Sartirana, venti morti nelle due case di riposo

É di 100 contagiati e venti morti per Covid in un mese il bilancio delle due case di riposo di Sartirana: la Rsa comunale Adelina Nigra e il Pio Istituto Buzzoni Nigra guidato dalla parrocchia. Le vittime sono tutti ospiti molto anziani che presentavano condizioni fisiche spesso già compromesse e non hanno retto il peso della malattia. All’Adelina Nigra gli ospiti positivi sono stati 40 su 75 e gli operatori 25 su 50, mentre al Pio Buzzoni Nigra tutti i 48 ospiti sono stati aggrediti dal virus insieme a una ventina di operatori. Tutti i positivi sono stati sottoposti a tampone e monitorati costantemente. I decessi, avvenuti in entrambe le strutture, hanno riguardato soprattutto ospiti molto anziani, che sin dall’inizio sono stati isolati in reparti poi via via divenuti interamente Covid. Ora alla Adelina Nigra sono rimaste circa 15 persone positive. Ma si tratta di contagi a bassa carica, secondo il direttore Claudio Pirrone, che la scorsa settimana ha ordinato nuovi tamponi su tutti gli ospiti interessati. Man mano che gli anziani guariscono vengono spostati nei nuovi reparti Covid free. «Le cose poco a poco si stanno risolvendo, – racconta il presidente dell’istituto Buzzoni Nigra, don Piero Rossi Borghesano – alcuni ospiti hanno fatto dei tamponi che sono risultati negativi, e stiamo procedendo alla sanificazione dei locali nei quali vengono alloggiati gli anziani man mano che risultano negativi. Anche una parte del personale è rientrata e l’attività sta riprendendo come prima». Intanto, i vertici delle strutture hanno messo in programma un secondo giro di tamponi, e se possibile anche un siero-test che, se accerterà un basso livello di anticorpi Covid nei guariti, potrebbe essere seguito dalle vaccinazioni: un passaggio che le due strutture attendono con trepidazione per chiudere definitivamente il capitolo dei contagi. Nelle due Rsa il virus, secondo le ricostruzioni delle dirigenze, sarebbe entrato dall’esterno: probabilmente dai dipendenti. Le due strutture infatti erano chiusi alle visite fin dall’inizio della pandemia. Il vaccino dev’essere ancora inoculato: bisogna aspettare i tempi tecnici dopo la negativizzazione completa. Nelle due strutture, che sono due ali dello stesso immobile, il contagio è entrato solo a metà gennaio. Una situazione che rispecchia il trend preoccupante che dal novembre scorso ha investito l’intera provincia di Pavia. Infatti dal 10 al 18 dicembre si sono registrati 100 morti per Covid: un dato che aveva portato a 477 le vittime della seconda ondata. Se in tutto il mese di novembre i morti erano stati 220, nei primi diciassette giorni di dicembre la soglia era già stata quasi superata, visto che i decessi registrati nelle prime due settimane erano 210. Un dato che aveva aperto le porte a un bilancio ancora più pesante: dall’inizio della pandemia, da febbraio, i pavesi che non sono sopravvissuti al Covid erano saliti a 1.802, in pratica quasi 8 ogni cento malati. A testimonianza del fatto che sul territorio pavese i morti a causa del Covid-19 avevano inciso, e tuttora incidono, più che in altre regioni italiane, c’era, appunto, il bilancio dei primi 17 giorni di dicembre a fare da riferimento: i 210 decessi registrati in quel periodo, rapportati ai 59 degli ultimi 17 giorni di novembre, dopo i 35 di ottobre, avevano quasi quadruplicato il dato.

Davide Zardo

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