Pubblica Amminsitrazione, il decreto “Semplificazioni” chiede una svolta

Design, delivery, enforcement. Tre termini opachi per descrivere con chiarezza di cosa ha bisogno la Pubblica amministrazione:

disegnare i servizi perché siano comprensibili ai cittadini, prepararli e consolidarli affinché siano pronti prima di situazioni d’emergenza, assicurarsi che le direttive e le linee guida non siano solo enunciate, ma applicate davvero e i risultati misurati con indicatori efficaci quali ad esempio l’uso effettivo degli strumenti.

Pubblica Amministrazione - Davide Osimo
Davide Osimo (The Lisbon Council)

Sono queste «le tre aree di intervento» che Davide Osimo, direttore della ricerca del Lisbon Council, ha posto al centro del suo intervento in apertura del “Forum PA 2020”, che è stato organizzato in videoconferenza e che si chiuderà domani. «Il primo passo – spiega – è comunicare con chiarezza. Il design non è un optional, ma il disegno completo di un servizio. Allo stesso modo la delivery, intesa come esecuzione e continuità nel tempo, è fondamentale, durante l’emergenza i servizi che hanno funzionato sono quelli che esistevano già». Per arrivare a un risultato simile, secondo il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, occorrerà superare

la mancanza di competenze digitali nella PA e il fatto che anche gli utenti non sono a conoscenza dei servizi disponibili

Pubblica ammnistrazione Fabiana Dadone
il ministro della PA Dadone

SEMPLIFICAZIONI Non si tratta di obiettivi astratti, ma di strategie che possono avere un impatto sulla vita di una persona, dalla banale fila con tanto di giornata di permesso per interloquire con più uffici comunali e risolvere un unico problema, all’attesa per un permesso di costruire o per una certificazione, al via libera a un’opera pubblica. Anche per questo la PA è uno dei cardini del cosiddetto “Decreto semplificazioni” presentato questa settimana dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Nello specifico si prevede che tutti i servizi siano disponibili tramite app “IO” e identità digitale – Spid (Sistema pubblico d’identità digitale) o Cie (Carta d’identità elettronica) – cosicché questo diventi il canale d’interazione standard tra i cittadini e gli enti pubblici, che potranno richiedere ai primi sono le informazioni che non sono già state comunicate, il che presuppone la costruzione sia di banche dati interconnesse sia di un sistema di una sorta di “cloud nazionale” sia di un meccanismo di protezione dei dati personali.

Inoltre gli uffici dovranno comunicare i tempi di lavorazione di ogni pratica accanto ai termini previsti dalla legge, una soluzione che dovrebbe favorire il rispetto degli stessi e rafforzare la funzione del “silenzio assenso”.

Pubblica amministrazione - Forum PA 2020
Un momento del Forum PA 2020

LACUNE Si tratta di traguardi importanti, cui si aggiunge il target del 60% di dipendenti pubblici in “lavoro agile” a partire da gennaio 2021, che per essere raggiunti imporranno il superamento di criticità altrettanto significative, dalle competenze mancanti, all’età media dei dipendenti pubblici (50,7 anni), alla presenza di personale poco specializzato (solo il 40% è laureato), alla formazione professionale continua, alla mancanza di comunicazione tra i diversi livelli amministrativi, alla necessità di ripensare le procedure e di non limitarsi a un travaso delle medesime dall’analogico al digitale senza coglierne la diversità. «Fa specie – ha precisato durante il Forum PA Serena Sorrentino, segretaria generale Funzione pubblica Cgil – guardare ai dati della desertificazione di alcune figure professionali, soprattutto i profili tecnici, penalizzati dal blocco del turn over. Si va verso una semplificazione dei processi amministrativi, ma ci si concentra poco sullo sviluppo di questi processi: i servizi sono erogati da persone, occorre prendere in considerazione sia la quantità sia la qualità».

In Italia sono 600mila le unità di lavoro che vengono meno con i pensionamenti 2020, circa il 25% della forza lavoro nel settore, dato a cui si aggiunge l’obsolescenza delle competenze

Malattia della firma

CORAGGIO Un punto di vista che simile a quello del mondo delle imprese. «La PA è un asse di sviluppo del Paese – ha affermato nel suo intervento Carlo Robiglio, vice presidente Piccola industria di Confindustria – i suoi problemi sono lentezza e scarso coordinamento. Se non è efficace il Paese perde competitività». Per questo secondo Robiglio occorre contrastare «la malattia della firma» arrivando a «considerare che i reati debbano essere perseguiti nella misura in cui sono dolosi», una direzione che sembra essere quella presa dal decreto Semplificazioni, e incentivare «le autocertificazioni: diamo la possibilità agli imprenditori di assumersi le responsabilità, con sanzioni veloci e severe per coloro che cercano il dolo. Le certificazioni antimafia, le Via (Valutazioni d’impatto ambientale) e altre sono procedure costose e lunghe che rappresentano un disincentivo al fare».

Giuseppe Del Signore

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