Liste d’attesa / La rivolta di medici e pazienti

Nessuna soluzione in vista per uno dei problemi più gravi della sanità pubblica ovvero la lunghezza delle liste d’attesa. Da sempre “tallone d’Achille” del Sistema sanitario nazionale, complici due anni di pandemia con il covid a monopolizzare gli ospedali,

sono esplose tanto da impedire ai cittadini di sottoporsi a esami di controllo e non in tempi brevi, costringendoli a scegliere tra la salute e un notevole esborso economico per rivolgersi alla sanità privata o sottoscrivere assicurazioni sanitarie.

«Per quanto riguarda le prime visite – spiega il Luca Bellazzi, medico di medicina generale – la situazione non è così critica, il vero problema risiede nelle visite di controllo, che hanno tempi di attesa lunghissimi e inaccessibili, fatto che scatena l’indignazione dei pazienti, ma anche di noi medici». Perché si tratta di soggetti affetti da patologie croniche che rischiano di aggravarsi oppure pazienti che attendono di sapere se la terapia salvavita che seguono stia ottenendo o meno i risultati sperati.

SANITA’ PRIVATA «Dal punto di vista dei danni per la salute – continua Bellazzi – noi cerchiamo di ovviarli perché la maggior parte dei cittadini riesce a sottoporsi a dei controlli facendo ricorso alla sanità privata, che dà appuntamenti nel giro di poco tempo. Eticamente questo non è assolutamente corretto, perché il compito del Ssn è quello di evitare situazioni di questo genere e garantire un servizio decente a tutti i pazienti, soprattutto a quella fascia di popolazione che non può permettersi controlli a pagamento». Il problema delle liste d’attesa riguarda tutte le tipologie d’esame, sebbene alcune siano più interessate rispetto ad altre. «La tac, la risonanza magnetica e la densitometria ossea – racconta Giorgio Rubino, medico e presidente dell’Associazione medici di famiglia di Vigevano – sono sicuramente gli esami con le liste d’attesa più lunghe; mentre diversa è la situazione per le ecografie che restano più o meno accessibili».

Il presidente dell’associazione medici di famiglia, Giorgio Rubino

RIEDUCAZIONE Oltre a una serie di fattori organizzativi che incidono sulle prenotazioni, entrambi gli specialisti si trovano d’accordo nel sottolineare l’impatto negativo della “maleducazione” sanitaria, che determina la richiesta di prescrizioni improprie e congestiona ulteriormente gli accessi. «Purtroppo uno dei problemi che contribuisce a peggiorare i tempi di attesa – afferma Bellazzi – è la cattiva educazione sanitaria dei pazienti, molti dei quali insistono per fare degli esami e controlli che magari non sono necessari, provocando solo ulteriori code e spesso intasando i pronto soccorso».

NODO IRRISOLTO Si tratta di una situazione tanto grave quanto scandalosa a cui non si riesce a trovare una soluzione, se non quella di rivolgersi a specialisti dell’area privata. «Si era pensata come soluzione quella di fare gli esami il sabato e la domenica – argomenta Rubino – ma con la mancanza di personale e di organizzazione risulta comunque complicato e irrealizzabile. Alcuni dei miei pazienti hanno infatti deciso di fare l’assicurazione sanitaria e, come nel caso delle visite private, i tempi di attesa vengono ridotti drasticamente». Così i cittadini loro malgrado alimentano quella che è un’altra delle cause del problema ovvero le doppie agende delle strutture sanitarie, quella in regime convenzionato, con attese di settimane o mesi, e quella in regime privato, con attesa di pochi giorni nonostante le visite magari si svolgano nello stesso ambulatorio e siano fatte dal medesimo professionista. «È davvero vergognoso – attacca Rubino – che al giorno d’oggi ci siano due tipi di liste d’attesa per il pubblico e il privato, e tempi lunghissimi che riguardano anche gli esami con l’urgenza a dieci giorni».

Rossana Zorzato

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