Vigevano marcia per la pace

Marciare uniti contro la guerra e ogni tipo di violenza. Questo il messaggio della “Marcia della pace” che si è svolta domenica 10 dicembre a Vigevano e che ha riunito centinaia di persone di ogni nazionalità e da ogni comunità religiosa. Un gruppo numeroso per dire un secco “No” contro la guerra e per dare un segnale concreto di fratellanza e unione. A partecipare all’evento, organizzato dal Coordinamento per la pace di Vigevano e Lomellina e patrocinato dal comune ducale, anche la diocesi di Vigevano, tantissime associazioni del territorio e tante comunità religiose, unite dal sentimento comune di pace.

L’APPELLO «In occasione del 75esimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani – spiega Isabella Vierzi, membro del Coordinamento – siamo insieme per manifestare il nostro dolore per le vittime di guerra. Vogliamo chiedere a gran voce che vengano costruiti giardini di pace e non cimiteri di vittime, condannando ogni forma di violenza e garantendo la tutela dei diritti umani».

IL PERCORSO L’evento ha voluto snodarsi nel centro della città ducale, andando a toccare i punti più significativi delle comunità religiose presenti. Dopo essere partiti dalla strada sotterranea, il corteo pacifico ha fatto tappa davanti alla vecchia sede della comunità islamica in via Mulini. Qui l’invito commosso dell’Imam alla pace e la preghiera per tutte le vittime di guerre e conflitti nel mondo, primo su tutti il conflitto israeliano-palestinese.

Dobbiamo dire no a ogni genere di violenza – ha affermato l’imam nel corso del suo discorso – è inconcepibile che ancora oggi ci siano vittime di guerra. Fino a qualche giorno fa i morti nel conflitto palestinese sono arrivati a 17.777 persone, di cui quasi la metà bambini.

FUTURO Una richiesta portata avanti anche dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, e da padre Sergio Mainoldi della comunità ortodossa, una volta arrivati davanti alla chiesa di San Carlo. «Gesù ci ha insegnato che ci sono due modi di intendere la pace – ha spiegato padre Sergio – uno come tregua tra le guerre e un secondo come pace divina che Dio ha dato all’uomo. Auspichiamo quindi l’uomo impari a vedersi riflesso nel suo prossimo e a cessare ogni tipo di conflitto». Stesso desiderio auspicato dal vescovo Gervasoni, che durante il suo discorso ha sottolineato come non ci sia pace senza giustizia e non ci sia giustizia senza perdono: «Si può e si deve parlare nonostante le difficoltà in quanto la vera pace è frutto della giustizia che vigila sui diritti e i doveri e sull’equa distribuzione di benefici e di oneri».

La preghiera della comunità islamica

«Costruire ponti anziché muri». Questo il messaggio anche delle persone comuni che hanno partecipato alla “Marcia per la pace” di domenica 10 dicembre.

IMPEGNO «La nostra presenza qui dimostra il nostro obiettivo comune di voler costruire la pace nel mondo – ha dichiarato una ragazza musulmana – La pace comune non è solo assenza di conflitti, ma è anche la presenza di giustizia, uguaglianza e rispetto reciproco». Un diritto che, nel corso del discorso, la ragazza ha sottolineato come indispensabile e inalienabile.

Oggi, mentre camminiamo insieme portiamo con noi la speranza e la determinazione di creare un mondo dove le differenze non siano fonte di divisione, ma fonte di arricchimento reciproco.

DIALOGARE In tutto questo il dialogo è il primo di tanti passi da affrontare insieme per costruire un futuro di pace. «Bisogna essere consapevoli che la pace non si raggiunge da sola – ha continuato – ma richiede impegno e solidarietà da parte di ognuno di noi. Nel sacro Corano si dice che “Allah non modifica la realtà di un popolo, finché essa non muta nel suo intimo”». Un invito a non rimanere indifferenti alle ingiustizie e diventare il vero cambiamento.

Rossana Zorzato

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