Arrivano gli stipendi per i dipendenti Moreschi

Arrivano gli stipendi per i dipendenti del calzaturificio Moreschi. Con qualche giorno di ritardo gli oltre 220 lavoratori dell’impianto di via Cararola hanno ricevuto i compensi di luglio in busta paga: un ritardo, per la verità, già preannunciato ma che aveva creato non poche apprensioni in seguito alla querelle tra il nuovo socio di maggioranza e la famiglia Moreschi, storica proprietaria del marchio. Il calzaturificio vigevanese, uno dei brand di maggior successo della storia calzaturiera ducale, da qualche tempo sta attraversando un momento di profondo rinnovamento: dopo lunghe trattative la maggioranza delle quote (poco meno del 51%) è infatti stata acquisita dall’ex patron di Malerba Guido Scalfi, proprietario di un fondo d’investimento. L’ingresso di Scalfi, noto fin da maggio, in un primo momento era stato accolto positivamente anche dagli stessi lavoratori, convinti che potesse risollevare le sorti di un’azienda che, da tre anni, era in ristrutturazione del debito con le banche. Le mancate risposte su questo e altri fronti (come quello degli stipendi) aveva però spinto i dipendenti a una mobilitazione davanti alla stessa fabbrica con la richiesta almeno di un incontro fra le parti.

L’incontro tra nuovo cda e sindacati, calendarizzato per il 7 agosto, è stato però preceduto da una durissima nota della famiglia Moreschi, che ha accusato Scalfi di non aver rispettato i patti: «I Moreschi – si legge nel comunicato – hanno ceduto la maggioranza delle proprie quote a Guido Scalfi senza corrispettivo, ma a fronte di un accordo di “salvataggio” dell’azienda che assicurasse una struttura finanziaria adeguata per la continuità aziendale e per lo sviluppo commerciale nel medio lungo periodo, questi due fattori sono fondamentali per garantire il posto di lavoro di tutti i dipendenti ad oggi assunti». Impegni che, secondo la famiglia Moreschi, Scalfi non avrebbe però rispettato: a luglio nessuna delle trattative con le banche sarebbe stata intrapresa e, anzi, il nuovo socio «attraverso il suo operato, aveva creato pesanti danni alla società stessa, quali, perdita dei negozi, calo drastico del fatturato di e-commerce, ma soprattutto la grave mancata finalizzazione degli accordi a stralcio del debito con le banche creditrici». «Ci muoveremo nelle sedi più opportune – è la conclusione dei Moreschi – per bloccare questa operazione preordinata di smembramento e liquidazione della società, contro la nostra volontà».

Nell’incontro con i sindacati, il nuovo cda ha ribadito intenzioni di tutt’altro tono: mantenere la produzione a Vigevano (anche se non è stata esclusa l’apertura di qualche franchising), acquisire nuove commesse e garanzia degli stipendi entro la metà di agosto. Ora chiusa per ferie, la fabbrica riaprirà a fine mese: per settembre è previsto un nuovo incontro con i sindacati per aggiornare la situazione soprattutto sul nodo delle banche. Nelle scorse settimane la politica locale si è mostrata molto interessata alla vicenda, ribadendo la necessità di salvaguardare lo storico impianto e i lavoratori dello stesso: dall’attuale amministrazione a guida leghista ai candidati alle prossime elezioni come Silvia Baldina (M5S), Alessio Bertucci (Pd), Giuseppe Squillaci (La Strada per Vigevano) e Roberto Guarchi (Rifondazione Comunista).

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