Una luce che brilla nel buio

A Natale rifioriscono i buoni sentimenti. É una cosa che dovrebbe succedere ogni giorno, ma in questo periodo il freddo e la neve spingono a cercare più calore. E a dare, nella convinzione che donare è ancora più bello che ricevere. Quale fonte migliore che i sacerdoti, a contatto con tanti esempi di generosità, per venire a conoscere storie di Natale che scaldano il cuore? E’ il caso delle due che hanno come protagonisti don Renato Passoni e don Antonio Lunghi.

SPEZZARE IL PANE Don Passoni, parroco a Mede da diversi anni, ha guidato per molto tempo la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, più nota come “La Pellegrina” perché ospita una statua della Vergine che veniva portata in pellegrinaggio nelle parrocchie. «Una vigilia di Natale di circa dodici anni fa – racconta don Passoni – ho portato una cesta di generi alimentari a un signore, lo chiameremo Mario, che ricorreva alla Caritas parrocchiale per chiedere solo abiti. Gli avevano tolto luce e gas perché non poteva pagare le bollette, e infatti il campanello elettrico non funzionava, cosicché dovetti bussare per farmi aprire. Quando entrai mi trovai in una stanza illuminata solo da una candela su un tavolo. Gli lasciai la cesta, ci augurammo buon Natale e me ne andai». Tuttavia la vicenda non era destinata a esaurirsi con questo congedo, c’era una sorpresa in attesa. «Il giorno dopo, finita la messa mattutina di Natale, in sacrestia si presentò un altro uomo assistito dalla Caritas, che possiamo chiamare Giuseppe, che mi ringraziò per la cesta del giorno prima. Io rimasi un po’ sorpreso: non gli avevo dato niente. Poi capii che Mario aveva condiviso con lui il cibo che gli avevo dato. É un bell’esempio di fraternità che mi lascia sempre commosso».

PRESEPE VIVENTE Un’altra storia arriva da Castello d’Agogna, dove nel 2000 un giornalista nella notte del 24 dicembre doveva seguire il presepe vivente, allora uno dei primi. «All’epoca abitavo in un altro comune, purtroppo qualche giorno prima avevo avuto un incidente con l’automobile che scivolando sulla neve aveva tamponato un’altra auto, e pensavo di non andarci più. Ma il parroco don Antonio Lunghi teneva molto al fatto che io scrivessi un articolo, e così mi feci prestare l’auto di mia moglie». Anche in questo caso un banale contrattempo e una storia normale, come possono essercene tante, destinata però a un epilogo inconsueto. «Il presepe vivente era molto bello, feci anche qualche foto e al termine stavo per andarmene quando don Antonio mi chiamò in disparte in sacrestia e mi fece dono di una cesta alimentare con ogni ben di Dio: pasta, riso, sughi, dolci, spumante, frutta, polenta. Proprio in quel periodo eravamo rimasti con pochi soldi, e quella fu una vera e propria benedizione, perché potemmo festeggiare il Natale come si deve».

Davide Zardo

Le ultime

Addio a monsignor Pier Luigi Gusmitta, rettore del Santuario di Pompei

La comunità del Santuario di Pompei e la famiglia...

Osservatorio 03-05 / Tra festa e lutto

«Al processo, ho voluto guardare le foto delle perizie....

Cent’anni d’Araldo / La festa degli operai cattolici

Come sempre, i numeri di queste settimane accolgono la...

Mappamondo / Caso Scurati, contro la censura

L’anniversario della Liberazione italiana dal nazi-fascismo è stato intaccato...

Login

spot_img