Mede, Vescovo insieme ai volontari

Con la fede il volontario ha un valore aggiunto. E viceversa, col volontariato il cristiano mette in pratica ciò in cui crede. È questo il senso più profondo dell’omelia tenuta dal vescovo, monsignor Maurizio Gervasoni, durante la messa celebrata col parroco don Renato Passoni nella chiesa dei Santi Martino e Marziano per l’11 dicembre, terza domenica d’Avvento, detta “della gioia”. «Gioia perché il Signore viene – ha detto monsignor Gervasoni nell’omelia – e trasforma in meglio la nostra vita, riempendola di cose belle». Una data che coincideva con la Giornata internazionale del volontariato, iniziata alle 10 in piazza Repubblica, con l’inaugurazione di un pannello con la scritta “Agire insieme per il bene comune” allestito dalla Consulta del volontariato, di cui è presidente Carlo Faita, il quale ha ringraziato gli iscritti e tutti quanti si dedicano a fare del bene. «Puntiamo soprattutto sui giovani – ha detto Faita – e anche su chi non è iscritto alla Consulta». Un impegno – come ha sottolineato il sindaco Giorgio Guardamagna all’inizio della celebrazione eucaristica delle 10.30, arricchita dalla partecipazione dei Cavalieri del Santo Sepolcro – che si è manifestato soprattutto durante la fase più acuta del Covid, quando tanti volontari hanno partecipato all’organizzazione delle vaccinazioni in oratorio. «Mede ha un alto numero di associazioni di volontariato, e ringrazio di cuore tutte quelle persone che si impegnano». Un valore aggiunto, quello della fede, che a sua volta si fa testimonianza attraverso l’aiuto al prossimo. «Giovanni il Battista aveva dei dubbi: “Sei tu – manda a chiedere a Gesù – il Messia o dobbiamo aspettare un altro?”. E Gesù gli risponde citando il profeta Isaia: gli zoppi saltellano, i ciechi vedono, i muti parlano, i sordi sentono. Ma Gesù non tiene per sé questo potere: lo dona anche ai suoi discepoli, attraverso un percorso di gioia e di pace che però passerà anche dalla smentita della croce. La slavezza è venuta: basta avere gli occhi per vederla. E si realizza solo se la testimoniamo con la pratica, aiutandoci a vicenda. Ma dobbiamo cambiare il nostro cuore, e se incominciamo davvero a muoverlo, sostituendo il male con qualcosa di buono, allora vedremo che Gesù è già qui, e arriverà la gioia». La salvezza, in pratica, non è stare bene, ma voler bene. «Volendo bene – ha detto il vescovo – sei amato da Dio e rendi grazie per quello che fai. I volontari non devono aspettarsi altra riconoscenza, se non quella di aver fatto del bene. È questo il vero spirito liturgico del cristianesimo: incontriamo il Signore nei fratelli e lo riconosciamo come nostra gioia. La salvezza incomincia da te. È difficile da capire? No, basta solo metterlo in pratica».

Davide Zardo

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