Padri nel segno di Giuseppe, un esempio per la Festa del papà

Il rigore del tempo forte della Quaresima è “interrotto” quest’anno da una festa particolarmente cara al popolo cristiano, sia a livello di devozione popolare sia per quanto riguarda il calendario liturgico: la solennità di san Giuseppe, indicato con il titolo di “Sposo della Beata Vergine Maria“. È in realtà la prima di due “memorie” che il santorale gli dedica. L’altra ricorre il 1 maggio, in ricordo della sua vocazione al lavoro come falegname, per mantenere la propria famiglia, esattamente come è stato per molti uomini del suo tempo.

ESSERE PADRI San Giuseppe: padre, sposo, lavoratore. La figura di san Giuseppe ci rimanda a una paternità autentica, amorevole, tenera, silenziosa, coraggiosa, obbediente e accogliente. Una dimensione che nel mondo di oggi spesso facciamo fatica a trovare e a sperimentare, ma che il cuore di ogni persona desidera vivere. Quando parliamo di paternità non si intende solo quella “biologica”, ma paternità intesa come “il prendersi cura dell’altro”, dei suoi bisogni, assumersi la responsabilità della sua vita e della sua educazione. San Giuseppe insegna che solo nell’obbedienza a un Altro e nell’accoglienza di quel Mistero buono che fa tutte le cose si può veramente vivere da Padri, prendendosi a cuore il destino dei figli. Ci insegna che il vero Amore non è mai possesso, ma essere padri significa introdurre i figli all’esperienza della vita, alla realtà. Non legarli, non possederli, ma renderli capaci di essere liberi e scegliere.

CARDINI Nel suo silenzio discreto ha accompagnato Maria e Gesù, è stato un punto di riferimento deciso che non è mai venuto meno al suo compito e alla grande responsabilità che gli è stata affidata. Forse è proprio questo che ci manca oggi, ci mancano padri “certi”, che siano un riferimento chiaro e un sostegno amorevole per i nostri giovani. Padri che siano capaci di affidarsi al disegno di Dio, perché quanto più si vive da figli tanto più ci si riscopre padri. Nella solennità a lui dedicata preghiamo quindi san Giuseppe perché possa custodire e accompagnare tutti i papà, donando loro forza, coraggio, tenerezza e soprattutto fiducia nel Disegno Buono che il Signore ha per ognuno di noi.

COMPAGNO In questo siamo confortati da quanto ha consegnato papa Francesco ai partecipanti all’Udienza generale del 17 marzo 2021 quando, ricordando la figura del “custode” della Santa Famiglia, ha affermato: «Nella vita, nel lavoro, nella famiglia, nei momenti di gioia e di dolore san Giuseppe ha costantemente cercato e amato il Signore, meritando l’elogio della Scrittura come uomo giusto e saggio. Invocatelo sempre, specialmente nei momenti0 difficili che potrete incontrare». É bello pensare che questa singolare missione di Giuseppe come “compagno di viaggio” nelle scelte della vita, soprattutto quelle che riguardano la “cura” dell’altro, il Santo Padre l’abbia sentita vera prima di tutto per sé. Il 19 marzo 2013 infatti, celebrando la Santa Messa di inizio del Pontificato, Francesco si affidava a lui, richiamando come chi ha un ruolo di guida nella Chiesa «deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli».

Monica Uccheddu, Ufficio pastorale famiglia

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