Viaggio in parrocchia / I numerosi luoghi di culto a Mortara

La Comunità cristiana di Mortara ha una storia molto antica, difficile da riassumere in poche righe. Tuttavia i suoi luoghi di culto possono aiutare a riassumerne i momenti più salienti.

Innanzitutto l’Abbazia di sant’Albino, posta fuori dall’abitato, fondata, secondo la tradizione da Carlo Magno nel 773 sul luogo dello scontro tra il suo esercito e quello del re longobardo Desiderio. Al suo interno sono conservati resti di corpi devozionalmente attribuiti ai santi Amelio e Amico, paladini carolingi morti nel corso della storia Battaglia di Mortara.

Di qualche secolo più tardi è il Santuario della Madonna del Campo, costruito sull’altro confine della città intorno al 1145 e poi riedificato quasi interamente. Esso è memoria viva della devozione della città per Maria Santissima che qui ha operato numerosi miracoli. Del 1375 è, invece, la grandiosa Basilica di san Lorenzo, che conserva opere del XV, XVI e XVII secolo e nella quale è ancora viva la memoria storica di Mons. Luigi Dughera, parroco della città nel tempo burrascoso della Guerra e restauratore della chiesa.

In epoca cinquecentesca ha visto la luce, invece l’Abbazia di Santa Croce, sede dell’omonima parrocchia, ricostruita sul perimetro della Chiesa abbaziale officiata dai Canonici Mortariensi, di cui rimane memoria nell’adiacente Palazzo Lateranense. Proseguendo nel tempo si arriva al 1600 con la chiesa di San Carlo Borromeo, costruita là dove il santo, in visita pastorale, si fermò a bere ad un pozzo e che oggi custodisce le reliquie di santa Veneranda, martire dei primi secoli trasportata a Mortara dalle catacombe romane. Una storia di fede che non si è esaurita nel passato sono gli edifici più “moderni” del Santuario di sant’Antonio, costruito dai Frati Minori nel 1927 e la chiesa parrocchiale di san Pio X degli anni ‘60.

don Carlo Cattaneo

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