Ripartenza al rallentatore: le testimonianze

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La gente esce poco. Ha paura ed è confusa. E questo stato d’animo si proietta anche sul comportamento dei consumatori, tutti i consumatori, di chi vorrebbe andare al ristorante, o al bar, a fare shopping o dalla parrucchiera. C’è chi l’ha sentita meno. C’è chi l’ha sentita molto, molto di più. Ma per tutti la chiusura forzata della propria attività stabilita dal Governo è stata una di quelle “batoste” dalle quali ci si riprendere con molta fatica, in parecchio tempo. Sono proprio loro a confermare quello che avete appena letto.

Ig

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Fanny, parrucchiera

La serrata ha coinvolto anche i saloni di bellezza, i parrucchieri, sono rimasti a lungo senza poter lavorare. Fanny Seminara, parrucchiera nel negozio in via Trieste 12 del quale è titolare, commenta: «La mia unica paura era quella di iniziare a lavorare senza poter essere certa di avere tutti i dispositivi per garantire la massima sicurezza alle mie clienti e a me. Non ho pensato al mancato guadagno di questi mesi, sono convinta che i contributi promessi dal Governo non arriveranno mai e farò come ho sempre fatto: mi tirerò su le maniche e andrò avanti, lavorando sodo. Stamattina sono venuta al lavoro con una grande carica, dentro. Come fosse il primo giorno di scuola. Non vedevo l’ora di tornare a lavorare. Le mie clienti sono state molto collaborative, ben disposte nei confronti degli obblighi stabiliti dal decreto: l’uso della mascherina e la misurazione della temperatura. Io mi dovrò abituare a tagliare i capelli indossando i guanti: certo, senza è meglio, ma cosa ci posso fare? Mi abituerò».

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