L’ombra della guerra sul Micam

Il Micam, la mostra della calzatura, ha chiuso mercoledì con un occhio rivolto alla guerra in Ucraina. Il conflitto che coinvolge la Russia e le relative sanzioni preoccupano quanti lavorano nel mondo della calzatura, che sta vivendo un momento di ripresa dopo la pandemia.

RIPRESA A MACCHIA DI LEOPARDO «L’accelerazione dell’export nel quarto trimestre ha permesso al calzaturiero di archiviare il 2021 mantenendo gli incrementi a doppia cifra che avevano caratterizzato la prima metà dell’anno – spiega il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon – Dopo il crollo del 2020, anno in cui è stato duramente penalizzato dal lockdown e dalle restrizioni durante le due ondate pandemiche, il settore è ripartito, con un fisiologico rimbalzo nel secondo trimestre cui è seguito un recupero con intensità più contenuta. Ma la ripresa è a macchia di leopardo e spesso ancora insufficiente nel ritmo, tanto che gran parte delle imprese non ha ancora raggiunto i ricavi 2019 antecedenti l’emergenza sanitaria. Se i grandi gruppi internazionali del lusso hanno ripreso a correre, trainando le vendite estere settoriali, tra le aziende piccole e medie molte non ce l’hanno fatta a superare lo shock della crisi e numerose sono quelle tuttora in difficoltà. Inoltre, pesa l’incognita dell’operazione militare della Russia in Ucraina con rischi per l’impatto commerciale sull’interscambio delle nostre aziende con questi Paesi, che sono tra i prioritari, con una clientela che risponde ad una domanda di beni di lusso e di fascia alta».
Proprio nel momento in cui il mercato sembrava risollevarsi è arrivata questa nuova tegola sulla testa dei produttori italiani, che si preparano a un 2022 che potrebbe rivelarsi al di sotto delle aspettative, soprattutto per chi lavora con i marchi del lusso come capita a Vigevano. Si tratta di una fetta di mercato ancora minoritaria, ma che a Vigevano vede coinvolte sempre più società che operano come contoterzisti.

LA RUSSIA PESA POCO «A Vigevano – spiega il presidente dell’Intercategoriale Luigi Grechi – l’incidenza del mercato russo non è stata determinante, mentre lo è stato molto di più per la produzione marchigiana. Le tensioni geopolitiche di questo tipo incidono, quando ci si riferisce ai marchi del lusso, per i quali le aziende vigevanesi lavorano. Gucci, Chanel, Prada, Hermes hanno tra i loro mercati di riferimento anche la Russia per una piccola parte. Il mercato è ripartito, grazie al fatto che le tensioni del covid si stanno sciogliendo. Il problema è più che altro nei costi dell’energia e del trasporto. La situazione è complessa, sinceramente non ci voleva, perché stava arrivando la ripartenza e il riposizionamento delle imprese sul mercato mondiale. In questo momento non c’è alcuna certezza e non si possono programmare listini a lungo termine, ma nemmeno a medio termine. I buyer acquistano sulla fiducia. L’incertezza è il maggior nemico di tutti gli imprenditori, in modo particolare in un periodo che già non è stato facile per il settore della moda e del lusso».

Andrea Ballone

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