Un carisma vivo che genera ancora frutti, quello delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento che da quasi duecento anni assicurano una presenza orante per tutta la Diocesi. Suor Maria Annastacia Musau, neo- professa di 30 anni, proveniente dal Kenya e in Italia dal 2019 racconta come ha scoperto la chiamata del Signore e perché ha scelto di viverla nell’Ordine delle Sacramentine.
Lei ha da poco fatto la sua Professione. Come è cambiata la sua vita in comunità rispetto al tempo della formazione?
La formazione è un processo che dura tutta la vita, un processo che non finisce mai perché mira a formare il cuore, la mente e la vita quindi sono ancora in formazione, e ho ancora 5 anni per prepararmi per i voti perpetui, se Dio vuole.
Perché la scelta delle Adoratrici Perpetue come famiglia religiosa nella quale vivere la sua consacrazione?
«Per rispondere all’amore cosi grande col quale sono stata prevenuta da Dio a vivere la mia chiamata nella Vita contemplativa. La gioia che trovo quando sono nella preghiera di adorazione, o quando trasformiamo ogni dovere quotidiano in continua adorazione conservando il cuore alla presenza di Gesù Eucaristia, è inesprimibile perché ci riempie di speranza sempre nuova e di grazie per il nostro cammino. Dall’adorazione del Santissimo Sacramento mai usciamo vuote di doni per noi e perctutti. La nostra Comunità, a cui sentiamo fortemente di appartenere, ci dà la sicurezza di una vera famiglia perché viviamo in armonia e fraternità. Abbiamo nel cuore la gioia piena dell’appartenere a Dio, di essere spose dell’eterno Re, di essere consacrate a Lui e di appartenere a Lui solo».
Che valore e che significato ha oggi la vita di clausura e quale senso ha oggi una comunità di “adorazione perpetua”?
«La nostra testimonianza dalla clausura è la gioia di essere del nostro Dio e Signore; la gioia di appartenere a Lui, lo Sposo che nella Santissima Eucaristia è sempre con noi».
Quale messaggio si sente di dare a una giovane che si sta interrogando sulla scelta di vita da fare?
«Il Signore continua anche oggi a chiamare ma non dobbiamo aspettare la chiamata che non ha evidenza di una delle tante cose che possiamo sentire, vedere o toccare nella nostra esperienza quotidiana. Dio viene in modo silenzioso senza imporsi alla nostra libertà. Cosi può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalla molte preoccupazioni che occupano la nostra mente. Bisogna predisporsi a un ascolto profondo della sua parola e della vita, fare attenzione ai dettagli della nostra quotidianità».
don Carlo Cattaneo