Demografia / Vigevano, 2020 l’anno senza culle

Non c’è solo il numero dei morti a raccontare il coronavirus e il suo impatto storico.

Anche il numero delle nascite contribuisce alla narrazione di una svolta epocale: nel 2020 sono 351 (a fine novembre), il minimo storico a Vigevano.

E’ possibile che in passato ci siano stati anni in cui ne sono stati censiti meno, magari durante le due guerre mondiali, ma anche la popolazione cittadina era significativamente inferiore. Nel 1945, ultimo anno del conflitto e dell’occupazione nazifascista, furono 419 contro i 351 odierni. Un dato che si abbina agli 800 decessi, numero che è stato superato nel 1975 (913), 1995 (946) e 2006 (1101), e dà un saldo demografico di -449 vigevanesi, che peggiora se si allarga lo sguardo alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche. Le prime sono state 1276, in calo del 50.4% rispetto a dodici mesi fa e il secondo livello più basso dal 1997 a oggi, le seconde sono scese a 1593, -22.8% dal 2019, con una variazione di -317 e un saldo generale che arriva a -766, il più basso registrato dagli anni ’90 e probabilmente il peggiore da quando questo dato è rilevato.

NIENTE FIOCCHI E’ vero che i nuovi nati sono in calo da tempo a Vigevano e in Italia, con un declino demografico che secondo le proiezioni dell’Istat potrebbe portare il Belpaese a perdere 6.5 milioni di residenti entro il 2065 o addirittura 9.5 secondo Eurostat (scendendo a 54 o 51 milioni), ma queste previsioni erano precedenti alla comparsa del Sars-CoV-2 e la pandemia ha impresso una brusca accelerazione al fenomeno. Se tra il 2018 e il 2019 la flessione tra i bebè era stata del 6.6% e tra il 2016 e il 2017 del 16.3%, mentre tra il 2017 e il 2018 i neonati ducali erano addirittura aumentati (+13.9%) così come tra il 2015 e il 2016 (+7.9%), negli ultimi dodici mesi si è registrato -19.7%. Nel terzo millennio solo tra il 2006 e il 2007 era andata peggio (-22.3%).

VIG Vigevano demografia - neonato mano

TENDENZA Cifre che non sono solo statistica, perché alla riduzione della popolazione corrisponde una contrazione del Pil generale e pro capite, e che a Vigevano dovrebbero far suonare l’allarme, perché si stanno trasformando in un trend.

A 2 mesi dalla fine del 2020 i vigevanesi sono in calo dell’1.0%, il risultato peggiore del decennio, ma non l’unico segno meno poiché i cittadini erano diminuiti già nel 2019 (-0.3%), nel 2017 (-0.6%) e nel 2015 (-0.1%).

In dieci anni c’è stato comunque un aumento del 4.9% passando dai 60002 abitanti del 2011 ai 62968 attuali, ma questo è dovuto in gran parte agli stranieri, che sono cresciuti del 49.8% al netto delle acquisizioni di cittadinanza e di una politica cittadina che ha cercato di frenare l’insediamento di persone di origine non italiana, passando da 6669 a 9989, ma con un appeal di Vigevano che anno dopo anno si è ridotto, portando da tassi d’incremento del 14.5% e del 14.3% nel 2012 e nel 2013 al 3.3% del 2019 o al 4.1% del 2018, segno che la città sempre meno è meta d’emigrazione.

Eppure a fronte di 2966 residenti in più, quanti arrivano dall’estero sono 3320 in più.

PIRAMIDE Al declino demografico occorre aggiungere l’invecchiamento della popolazione, con un quarto dei vigevanesi che ha più di 65 anni, il 23.1% tra 65 e 89 e l’1.4% più di 90, solo in parte compensato dall’incremento dei minori, passati dal 15.9% del totale cittadino nel 2018 al 16.8%, ma soprattutto in virtù del contributo degli stranieri, che rappresentano il 26.1% di tutti i minorenni, senza dimenticare che tra quanti figurano come italiani vi sono anche coloro che hanno genitori nativi di un altro paese, ma che hanno ottenuto la cittadinanza.

Del resto gli under18 sono il 27.8% dei residenti immigrati, mentre solo il 3.4% è over65, con appena 4 che hanno 90 anni o oltre; considerando solo gli italiani, il 14.7% è minore, il 28.5% anziano.

Giuseppe Del Signore

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