Imparare ad ascoltare la disabilità

«Ascoltare le persone sempre, e non solo quando chiedono di essere ascoltate». È questo lo spirito con cui la città di Vigevano ha celebrato la giornata internazionale della disabilità, la mattina di martedì 16 novembre, presso la Cavallerizza. Ospiti dell’incontro, il sindaco Andrea Ceffa che ha introdotto il convegno, e la relatrice Valentina Tomirotti, giornalista pubblicista, blogger e autrice del libro “In carrozza”, che ha parlato di comunicazione relazionale e disabilità.

«Chi è diverso al giorno d’oggi? – si domanda la relatrice Tomirotti – Tutti, bene o male siamo diversi. Dobbiamo essere consapevoli che quella davanti a noi è una persona a tutti gli effetti e non serve modulare la comunicazione in base a chi abbiamo davanti, ma lo scopo è quello di costruire un contenuto di senso davanti a chiunque». Durante il suo discorso, la giornalista si è soffermata su alcuni concetti poco conosciuti, ma che fanno purtroppo parte della nostra quotidianità, soprattutto nei riguardi delle persone con disabilità. «Uno dei fenomeni più diffusi è l’abilismo, ovvero il far leva sulle abilità che una persona non ha, facendo una comunicazione lesiva e concentrandosi su una mancanza fisica».

L’abilismo è una discriminazione che va combattuta e spesso i social possono aiutare nella sensibilizzazione di questa tematica, sebbene sia da considerarsi un’arma a doppio taglio. «I social – continua Tomirotti – possono avere una doppia valenza, una comunicativa e una formativa. Abbiamo la consapevolezza di avere un pubblico immenso e, mettendoci la faccia, il nostro contenuto può diventare virale, andando a dirottare la comunicazione passiva del pubblico». I social, infatti, sono un vero e proprio punto di forza per Tomirotti, tanto che il suo account Instagram conta più di 15mila seguaci, ed è sulle piattaforme social che la giornalista blogger vuole rompere uno schema nella mentalità delle persone.

«Ho capito qual era il bisogno – prosegue Tomirotti – e cioè raccontare la quotidianità di una persona che vive seduta, ma fa le stesse banalità di un’altra, aprendo così gli occhi sulla condizione dei disabili, che sono persone normalissime esattamente come tutte le altre». Purtroppo, ci sono altri fenomeni che vanno a minare la diversità come, ad esempio, la deumanizzazione e la relatrice lo spiega bene nel suo intervento. «Il fatto di deumanizzare un portatore di disabilità – conclude Tomirotti – svuota quella persona di tutti i suoi diritti civili. Quando si pensa che i disabili abbiano relazioni sociali solo per un loro tornaconto personale, si sveste quella persona del suo carattere per metterla su un piano di non sostanza. Deumanizzare è una forma di discriminazione e va debellata».

Rossana Zorzato

Una tavola rotonda quella coordinata dall’assessore Marzia Segù e Laura Re Ferrè, dirigente ai servizi sociali e disabilità della città di Vigevano, decisamente interessante; che ha dato modo alle associazioni di volontariato di presentare quello che fanno: tanto, tantissimo.

Ha iniziato Silvia Oselli della Consulta per le politiche a favore delle persone con disabilità: «Chi si impegna in questo settore deve mettere il cuore in tutto quello che fa». Donato Locoro dell’Anmic Lombardia ha spiegato come «non si fa cenno al problema occupazionale. Occorre metter mano, rinnovandola, alla tabella che elenca le patologie che per le quali è possibile chiedere l’invalidità che è ferma al 1992». Don Moreno Locatelli, direttore della Caritas Diocesana, ha focalizzato l’atteggiamento da seguire: «Accogliamo persone che hanno problemi economici, e soprattutto vivono una situazione aggravata dalla disabilità: per cui tutto diventa più difficoltoso. Occorre uscire dallo sguardo di chi è abituato a mettersi su un piedistallo: se tutti noi imparassimo a non dire più “oh, poverino”, ma a chiederci e chiedere che cosa possiamo fare per aiutare, molte cose cambierebbero».

Mauro Cusaro, in rappresentanza del Coordinamento del Volontariato, ha spiegato che «la pandemia ci ha fatto capire quanto è importante collaborare, abbattere le barriere dovute all’orgoglio: nel periodo pandemico, abbiamo portato cibo assieme ai volontari della Croce Azzurra, un gruppo di medici si è offerto di visitare persone in difficoltà economica». Per Patrizia Patuzzi dell’Aias di Vigevano «occorre pensare a coloro che sono soli: loro vanno ascoltati per cambiare mentalità». Per l’Anfass Vigevano di Benedetta Croci «occorre de-istituzionalizzare dare la possibilità a questi ragazzi di scegliere senza troppi vincoli formali. La collaborazione con la neuropsichiatria infantile è molto importante». secondo Marco Bollati di “Anfass Come Noi” «bisogna creare eventi che ci rendano ancora più forti, più uniti».

Luciano Garza de “Il Fileremo” spiega che «vivere con gli ospiti del Fileremo mi ha fatto capire che ero io a prendere e non a dare: una lezione importantissima». Silvana Spartà della CAT Special Team ha messo in evidenza che il basket permette a questi speciali atleti di guardare in alto, come Grazia Andreani de “I Quadrifogli”: «ci occupiamo di disabilità intellettiva grazie al programma Special Olimpic International che ci fa vedere le abilità, oltre alle disabilità». Infine Eleonora Giannetti di Ricominciare a volare «che senso ha l’abbattimento delle “barriere” se non risponde alle esigenze delle persone? Io parlo agli adulti per chiedere cosa fare per uscire da certe situazioni. Occorre aprire un dialogo per fare inclusione, quella vera».

Ig

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