellati. Munita di mascherina e di guanti ha preso il primo volo per l’Europa, è atterrata a Parigi dove i francesi, al suo passaggio, la deridevano per le precauzioni, a loro dire, eccessive.

Fortunatamente al “Charles de Gaulle” è riuscita a prendere un volo per Barcellona, la città dei suoi studi e la città in cui vive il suo fidanzato.
Elisa racconta la realtà spagnola, e precisa che dal suo arrivo ad oggi c’è stato un cambiamento sostanziale.
«Il focolaio è a Madrid, ma ci sono alcuni casi anche qui a Barcellona – sottolinea. – Per ora siamo in stato di allerta, non ancora di emergenza: siamo invitati a stare in casa e ad uscire per le necessità. Le strade però sono deserte e tutti indossano le mascherine. L’apertura dei bar e dei negozi va a discrezione del commerciante, ma la gente sta a casa».
Elisa è informata sulle modalità per poter rimpatriare. Racconta che l’Ambasciata ha attivato alcuni voli da Madrid e da Malaga e c’è la possibilità di prendere la nave per Roma o Genova.
Sono tante però le incertezze e le paure:

Non so cosa fare – dice – vorrei tornare a casa dalla mia famiglia. Ho però paura di prendere l’aereo o la nave, perché mi esporrei al contagio in maniera esponenziale. Mi mancano i miei genitori, le mie amiche e i miei nonni.

«Sono preoccupata per loro, Vigevano è la città con più contagi in provincia di Pavia, la “Beato Matteo” è diventato ospedale di riferimento per il coronavirus».

Alessandra Sala

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L'Araldo Lomellino da 120 anni racconta la Diocesi di Vigevano e la Lomellina, attraversando la storia di questo territorio al fianco delle persone che lo vivono.

1 commento

  1. Mia nipote è una donna in gamba e, pur essendo preoccupata per la sua lontananza in questo frangente, sono certa che farà sempre per il meglio. A me manca particolarmente, le sono molto affezionata e molto orgogliosa di essere sua zia; tutti noi della sua famiglia non vediamo l’ora che torni a casa, ma siamo d’accordo con la sua decisione di aspettare fino a che l’emergenza non rientri.

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